Il Cammino di Claudia: la fotografa ci porta con lei sul Cammino di Santiago
Un viaggio fisico e mentale, tanto personale quanto condiviso con i compagni di viaggio. Claudia Marzocchi ci porta sulla via del Cammino di Santiago con le sue foto analogiche
Non mi è possibile spiegare cosa sia il Cammino di Santiago perché è così unico e personale che sarebbe solo un’opinione soggettiva, differente da quella di ogni altro singolo individuo.
Il Cammino di Santiago è un’esperienza. E si è liberi di approcciarsi ad essa come si crede più opportuno. Quello che potrei provare a spiegare è la mia, ma non sono certa che verrebbe compresa nel modo in cui debba esserlo e forse preferisco così.
Il Cammino di Santiago di Claudia
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Se penso a chi ero tre mesi fa e a chi sono ora sorrido.
Sono consapevole che come ogni esperienza sia un arricchimento personale; di esperienze io ne ho fatte diverse, più lunghe, parlando in termini di tempo, o più eccitanti se penso ai contesti, ma questo viaggio ha avuto un valore enorme nella mia vita. Un continuo scambio di gioia, fatica, resistenza, frustrazione, amore verso il prossimo, felicità.
Camminare, è risaputo, porta solo benefici. Non soltanto fisici, ma anche psicologici. E se già Ippocrate, duemila anni fa, affermava che camminare è la migliore medicina, non mi sento di dargli torto. Camminare è una azione così spontanea nell’essere umano che porta con sé pensieri, concentrazione, salute. Il corpo è felice quando si muove.
Lungo il Cammino sei continuamente messo alla prova.
I rapporti relazionali ci sono se vuoi che essi ci siano.
C’è sempre qualcuno da incontrare e da conoscere, qualcuno con cui condividere e scambiare pensieri, ma non è una prerogativa. La maggior parte dei pellegrini parte da solo e questo rende più facile l’accettazione e la comprensione quando un compagno chiede timidamente di voler camminare in solitaria. Non bisogna offendersi o pensare di aver fatto qualcosa di male.
Il Cammino è un viaggio così interiore e intimo che non c’è tempo per dare la priorità ad accontentare qualcun altro. Se si trova una buona compagnia le cose vengono con naturalezza.
Tante persone mi hanno chiesto e mi chiedono tuttora quali siano state le motivazioni che mi hanno portata a volere intraprendere questa avventura, ma sono domande a cui preferisco non rispondere se non in maniera superficiale e riduttiva.
Nessuna motivazione è più o meno importante di un’altra.
C’è chi viene spinto dalla religione, chi da grossi cambiamenti nella propria vita, chi da un lutto e chi la vede come una sfida sportiva, ma chiunque si dedichi passo dopo passo a questo pellegrinaggio ha qualcosa dentro con cui vuole confrontarsi e in genere il confronto con il proprio sè é la parte più diffcile.
Io mi sono spesso trovata in quei 34 giorni a fronteggiare le mie debolezze, ho imparato come affrontarle, come percepire in anticipo il loro avvicinamento, come tenerle a bada, come padroneggiarle e come accettarle senza permettere loro di modificare il mio umore e la mia fierezza.
Ho potuto condividere dei momenti meravigliosi con persone buone di cuore e speciali nell’animo che ora sono persone amiche.
Ma ciò per cui mi sento estremamente fortunata e grata è di avere un corpo sano. Non passava giorno senza che io non fossi riconoscente e non ringraziassi i miei piedi e le mie gambe per tutti quei chilometri che non pensavo davvero di riuscire a fare; la mia schiena e le mie spalle per aiutarmi a sostenere uno zaino di 10 chili; i miei occhi e le mie orecchie per poter osservare ed ascoltare tutta quella Natura che mi circondava e la mia mente per darmi la forza e la determinazione di non mollare anche quando la tendinite mi impediva di camminare o quando la stanchezza era tirata all’estremo da non ragionare più lucidamente.
Questo è quello per cui dovremmo vivere: le sensazioni, le emozioni, le relazioni.
Il materialismo, il denaro, rendono fragili, invidiosi e avvelenano l’umanità, ma se imparassimo tutti a guardare un po' più a fondo, se si osservasse davvero con maggiore attenzione ciò che ci circonda, capiremmo quanto serve poco, anzi, pochissimo per essere felici.
E ora comprendo bene perché ci sono persone che questo Cammino lo hanno fatto più volte. Io non vedo l’ora di tornare!
Tutte le foto e il testo sono di Claudia Marzocchi
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