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Lifestyle

Grey’s Anatomy compie dieci anni: ecco cosa ci ha insegnato

Grey’s Anatomy compie dieci anni: ecco cosa ci ha insegnato

foto di Marianna Tognini Marianna Tognini — 13 Luglio 2015

Grey's Anatomy compie dieci anni, e sulla base del «Operations. Relations. Complications» («Operazioni. Relazioni. Complicazioni») ci ha insegnato davvero molto.

Shonda Rhimes, creatrice della serie in onda in Italia dal 2005, ha riscritto le regole del medical drama, realizzando un format ormai riconoscibile da tutti, dal vago retrogusto dolceamaro, velato di un inevitabile buonismo, causa di fiumi di lacrime da parte delle fedelissime spettatrici.

Grey’s è un'istituzione, insomma, ed è per questo che abbiamo deciso di trarne dieci lezioni di vita, tra il serio e il faceto.

Sfogliate la gallery per scoprirle.

gallery 10 anni di Grey’s Anatomy

  • Nella vita bisogna sempre essere pronti al peggio Nella vita bisogna sempre essere pronti al peggio Riposarsi sugli allori e godersi un momento di pace e quiete è uno degli errori più clamorosi in cui incorrono i personaggi di Grey’s Anatomy: lo sport preferito di Shonda Rhimes è spezzare questi attimi di calma apparente con le tragedie più inaspettate e improbabili. Si è passati in fretta dal povero George O’Malley (T. R. Knight) travolto da un autobus appena messo il piede fuori dall’ospedale nella quinta stagione, a uno psicopatico armato che decide di vendicarsi della morte della moglie uccidendo qualsiasi medico o infermiere gli capiti sotto tiro nella sesta, fino al disastro aereo dell’ottava e alla bufera apocalittica della nona. Ora manca all’appello solo l’invasione da parte degli alieni.
  • Anche i personaggi principali possono essere insopportabili Anche i personaggi principali possono essere insopportabili L’hashtag #IHateMeredith («io odio Meredith») è stato spesso in cima alle classifiche dei Twitter Trends, perché – va detto – il personaggio di Meredith Grey (Ellen Pompeo) è tra i più fastidiosi, non solo della serie, ma del panorama televisivo in generale. Lamentosa, paranoica, egocentrica, innumerevoli volte eccessivamente tagliente e dura, quasi a voler dar prova a titolo gratuito della propria determinazione e (finta) forza di carattere, la dottoressa Grey è la tipica persona che chiunque eviterebbe di avere come amica nella vita reale. Rare sono state le occasioni in cui un personaggio principale ha creato tanta antipatia nel pubblico, vero è che il suo istinto da moralizzatrice – coronato da lunghi monologhi all’inizio e alla fine di ogni episodio – di certo non l’aiuta a risalire la china dell’insofferenza.
  • L’hangover, questo sconosciuto L’hangover, questo sconosciuto La tolleranza che i vari personaggi di Grey’s Anatomy dimostrano nei confronti dell’alcol è davvero lodevole: dopo serate spese al bar a trangugiare shot di tequila, o a casa a crogiolarsi nel dolore in compagnia di una bottiglia di whiskey, li si ritrova il giorno successivo in corsia freschi e svegli manco avessero dormito dieci ore filate, senza lasciar trapelare il minimo segno di cedimento. C’è da domandarsi come facciano ad affrontare il più complicato degli interventi chirurgici con un tasso alcolico nel sangue da ritiro della patente a vita, e soprattutto senza perdere il paziente: a chi nel proprio piccolo vede una lunga riunione in ufficio come un insormontabile ostacolo, questo può certamente servire da forte esempio motivazionale.
  • Il lavoro vince su tutto Il lavoro vince su tutto Molte critiche possono essere mosse contro i personaggi della serie, ma la loro determinazione – unitamente al loro carrierismo – rasenta livelli (quasi) epici: non c’è avvenimento, imprevisto o scusa in grado di distoglierli da quello che è visto come l’obiettivo più importante da raggiungere, ossia entrare nel gotha della chirurgia mondiale. Chi perde tempo a compiacersi nelle proprie delusioni amorose è perduto: pensate a Cristina Yang (Sandra Oh), abbandonata sull’altare dall’amato Preston Burke, oltretutto in seguito a una ceretta alle sopracciglia che la faceva somigliare di più a un gatto Sphynx… anziché optare per una vacanza riparatrice a Cuba in compagnia delle amiche, il giorno dopo era in sala operatoria a maneggiare un bypass. Troppo stakanovismo? Forse, ma alla fine si vedrà che – in fondo – la vita ha dato ragione a lei (e ci mancava pure il contrario, arrivate a questo punto!).
  • A mali (non sempre) estremi, comunque estremi rimedi A mali (non sempre) estremi, comunque estremi rimedi Qualsiasi sia la patologia che affligge i pazienti ricoverati al Seattle Grace, partendo da un’unghia incarnita e arrivando a pericolose malformazioni cardiache, la diagnosi è spesso univoca: nel dubbio, è meglio intubare. I dottori di Grey’s Anatomy non ci vanno tanto per il sottile, e preferiscono usare le maniere forti anche quando la situazione che hanno davanti agli occhi non sembra poi così grave. Metaforicamente parlando – ed esulando quindi dall’ambito prettamente clinico – si potrebbe giungere alla conclusione che è sempre meglio affrontare le difficoltà di petto, senza girarci intorno ed estirpando il problema alla radice, in modo da evitare che questo degeneri. Se poi avete l’influenza, optate per qualche aspirina e non chiedete un consulto a Meredith Grey.
  • Il make up del futuro è solo waterproof Il make up del futuro è solo waterproof Su questo punto, milioni di fan da anni si interrogano senza trovare una valida risposta: com’è possibile che – dopo epocali one-night-stand, interventi chirurgici della durata di ore chiusi in sale operatorie dove forse il sudore è l’ultimo dei problemi, nottate trascorse in pronto soccorso cercando di tenere in vita le vittime di un incidente stradale che ha coinvolto almeno dieci vetture e tre camion – il make-up delle protagoniste di Grey’s Anatomy rasenti comunque la perfezione? È normale che la riga dell’eyeliner non abbia sbavato e che il blush sembri sempre appena messo? Più che le indiscrezioni sul finale di stagione, a Shonda Rhimes andrebbe chiesto quali prodotti cosmetici usino le dottoresse del Seattle Grace, che a quanto pare sono impermeabili non solo all’acqua, ma anche alle avversità quotidiane che metterebbero in ginocchio qualsiasi ombretto.
  • A volte ritornano A volte ritornano Tocca ammetterlo, il grande cappello da cui ogni serie televisiva tira ogni tanto fuori le sorprese che scombussolano la vita dei protagonisti non è appannaggio soltanto di Grey’s Anatomy, ma mai come in questo caso si è assistito a grandi ritorni o comparsate degne della migliore carrambata. A turno, è toccato a ex mogli pentite, sorelle di cui fino al giorno prima si ignorava l’esistenza, ex fidanzati scomparsi nel dimenticatoio che riaffiorano con offerte che non si possono rifiutare, figlie illegittime che a loro volta si rivelano anche sorellastre e colleghe. Il serbatoio è ancora ben lungi dall’esaurirsi: mancano all’appello le risurrezioni, che potrebbero portare a uno spin-off a cavallo tra medical drama e horror movie in stile «The Walking Dead».
  • L’importanza di bussare L’importanza di bussare Ormai non si contano le volte in cui il Seattle Grace – più che un ospedale – si è trasformato in un motel a ore dove lo sport preferito dei dottori era trovare un luogo dove poter sfogare le proprie pulsioni sessuali. Le tresche più segrete, i momenti più imbarazzanti, le storie più inconfessabili si sono tutte consumate all’interno della stanza dove – alla fine del proprio turno – ognuno andava a riposare su una delle tante brandine, ovviamente senza avere l’accortezza di chiudere la porta a chiave prima di iniziare a dedicarsi ad attività che di clinico non avevano un bel niente. Elencare i personaggi che si sono trovati di fronte a una di quelle scene che non avrebbero mai voluto vedere sarebbe impossibile: pare infatti che il difetto peggiore che affligge tutti i protagonisti della serie sia proprio una certa ritrosia nei confronti della buona abitudine di bussare prima di entrare, il che forse nasconde un – meno celato – desiderio di impicciarsi dei fatti altrui tra un’appendicectomia e una colonscopia.
  • Se scappi (non) ti sposo Se scappi (non) ti sposo Grey’s Anatomy ha impartito ai suoi fan un’altra grande lezione di vita: cambiare idea all’ultimo momento e abbandonare il presunto promesso sposo all’altare è un’opzione effettivamente percorribile, come è stato mostrato dai due (quasi) matrimoni tra Cristina Yang e Preston Burke (Isaiah Washington) prima, e tra April Kepner (Sarah Drew) e un paramedico dopo. Sia Cristina che April convoleranno poi a nuove nozze, con esiti assai diversi tra loro: sta di fatto che – tra promesse di amore eterno scritte su anonimi post-it, repentini mutamenti di programma, tradimenti consumati nella famosa stanza delle brandine – in generale l’istituzione del matrimonio vista attraverso le peripezie dei vari personaggi esce abbastanza bistrattata. Ciò che sembra davvero eterno, al Seattle Grace, sono le lezioni di vita della moralizzatrice Meredith, e il suo perenne sforzo di trovare un insegnamento edificante al termine di qualsiasi giornata, anche se questo risulta essere «Più tequila. Più amore. Più di tutto. Di più è meglio.»
  • Lavoro può far rima con amore, ma senza esagerare Lavoro può far rima con amore, ma senza esagerare Contrariamente all’opinione comune – che in generale non vede di buon occhio le liason amorose nate sul luogo di lavoro – Grey’s Anatomy è un vero è proprio inno alla relazione extra-ospedaliera. Sarà che i protagonisti della serie trascorrono al Seattle Grace qualcosa come venti ore al giorno, sarà che di tempo per uscire e conoscere persone nuove effettivamente non ce n’è, sarà che chi meglio di un proprio simile può capire la poetica di un intervento a cuore aperto, ma la serie ha del tutto sdoganato questo tabù, oltre a quello relativo ai legami tra capi e sottoposti. Già, perché sia Meredith Grey che Cristina Yang sono state in questo senso due navi scuola, infilandosi in complicate relazioni con i loro diretti superiori quando ancora erano due (poco) timide specializzande. Da lì in poi, la regola del «vale tutto» ha avuto la meglio, e districarsi tra gli intrecci che negli anni quel geniaccio della Rhimes è stata in grado di creare non è affatto semplice, nemmeno per lo spettatore più esperto ed accanito. Se poi tutto queste peripezie amorose hanno già portato alla creazione di uno spin-off in passato («Private Practice»), non è detto che ciò non possa accadere di nuovo.
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