Fotogallery Shia LaBeouf: «… e adesso mi spoglio io»
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Shia LaBeouf è l’attore di cui parlano tutti. Perché? A 26 anni guadagna quanto Johnny Depp, Robert Redford l’ha voluto nel suo ultimo film ed è il protagonista (sexy) di un video cliccatissimo sul web. Non solo: pur di convincere il regista Lars Von Trier a scritturarlo non si è accontentato di un provino. Gli ha inviato un video a luci rosse.
Shia LaBeouf è l’attore di cui parlano tutti. Perché? A 26 anni guadagna quanto Johnny Depp, Robert Redford l’ha voluto nel suo ultimo film ed è il protagonista (sexy) di un video cliccatissimo sul web. Non solo: pur di convincere il regista Lars Von Trier a scritturarlo non si è accontentato di un provino. Gli ha inviato un video a luci rosse.
La prima cosa che Shia LaBeouf dice, senza nemmeno aspettare la mia prima domanda, è: «Non sono diventato un attore a luci rosse».
Il 26enne californiano è sulla difensiva perché, dopo essere stato battezzato il “nuovo De Niro”, dopo aver fatto incassare milioni agli studios con i film della serie Transformers, dopo aver recitato la parte del giornalista un po’ nerd per Robert Redford (in La regola del silenzio, nelle sale), adesso ha messo in sequenza due esibizioni “al naturale” di cui tutti parlano.
Possiamo già ammirarlo in versione super sexy nel videoclip di Fjögur Píanó della band islandese Sigur Rós (quasi quattro milioni di click su YouTube), mentre il prossimo anno lo vedremo ancor più svestito, e in scene esplicite, nel film The Nymphomaniac del regista danese Lars Von Trier (quello di Le onde del destino e di Melancholia). «Non ho deciso di denudarmi così, tanto per fare», spiega Shia, «Von Trier è unico. E poi per me è arrivato il momento di spogliarmi di ogni inibizione: devi uscire dalla norma, se vuoi metterti al servizio dell’arte».
UNA VITA SUL SET (E SUI TABLOID)
A dire la verità, nella vita di LaBeouf c’era già ben poco di ordinario. Figlio di genitori bohémien - suo padre era clown, sua madre ballerina - questo ragazzo ha già trascorso metà della sua vita recitando. E adesso lo fa piuttosto bene, considerato che ha avuto l’onore di essere scelto per interpretare due ruoli che gli attori della sua generazione potevano solo sognare: il figlio di Indiana Jones (nel quarto film della serie, Il regno del teschio di cristallo, nel 2008) e il genero di Michael Douglas/Gordon Gekko nel sequel di Wall Street, Il denaro non dorme mai (2010). Naturale che poi, con Transformers 3, abbia guadagnato 15 milioni di dollari, cioè quanto Johnny Depp per Pirati dei Caraibi.
La fama l’ha messo al centro dello star system hollywoodiano, così ora gli archivi dei tabloid sono pieni di foto e articoli che documentano i suoi flirt (come quello con l’attrice Carey Mulligan, conosciuta sul set di Wall Street), i suoi “infortuni notturni” (qualche arresto per guida in stato di ubriachezza e un incidente, nel 2008, che poteva costargli una mano), i suoi insulti ai paparazzi invadenti (durante le riprese di Transformers 3), una rissa in un bar (Mad Bull’s Tavern di Los Angeles, lo scorso febbraio).
Insomma, Shia era un fuori dalla norma ancor prima di spogliarsi e fare l’amore davanti alla telecamera per compiacere registi e popstar venuti dai Paesi più freddi dell’Europa.
MARIJUANA E VIDEO AMATORIALI
Gli chiedo che cosa pensi la sua famiglia di lui. Che cosa dice suo padre quando suo figlio piace ai critici? E quando finisce nei guai? «Come il personaggio interpretato da Redford in La regola del silenzio, anche mio padre, negli Anni 60, entrò a far parte dei movimenti di controcultura: ha vissuto tutta la sua vita da ribelle. Coltivava piante di marijuana sul ciglio della freeway 405, a Los Angeles, e lasciava che il governo le innaffiasse per lui! Nessuno se ne è mai accorto. Si fermava sulla corsia di emergenza, scendeva dalla sua Corvette con una giacca arancione, raccoglieva e se ne andava, come niente fosse. Poi è sparito». Ed è stato questo che ha impresso una svolta alla sua vita: «Già a dieci anni sapevo che me la sarei dovuta cavare da solo. La mia è stata un’infanzia un po’ strana. Sono diventato un tipo chiuso e faccio ancora fatica ad aprirmi, a entrare in intimità con gli altri. Ho patito il complesso dell’abbandono e non l’ho superato: diciamo che, grazie anche alla recitazione, ci sto ancora lavorando».
A questo punto, al capitolo inibizioni, lo fermo: è vero che, per convincere Von Trier a scritturarla per Nymphomaniac, ha inviato al regista un suo video amatoriale mentre faceva l’amore con una sua fidanzata? «Sì volevo fargli capire che non avrei avuto problemi a fare quello che era richiesto dal personaggio nel film. E poi, in post produzione, le mie parti intime saranno sfocate. A quel lavoro tenevo troppo: è un enorme passo avanti per la libertà d’espressione, vedrete».
Se si tratta di lavoro, LaBeouf non lascia niente al caso: «Non faccio che leggere copioni, vedere dvd e andare al cinema. In questo momento ho imparato ad andare in kayak solo perché è richiesto da un film in cui lavorerò presto. Sono pragmatico: il mio tempo libero lo metto al servizio del mestiere». E, sempre per questo motivo, non frequenta attori: «Se anche fuori dal set trascorri il tempo con altri “falsari di emozioni”, che esperienze potrai poi portare sullo schermo?», dice. Un atteggiamento maturo che gli fa onore. Con suo padre, per esempio, dopo tanti anni, è riuscito a riconciliarsi. Arrivando, prestissimo, a quel passaggio ricorrente nella vita di un adulto, in cui si diventa genitori dei propri genitori: «Ho fatto pace con lui: adesso vive in una tenda, nella mia tenuta in Montana. È contento così».
Shia, però, non ha dimenticato nulla: «Mio padre non si limitava a fumare erba: era un alcolizzato e un eroinomane. Anche se non l’ho mai visto bucarsi, so che lo faceva». Voi due, gli chiedo, non vi somigliate proprio? «Per non essere come lui ho coltivato l’avversione per ogni tipo di dipendenza da sostanze, alcol, fumo, droghe varie. Bevo, ma solo ogni tanto. Sono diventato un maniaco del controllo, anche nelle relazioni sentimentali: detesto non essere io a condurre il gioco». E a sua madre Shayna che cosa deve? «Tutto. Ha dovuto lavorare come commessa per farci tirare avanti. Sono cose che non si dimenticano». Mi ha convinto, gli faccio i complimenti e lui mi sorprende con una confessione finale: «Pensi che io provo solo insicurezza. A 30 anni sei quasi obbligato a sposarti e avere figli. Io non mi sento ancora pronto. Posso affrontare un kolossal, un film indipendente vietato ai minori, ma non la responsabilità di una famiglia. Diciamo che prima voglio sperimentare tutto».
© Riproduzione riservata
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