Nipote di Clara Agnelli e figlia di Diane, Tatiana Von Fürstenberg ha respirato moda fin da piccola. Da grande, però, ha scelto il cinema e oggi fa la regista. Nell’ultimo film racconta la sua infanzia cosmopolita. "Ho vissuto tra New York, Cortina e l’Inghilterra. Oggi abito a Los Angeles, ma ho ancora nostalgia del vostro Paese".

Nipote di Clara Agnelli e figlia di Diane, Tatiana Von Fürstenberg ha respirato moda fin da piccola. Da grande, però, ha scelto il cinema e oggi fa la regista. Nell’ultimo film racconta la sua infanzia cosmopolita. "Ho vissuto tra New York, Cortina e l’Inghilterra. Oggi abito a Los Angeles, ma ho ancora nostalgia del vostro Paese".
Ha ereditato il sangue blu dal padre, lo stilista Egon, scomparso nel 2004, e la grinta imprenditoriale dalla madre Diane, fondatrice della celebre griffe DVF.
Oggi Tatiana von Fürstenberg, 40 anni, ha messo a frutto i doni di famiglia nella produzione e direzione del film Tanner Hall, uscito di recente nei cinema americani, scritto e girato con Francesca Gregorini, Figlia del conte Augusto Gregorini di Savignano e dell’attrice Barbara Bach, che lei definisce la sua “bff”, ovvero “best friend forever”, miglior amica per sempre.
Nella sua casa sulle colline di Los Angeles, dove vive con la figlia Antonia, avuta dall’attore Russell Steinberg, Tatiana ci parla della sua infanzia con la nonna Clara Agnelli (mamma di Egon e sorella di Gianni), delle sue passioni e di come ha conquistato l’indipendenza.
Si sente più americana o italiana?
«Mi sento molto italiana. Da piccola ho passato tanto tempo con mia nonna nella sua casa a Venezia, d’inverno a Cortina e d’estate a Capri. Ora vado meno spesso in Italia: mi sembra più triste dopo la morte di mio padre».
Anche la sua migliore amica, Francesca, è italiana?
«Sì, da quando al college abbiamo scoperto di parlare la stessa lingua, abbiamo sempre usato l’italiano come modo di comunicare “segreto”, per non farci capire dagli altri. È servito anche sul set del film: è come avere un codice privato».
Il film si ispira alla sua esperienza in un collegio in Inghilterra, dove è andata a studiare a 12 anni, dopo essere nata e cresciuta a New York. È stato difficile vivere lontano dai suoi genitori?
«No, sono stata io a volerlo. Desideravo tantissimo lasciare la scuola americana dove non mi sentivo a mio agio - era troppo focalizzata sugli sport e io non sono un tipo atletico - per immergermi nell’atmosfera vecchio stile inglese, così poetica. Appena sono arrivata in collegio, ho pensato: “Sono morta e questo è il Paradiso!”. Me ne sono innamorata subito».
Che rapporto aveva da ragazza con sua madre Diane?
«Nel film c’è una battuta che lo rappresenta. È all’inizio, quando la madre di Fernanda dice: “Il silenzio è ciò che condividiamo”. Credo che il silenzio sia rassicurante, anche nell’amore. Da adolescente non sentivo la necessità di comunicare le mie esperienze a mia madre, volevo sentirmi indipendente e autonoma e scoprire da sola il mondo, come tutti i teenager. Vivere lontano da casa, in questo senso, aiuta: puoi sviluppare la tua personalità senza creare fratture in famiglia. Mia madre l’ha capito: ha sempre avuto un grande rispetto per me, non si è mai imposta. E il sentimento è reciproco».
Oggi lavorate insieme: sua madre ha disegnato dei costumi per il film e lei ha diretto la campagna pubblicitaria della sua griffe per l’autunno 2011.
«Sì, lei ha creato le uniformi delle ragazze. E io mi sono divertita molto a lavorare per lei: era la prima volta e sono onorata che me l’abbia chiesto».
Sente un’attrazione particolare per il mondo della moda?
«Sono cresciuta in una famiglia di stilisti, quindi ho respirato moda fin da piccola, ma sono interessata più all’aspetto manageriale che al design. Personalmente vesto abiti comodi e non sono malata di shopping. Quando studiavo psicologia alla New York University, ho aperto un negozio per nuovi designer. E ancora oggi mi piace scoprire talenti e offrire loro l’opportunità di farsi conoscere dal pubblico».
Lei ha scoperto anche l’attrice Rooney Mara, prima che fosse scelta per recitare nella versione americana di “Uomini che odiano le donne”.
«Sì, l’ho scelta prima, per la parte di Fernanda, la protagonista di Tanner Hall: era l’interprete giusta, una bellezza semplice e naturale, perfetta per il personaggio. Per questo ruolo ha vinto due premi, ai festival cinematografici di Gen Art e degli Hamptons».
Il suo patrigno, Barry Diller, è stato un pezzo grosso a Hollywood ed è tuttora un magnate dei media: gli ha chiesto aiuto o consigli per il film?
«No. Da una parte, la produzione è stata così veloce che non ho avuto tempo di cercarmi un mentore. Dall’altra, era un progetto molto personale e ho voluto proteggerlo da ogni influenza esterna. Da Barry ho imparato tanto, ma mi fido molto anche delle mie intuizioni».
Da tempo ha lasciato New York per vivere a Los Angeles, vicino a Hollywood. Perché questa scelta?
«Perché nelle colline qui intorno posso vivere la vita da “villaggio” che amo e a cui ero abituata a Cortina».
Lei è principessa. Com’è vivere da nobile in America?
«Qui il mio titolo non ha alcun senso. A me ricorda solo quanto ero felice quando stavo con mia nonna: a casa sua in Italia tutti mi salutavano con: “Buongiorno, principessa!”. La mia infanzia nel “vecchio mondo” è stata speciale e il senso estetico della mia famiglia italiana mi ha sempre ispirato. Spero di saper trasmettere agli altri questo amore per la bellezza».
Ha già pensato al futuro di sua figlia? Manderà anche lei in un collegio inglese?
«Antonia ha solo 11 anni e per ora me la tengo stretta, ma so che resterà con me al massimo altri due anni, poi dovrò accettare che prenda il volo. È inevitabile, con i geni della mia famiglia e visto che, come me, è estremamente indipendente».
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