Fotogallery Tania Cagnotto: «L’impresa più grande? Essere (straordinariamente) normale»
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È la sua quarta Olimpiade: «E l’ultima! Altri quattro anni di allenamenti non li reggerei», dice Tania Cagnotto. Perché fare l’atleta è faticoso («Vorrei un lavoro davanti al computer...»). Perché ha altri progetti («Sto pensando ad avere dei bambini»). E perché... preferisce l’amore
È la sua quarta Olimpiade: «E l’ultima! Altri quattro anni di allenamenti non li reggerei», dice Tania Cagnotto . Perché fare l’atleta è faticoso («Vorrei un lavoro davanti al computer...»). Perché ha altri progetti («Sto pensando ad avere dei bambini»). E perché... preferisce l’amore.
Tania è cresciuta. L’ho incontrata per la prima volta nella “sua” piscina a Bolzano più di quattro anni fa. Rispondeva alle domande quasi a monosillabi. Questione di timidezza, pensavo.
Adesso so che era (anche) una questione di età. Oggi, che ha compiuto 27 anni, Tania ha preso in mano la sua vita. Ha guardato indietro, fatto qualche bilancio. E ha le idee molto chiare sul suo futuro. Che non sarà fatto solo di tuffi.
Londra è il suo ultimo traguardo importante: alla sua carriera manca solo una medaglia olimpica. Ha iniziato a vincere quando aveva 14 anni. Da allora non si è ancora fermata.
Che cosa si aspetta da Londra?
«Arrivo a queste gare nelle condizioni migliori, sia dal punto di vista fisico sia mentale».
Se le aspettative sono alte non c’è un rischio maggiore di sentirsi troppo sotto pressione e di fallire?
«Sì, si può innescare un pericoloso circolo vizioso. Vorrà dire che, se arriverà la medaglia, sarò la donna più felice del mondo. Altrimenti, la delusione durerà solo qualche giorno. In fondo, che cos’è una vittoria in meno, se le cose importanti, come gli amici, il fidanzato, la famiglia, sono vicine a te?».
Che medaglia potrebbe vincere?
«Bronzo. Le cinesi sono irraggiungibili. Da tanti anni occupano i primi due posti in classifica. Nel loro Paese i tuffi sono sport nazionale. Le atlete lavorano in piscina per otto ore al giorno da quando hanno cinque anni. Non vanno neppure a scuola: c’è solo qualche professore che ogni tanto fa lezione a bordo vasca...».
E lei, quando è “nata” come tuffatrice?
«A due anni. Abitavamo al terzo piano. Mi sono arrampicata sulla ringhiera del balcone mentre i miei genitori si erano distratti. Mi godevo il panorama: ero tranquilla, attratta dall’altezza, non sapevo che cosa fosse la paura».
Adesso lo sa, che cos’è la paura?
«Sì. Ce l’ho sempre quando salgo sul trampolino. Non tanto quella di farmi male, ma di sbagliare. Nel mio sport basta spostarsi di un millimetro per rovinare la gara. Non è come il nuoto, dove tutto è in mano a un cronometro».
Altre differenze con il nuoto?
«I tuffi sono più divertenti. Che noia fare avanti e indietro in vasca... Ma anche il mio sport non è tutto rose e fiori. Quando senti dolore dappertutto, quando non sei in forma, preferiresti stare tutto il giorno a letto invece che allenarti in piscina. Quante volte ho sognato un lavoro “normale”, in cui ti siedi tranquillo di fronte a un computer... Eppure so già che, quando smetterò, il tran-tran della piscina mi mancherà».
Dopo Londra, ci sarà una quinta Olimpiade? Andrà a Rio? Anche suo papà ne ha fatte cinque...
«Speriamo proprio di no» (ride). «Penso di continuare ancora per uno o due anni, ma farne altri quattro di allenamenti non mi alletta per niente. È troppo stancante, anche psicologicamente».
Sarà difficile dire addio alle gare?
«Ci vorrà un po’ di tempo, un paio di anni per prepararsi anche moralmente. Ma so che la vita vera non è questa, fatta di gare e di piscina».
E qual è la vita vera?
«Un lavoro normale, mettere su famiglia, avere dei figli».
Ci sta pensando?
«Sì, ci sto pensando».
E a loro farebbe praticare il suo sport?
«No. Perché tuffarsi è troppo stressante. Ed è una disciplina che può fare molto soffrire, che richiede troppa dedizione».
Fa progetti? È insieme al suo fidanzato Stefano da tre anni...
«Viviamo insieme. Mi ha conquistato perché ha mille interessi: fa il commercialista, lo skipper, sa cucinare, fare la spesa (quando vuole) ed è sempre di buon umore... Da quando lo conosco, non l’ho mai visto giù di morale. È bello avere un uomo così».
Peccato che non sia un tuffatore...
«Sta scherzando? Per fortuna non lo è! Due genitori e un ex fidanzato tuffatori sono sufficienti. Avevo bisogno di qualcuno che mi parlasse di qualcos’altro...».
“Non mi sono mai piaciute le coppie in cui la donna ha più successo dell’uomo”, ha detto. È così all’antica?
«Diciamo che adoro avere un uomo che mi protegga e mi sia superiore. Attenzione, questo non significa che vorrei fare la casalinga, ci tengo alla mia indipendenza. Ma... con Francesco (Dell’Uomo, il suo ragazzo precedente, ndr) facevamo lo stesso lavoro e io ero più brava di lui. Alla fine crolla la stima e il rapporto è meno stimolante».
Suo papà, ex campione olimpionico, è il suo coach. Vi capita di litigare?
«Certo. Ogni tanto si dimentica quello che gli ho detto, e io mi arrabbio».
I metodi di allenamento sono cambiati, in questi ultimi anni?
«Sì: adesso papà filma ogni tuffo con l’iPad. Uscita dall’acqua, riguardiamo il video insieme. Se vinco alle Olimpiadi, sarà anche grazie a Steve Jobs!».
Quanto conta l’emozione in gara?
«In gara dò il 50 per cento in più che in allenamento. L’adrenalina della competizione è la mia benzina».
Nel suo sport è più importante la tecnica o la tranquillità mentale?
«La testa conta al 90 per cento. In due secondi ti giochi una medaglia. È tutta una questione di delicati equilibri».
Ci sono momenti in cui si crolla. Anche lei, come tanti campioni, ha patito a volte la tensione delle gare e ha sofferto di ansia?
«Sì, non ero tranquilla nella testa. Adesso pratico molte tecniche di rilassamento come la meditazione. Qualche ora prima delle gare, le uso e funzionano».
Da piccola ha imparato a tuffarsi da Carmen, sua mamma. Che ruolo ha nella sua vita?
«È una mamma-amica-confidente-insegnante, il pilastro emotivo della famiglia. Ma anche quella che tiene i conti di casa. Una perfetta tuttofare».
Lei è una donna molto bella, non ha niente da invidiare alle modelle. Eppure non è mai al centro di gossip. Non ama le intemperanze, non spara a zero su colleghi e concorrenti. È un’atleta che fa l’atleta e basta. Una vita “alla Federica Pellegrini” non le piacerebbe?
«Non mi va di dire a tutti che voglio bene al mio fidanzato. Preferisco che lo sappia lui. Penso di dover essere giudicata per i miei tuffi, non per la vita privata. Non mi espongo come lei. Anche se so che ci si può guadagnare...».
Valentina Vezzali le piace di più?
«Sì. È un’atleta che fa il suo lavoro».
Se dovesse riassumere in una frase la sua filosofia di vita, quale sceglierebbe?
«Userei le parole di una canzone di Lucio Dalla: “L’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”. Io voglio essere così: straordinariamente normale».
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