Fotogallery Siri Hustvedt: «L’estate senza uomini», i libri, il matrimonio (con un mostro sacro)
...
È il titolo del nuovo romanzo al femminile di Siri Hustvedt. La nostra intervista
Siri Hustvedt, scrittrice americana di origini norvegesi, moglie di Paul Auster , torna in libreria con «L’estate senza uomini». Un romanzo tutto al femminile in cui Mia, una poetessa e insegnante alla Columbia University di 54 anni, viene lasciata dal marito per una “pausa di riflessione” con una sua assistente, dopo trent’anni di matrimonio. A seguito di un crollo nervoso, molte riflessioni, molteplici incontri (sempre con donne più o meno giovani) e tante mail sbagliate, troverà la chiave per continuare ad essere felice, perché tutti “se privati dell’intimità e visti da una certa distanza, siamo personaggi comici”.
Altissima, bionda, elegante e sempre sorridente. La prima volta che ho incontrato Siri Hustvedt era circa un anno fa, al Festiva Letterario Collisioni, a Novello in Piemonte. La accompagnava il marito, il più riservato e spesso chino sulla sua macchina da scrivere (non ha ancora compiuto il passo definitivo verso la tecnologia) Paul Auster. Una sera, Paul scende al ristorante da solo perché Siri è impegnata con delle interviste. A un certo punto dice «Guardate che belle gambe che ha mia moglie! Non capisco perché non si metta mai la gonna». Scene di vita quotidiana di un matrimonio d’eccellenza, intellettuale e pieno di amore. Un amore che dura da trent’anni (si sono sposati nel 1982, si erano conosciuti nel 1981 ad un reading poetico) e che, se andate ben a cercare, troverete come sottofondo di tutti i libri di Auster e di tutti quelli di Siri.
La Hustvedt è una scrittrice elegante, colta, che parla d’amore senza mai cadere nel sentimentalismo. Appassionata di psicoterapia e psicologia, ha scritto cinque romanzi e cinque saggi. Tra cui vi consiglio «Quello che ho amato» e «La donna che trema» .
Da cosa è nata la storia di Mia in «L’estate senza uomini»?
Da un paio di episodi personali. Due coppie di miei amici si sono separate dopo tanti anni di matrimonio ma, oltre a questo, avevo due desideri. Il primo era quello di scrivere un romanzo fatto solo di donne e dove gli uomini comparissero solo sullo sfondo. Il secondo di scrivere una commedia. Una commedia nel senso classico, che rimanda a Shakespeare, Jane Austen, i film di Billy Wilder.
Nel libro racconta le donne in tutte le fasi della loro vita.
Volevo raccontarle in tutte le loro sfaccettature. I miei personaggi sono diversi tra loro, ma io li amo tutti! Non fate l’errore di pensare che Mia sia io. Certo, ci sono molti elementi che ci accomunano. È una poetessa, ha una figlia che fa l’attrice, è sposata da trent’anni, ma non sono io. Il mio è un romanzo di pura invenzione.
In questo romanzo è il marito che si prende una pausa dalla moglie, in «Quello che ho amato» era invece la moglie che si distaccava dal marito. Questo significa che abbiamo raggiunto una parità sentimentale…
Credo ci siano ancora molte diversità tra uomo e donna, anche in America. Nel mio paese le donne guadagnano meno degli uomini. È una questione culturale: in Occidente la donna è colei che partorisce, è legata alla natura, all’irrazionale. L’uomo invece è il cacciatore, colui che decide, che ha potere. Sono sicura che molte cose siano migliorate negli ultimi decenni, ma la strada è ancora lunga. La cosa più importante è l’istruzione. Le donne devono studiare e devono poterlo fare in tutto il mondo.
La psicoterapia gioca un ruolo importante nella storia. Anche se però Mia viene salvata più dai libri che dalla sua psicoterapeuta.
La psicoterapia cura Mia dalla nevrosi, ma non basta. Lei ha bisogno di un punto di vista diverso per guardare alla vita. E questo riesce a raggiungerlo grazie ai libri. Nel momento in cui Mia inizia a vedersi come un personaggio di un libro di Jane Austen comincia a sorridere e il sorriso la aiuta ad andare avanti. Perché inizia a raccontarsi a se stessa in maniera diversa. Noi siamo quello che ci raccontiamo di essere ogni giorno.
Il tema centrale del romanzo è il matrimonio e soprattutto il rapporto che c’è tra individualità e coppia. Lei crede che si possa conservare una propria individualità dopo tanti anni di matrimonio?
Io credo di sì, è fondamentale. Ma bisogna impegnarsi! Non si deve guardare al matrimonio come ad un qualcosa di fisso, immobile. Nella coppia ci sono diversi movimenti: il moto di cambiamento dei singoli e il moto di cambiamento del rapporto tra i due. Modificandosi e aprendosi costantemente al cambiamento le relazioni riescono a durare nel tempo.
Lei è sposata da quando era giovanissima con un grande scrittore, Paul Auster. Com’è un matrimonio tra due scrittori? E’ mai stato difficile conciliare il vostro lavoro con la vostra vita privata?
Devo dire di no. Non è mai stato difficile. Io e Paul abbiamo un rapporto matrimoniale simile a quello di molti altri, basato soprattutto sul dialogo. Mio marito continua ad essere sempre molto interessato a quello che io ho da dire. Parliamo di tutto, da cosa cucinare per cena fino ai nostri libri. Lui è sempre il mio primo lettore e io sono sempre la sua prima lettrice.
Che cos’è per lei il matrimonio?
Una lunga conversazione.
© Riproduzione riservata