«Parità significa dare a tutti le stesse opportunità»:
l'intervista ad Andrea Delogu
Ha debuttato a Mai dire Domenica nel 2002 (Italia 1), poi l’abbiamo vista in Stracult di Marco Giusti nel 2014 (Raidue). In seguito sono arrivate le dirette radiofoniche del Festival di Sanremo (Radio 2) e la striscia Prima Festival dopo il Tg1, lo scorso febbraio. Poi ci sono i libri autobiografici (La collina, Fandango, e Dove finiscono le parole, Rai Eri) e un romanzo di successo, Contrappasso (2022, Harper Collins), mentre al momento è in tournée nei teatri italiani con il suo spettacolo 40 e sto, show in cui lei, 41enne, racconta crisi, conquiste e passioni che ha visto realizzate. «Sono molti i successi di cui vado fiera, perché mi hanno permesso di crescere professionalmente e personalmente – racconta – Oggi posso creare un gruppo di lavoro con le persone che stimo di più. L’ho fatto con Tonica l’anno scorso (ora su Raiplay, ndr)». Di Andrea Delogu colpisce la serenità, il modo di esprimersi e le idee chiare che ha avuto sin da bambina: eventi, a volte anche piccoli e apparentemente privi di significato, possono invece rappresentare quelle famose sliding doors da cui non si torna più indietro. Il suo momento è arrivato a 14 anni quando «aspettando Cristina D’Avena per uno show, mi diedero il microfono per annunciare che era in ritardo. Sentire la mia voce nelle casse e vedere la gente voltarsi mi ha svelato il desiderio di comunicare».
Raccontare la parità
A proposito di idee chiare e coerenza, valori come l'uguaglianza tra i sessi e parità hanno rappresentato per Andrea Delogu un faro nella vita, una sorta di fil rouge che ha unito scelte e opportunità grazie agli esempi che ha avuto «donne forti, indipendenti e combattive, come mia madre e mia nonna», anche se nella vita poi «devi combattere, a prescindere dal genere». Si sente fortunata perché a lei non è toccato vivere situazioni in cui è venuto meno il valore dell’uguaglianza, ma «la consapevolezza della parità, almeno in Italia, deve ancora arrivare a tutti. Il patriarcato è figlio dell’ignoranza ed è contro quest’ultima che bisogna ancora lottare. Parità significa dare a tutti le stesse opportunità: tra un professionista uomo e una donna deve vincere il più bravo, punto. E dobbiamo essere decise su questo, perché le cose cambieranno solo se ognuna di noi fa la sua parte. Anche con compagni e mariti». Infine aggiunge: «Il femminismo non è solo una parola, per me. La parità l’ho sempre sentita e pretesa: se mi piace un uomo, sono io stessa a chiedergli di uscire».
Un nuovo modo di intendere la bellezza
Anche la moda e il beauty possono fare la loro parte «se spingono a sdoganare ogni tipo di bellezza, quella che ognuno di noi incarna nella diversità e a prendersi cura di sé senza rincorrere gli stereotipi». Quello che conta, quindi, è la possibilità di scegliere a tutto tondo come comunicarsi, cosa indossare e come apparire. Anche lo stiletto come quello della fragranza Good Girl Eau de Parfum di Carolina Herrera, è simbolo di libertà di scelta. Questa libertà coinvolge anche i marchi.
« Sposo i brand che scelgono di promuovere l’emancipazione femminile. Lavorano per i loro prodotti, ma lo fanno con un’idea giusta. Come fa Good Girl Blush: è un profumo che può ispirare le donne. »
Testo di Michela Marra - Intervista di Valeria Vignale, apparsa sul numero 50 di Grazia
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