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Grazia

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Lifestyle

Serena Dandini: «Siamo rimasti al verde»

Serena Dandini: «Siamo rimasti al verde»

foto di Serena Cremaschi Serena Cremaschi — 9 Agosto 2011

Più che una moda: orti e giardini sono una passione che contagia sempre più persone (vip compresi). La prova? Il successo del libro di Serena Dandini dedicato ai fiori. Sulla scia di uno slogan: "Davanzali di tutto il mondo, unitevi!"

Serena Dandini

Ascolta L'INTERVISTA

Il più “illustre” è il principe Carlo d’Inghilterra. Appassionato di coltivazione biologica, da anni segue con dedizione il suo orto.

Ma la mania del giardinaggio è contagiosa e i pollici verdi famosi, ormai, sono tantissimi. Soprattutto a Hollywood, dove fior di attrici (scusate il gioco di parole...) hanno scoperto il piacere di coltivare da sole l’insalata accanto a rose, gerani e alberi di ciliegie.

Mentre in Italia, già dall’inizio dell’estate, abbiamo assistito a una doppia sorpresa: 1) un libro che parla di giardini - Dai diamanti non nasce niente - è in pianta stabile nella top ten dei bestseller; 2) lo ha scritto un volto noto del piccolo schermo, Serena Dandini.

Tutta colpa di sua nonna. Che alla “Cer­re­tana”, in provincia di Viterbo, azzurrava le ortensie. Quella tenuta di campagna fu venduta, gli averi dei suoi avi sono andati in fumo, ma l’amore per il verde è rimasto vivo nei geni della conduttrice televisiva.

«Sono felice per le ottime recensioni che ha ricevuto il libro e il successo di pubblico», dice. «Mi piace pensare che ora, grazie a me, gli italiani si siano innamorati sempre di più del giardinaggio».

Se la sua famiglia non avesse dissipato i suoi possedimenti forse nella vita, anziché la presentatrice televisiva, avrebbe potuto occuparsi del suo giardino. Come una nobildonna d’altri tempi...
«Proprio in quella antica casa dei miei nonni, tra Vitorchiano e Bagnaia, e nei campi circostanti, sorge ora il Centro botanico Moutan, che ha una delle raccolte più ricche al mondo di peonie. Si vede che ero predestinata. Il mio primo giardino è stata una mensola sospesa dal cornicione della buia casa dove andai a vivere a Roma. Pendeva fino alla mia finestra, ci piantai viole e lavande, ma temevo sempre che cadesse in testa a qualcuno...».

Adesso ce l’ha un giardino segreto tutto suo?
«Sì, a Monteverde vecchio, vicino a Villa Sciarra. È una conquista recente. Prima piantavo giardini nelle case in affitto, così ne ho lasciati molti: sono stati il mio dono a tanti nuovi inquilini».

Ha mai pensato di ambientare lì una puntata, per così  dire, “open air” di “Parla con me”?
«Non sarebbe una cattiva idea, ma Dario Vergassola, il mio collega in trasmissione, è terrorizzato dagli insetti. Per ora nel giardino con me vengono soprattutto mia figlia Adele e il mio compagno Lele, vittime privilegiate perché si godono il piacere dei miei fiori ma anche il caos erbaceo: sono una tale accumulatrice di piante che a volte serve il machete per potere aprirsi un varco».

Ha coniato uno slogan che sembra quasi un manifesto politico: “Davanzali di tutto il mondo, unitevi!”.
«Stiamo perdendo il rapporto con le piante e la terra. Se l’iPod, l’iPad o la connessione internet non funzionano andiamo nel panico, non sappiamo più contemplare qualcosa di diverso dalla massa di cemento delle città. Invece, partendo dal nostro balcone, potremmo fare del mondo un giardino planetario».

Curare le piante per imparare a prendersi cura del mondo, ma anche dell’anima. È questo quello che vuole suggerire?
«Un giardino richiede pazienza, spirito di osservazione. Io non sono mai andata dall’analista, ho speso tutti i miei soldi in piante e fiori. E il risultato - anche se qualcuno potrebbe obiettare che forse avrei fatto meglio ad andare in terapia... - mi soddisfa».

Le piacerebbe un giardiniere a capo del governo?
«Magari! Lo sa che il giardiniere è l’unica persona oggi capace di aspettare e di progettare, è proiettato in avanti, diciamo almeno sino alla prossima fioritura, e ha fiducia nel domani? Nel carcere di Bollate, vicino a Milano, Susanna Magistretti, esperta di giardini, ha creato con i detenuti un vivaio bellissimo: si comprano i fiori via internet e la percentuale di ricaduta nel crimine, dopo l’uscita dalla prigione, è la più bassa d’Italia. Esempi del genere, di “buon governo” ambientali e sociali imitabili, sono tantissimi».

In questo libro lei compie anche una sorta di passeggiata letteraria e sentimentale con Monet, Goethe, Virginia Woolf, Alda Merini. Ma forse la compagna ideale è Emily Dickinson: “Per fare un prato occorrono un trifoglio, un’ape e l’immaginazione, l’immaginazione può bastare se le api sono poche...”.
«È una massima fondamentale: nel giardinaggio, come nella vita e nei rapporti di coppia, la fantasia è essenziale. Certo, se con una pianta non ti è andata bene, puoi sempre scendere al negozio sotto casa e comprarne un’altra, oltre a capire dove e come hai sbagliato. Con l’amore invece...».

A proposito d’amore: in genere lei è una che pianta o che viene piantata?
«Direi che assomiglio a una quercia: duro molto, resisto e comunque sono stata fortunata. Come con le piante,  vado a istinto, cerco di adeguarmi al clima e alla zona, seguo l’andamento della natura».

Con il trascorrere degli anni, la vedremo come la Regina Elisabetta, in un giardino inglese intenta alla potatura?
«Non mi ci vedo e comunque non credo che Sua Maestà starebbe sveglia fino a tarda notte ad aspettare un carico di cacca di mucca per il giardino, come mi è capitato. Di sicuro intendo continuare a rubare semi e pezzi di piante un po’ dappertutto. Sono una cleptomane dal pollice verde. Una volta nell’Orto botanico dell’Avana mi hanno pizzicato, ma quell’azalea era irresistibile, quasi mi arrestano...».

Difficile pensare a Serena Dandini nelle prigioni di Fidel Castro. Anche nel libro non è riuscita comunque a resistere alla tentazione di citare Che Guevara, quando scrive che “la rivoluzione non è una mela che cade da sola quando è matura, devi farla cadere”...
«Mi piaceva questa frase per introdurre i guerrilla gardening, che di notte bombardano di semi le aree urbane abbandonate e avvilite delle città: anche nel giardinaggio ci vuole azione».

Un consiglio per far rinascere l’ulivo?
«L’Ulivo politico? Forse dovrebbero smettere di paragonarsi alle piante ed essere più umani. Credo che siano un po’ a corto di bravi giardinieri...».

A Berlusconi quale pianta regalerebbe?
«So che è un grande appassionato di cactacee, ne ha una collezione importante, quindi gli regalerei un cactus. Anche se a me non piacciono e da tempi non sospetti».

Le piacerebbe, invece, avere le “mani di forbice”, almeno per qualche ora, come Edward-Johnny Depp?
«Scherza? Sarebbe bellissimo avere mani così, coltiverei giardini stupendi».

In televisione la rivedremo la prossima stagione? Il suo contratto è tra quelli sospesi...
«Ci siamo abituati, ci è capitato anche di firmare alla vigilia della prima puntata di Parla con me. Io però ho molta fiducia in Lorenza Lei, il nuovo direttore generale della Rai, sembra una donna molto volenterosa, una grande lavoratrice. Il programma c’è nel palinsesto di Rai Tre, anche se ancora non ho firmato nulla».

Se l’esperienza televisiva dovesse interrompersi per un po’, ha sempre il giardino e le piante come spettatrici, ma vedrà che tutto sboccerà all’ultimo come sempre...
«E ho anche la musica, che mi piace moltissimo. Avrei tanto voluto saper cantare, ma sono stonata come una capra. Elio delle Storie tese dice che è soltanto questione di applicazione. Ma se mi mettessi a cantare, temo che le mie rose sfiorirebbero subito...».

© Riproduzione riservata

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