GIORNO
NOTTE
  • In evidenza
  • Speciale Orologi

    Speciale Orologi

    Speciale Orologi

  • Trend di stagione

    Trend di stagione

    Trend di stagione

  • Cross Generational Festival

    Cross Generational Festival

    Cross Generational Festival

  • Canali
  • Moda
  • Bellezza
  • Lifestyle
  • Factory
  • Oroscopo
  • Casa
  • Uomo
  • Food
  • ACCEDI
  • Magazine
  • La cover della settimana
    ABBONATI
  • Newsletter
    • Contributors
    • Pubblicità
    • Network Mondadori
    • Gruppo Mondadori
    • Privacy
    • Privacy Policy
    • Cookie Policy
    • Note legali
    • Notifiche push
    • Nuove condizioni d'uso - in data 05/02/2019 sono entrate in vigore le nuove Condizioni Generali, ti invitiamo a prenderne visione qui
    • Arnoldo Mondadori Editore s.p.a. © 2019 p.iva 08386600152

Grazia

Stai leggendo:

Lifestyle

Nina Zilli: «L’amore vero è senza Rete»

Home » Lifestyle » Interviste » Nina Zilli: «L’amore vero è senza Rete»

Nina Zilli: «L’amore vero è senza Rete»

foto di Cristiana Marinoni Cristiana Marinoni — 12 ottobre 2017
Nina-Zilli-cover-desktopNina-Zilli-cover-mobile

Nel suo ultimo disco e nel tour che sta per partire Nina Zilli parla di sentimenti a prova di social. Perché lei le emozioni più forti le prova quando è disconnessa

L’agenda di Nina Zilli è fittissima di impegni, in questo periodo. Da quando è uscito il suo quarto album inedito Modern Art (Universal Music), la cantautrice emiliana gira l’Italia. Come se non bastasse, sta mettendo a punto i dettagli del tour che inizierà il 13 ottobre a Crema, in provincia di Cremona, e terminerà il 26 novembre a Modugno, Bari.

«Non vedo l’ora di salire sul palco, è il mio habitat naturale», racconta Maria Chiara Fraschetta (è questo il suo vero nome). Mi aspettavo che Nina si presentasse all’intervista con trucco e capelli da star e uno di quegli abiti glam che sfoggia sotto i riflettori (a Italia’s Got Talent, per esempio, di cui è stata giudice nelle ultime tre edizioni) e l’hanno consacrata a modello per tante.

Invece la musicista nata a Piacenza, 37 anni e fisico da modella, arriva in versione “ragazza della porta accanto”: capelli sciolti e un filo di trucco, indossa T-shirt, jeans, sneakers e cappellino da baseball. «Se ho appuntamenti a raffica, vince la praticità: portare stiletti e abito da mattina a sera sarebbe una vera tortura», spiega.

Un post condiviso da NinaZilliOfficial#Z (@ninazilliofficial) in data: 26 Set 2017 alle ore 04:49 PDT

Lei è sempre in viaggio: che cosa non manca mai nella sua valigia?
«Capi e scarpe comodi come questi. Più un paio di tacchi passepartout e un vestito nero, che diventa elegante con qualche accessorio chic. Così, in caso ricevessi l’invito per un’occasione speciale all’ultimo minuto, ho il look pronto. E nel beauty infilo il minimo indispensabile: mascara, burrocacao rosa che adopero anche come blush e copriocchiaie. Niente fondotinta».

Ha già scelto i costumi di scena per il tour?
«Sì, sono meravigliosi e molto diversi per adattarsi alle sonorità dei brani, un mix potente di suoni metropolitani e caraibici. Alcuni sono di alta moda, altri si ispirano allo streetwear, ma sono tutti firmati da Vivienne Westwood, alla quale mi affido da tempo: non solo è la mia stilista preferita, è una musa».

Perché?
«Perché rappresenta un modello di libertà e indipendenza per noi donne. Pur di seguire la sua creatività, è andata contro i gusti dell’epoca e ha rivoluzionato la moda. Prendendo spunto dalla musica: compagna di Malcolm McLaren, manager dei Sex Pistols, ha trasformato il punk e la new wave in uno stile e in un fenomeno di massa. Chapeau».

Non mi dica che da adolescente lei era una punk.
«No, avevo i dreadlocks, intorno ai 20 anni. Per forza, ero la voce dei Chiara e Gli Scuri: i capelli rasta erano inevitabili, suonavamo reggae, la musica giamaicana».

Lo stesso ritmo della nuova hit Mi hai fatto fare tardi.
«Ho il reggae nel sangue e adoro la Giamaica, il posto perfetto dove staccare la spina e immergermi nella pace e in me stessa. Ho la fortuna di avere un amico fraterno che si è trasferito là, il musicista Alborosie, e approfitto di lui per andarci appena posso. Purtroppo non sono riuscita a incontrare uno dei figli dell’ultimo grande profeta».

Sarebbe?
«Bob Marley. Realizzerei un sogno. Però una soddisfazione me la sono tolta».

Quale?
«Mettere le cuffie che aveva indossato Bob: avevo i brividi».

Se potesse cantare un pezzo con lui?
«Ha scritto un sacco di capolavori, ma non avrei dubbi: Redemption Song. Ha un significato profondo e più attuale che mai: parla di condivisione, quella vera, non quella dei social network».

Sul web, però, lei conta migliaia di follower.
«La Rete è un mezzo di comunicazione potentissimo, che spesso finisce per separare le persone invece di unirle. Uso la tecnologia con parsimonia, la mia vita è reale, non virtuale, e di recente mi sono domandata: “Se fossi una millennial, avrei mai cominciato a suonare e comporre?”».

Che risposta si è data?
«Forse no: tutta presa dalle chat e da YouTube, non sarei stata sola un attimo, non mi sarei annoiata e non avrei trovato compagnia e sfogo nella musica. Fosse andata così, di sicuro non sarei la donna di oggi».

Quando ha capito che questo sarebbe stato il suo mestiere?
«A 5 anni avevo già le idee chiare: volevo diventare cantante e pianista. Peccato che i miei genitori guardassero al mio futuro con un’ottica diversa: consideravano la musica un hobby e lo studio il mio lavoro. Quindi mi sono diplomata al liceo scientifico e mi sono laureata in Relazioni pubbliche».

Una figlia esemplare.
«Qualche quattro a scuola l’ho preso, con ovvie conseguenze. Il divieto a tempo indeterminato dello scooter era la peggiore: senza il mio Booster non potevo andare al fiume Trebbia insieme con gli amici».

Come si divertiva, allora?
«Alternavo la chitarra al disegno. Tuttora riempio quaderni di appunti e schizzi mentre i musicisti suonano in studio: l’opuscolo che accompagna il cd è formato dalle foto della pagine su cui avevo scritto e illustrato i testi».

A proposito di testi, qual è il messaggio di Modern Art?
«In un momento violento come questo ho avvertito la necessità di lanciare un grido di pace: sulla copertina ho messo addirittura il simbolo, che porto sempre con me (mi mostra il ciondolo della collana, ndr). La pace prende corpo da una catena di piccoli gesti che dimostrano cura e attenzione verso il prossimo; in altre parole, nasce dall’amore, secondo asse portante del disco».

A proposito di amore: da circa un anno è fidanzata con il cestista Stefano Mancinelli, capitano della Fortitudo.
«Con Stefano sto bene, mi sento protetta, i suoi due metri di altezza aiutano, e non mi annoio. Anzi, rido spesso. Tranne quando mi dice che sono una schiappa con la palla a spicchi: da ragazza giocavo a basket e me la cavavo».

Un’ultima curiosità. Non si ferma da settimane: se avesse una giornata a disposizione, che cosa farebbe?
«Ho due opzioni, opposte. Non mi alzo dal divano, oppure salgo sulla mia Triumph Scrambler per andare controvento e caricarmi di energia. Guai a togliermi la moto, passione ereditata dal nonno: ne possedeva di bellissime. In sella ho splendidi ricordi. Il più emozionante è un viaggio in Puglia a bordo di un Vespone. Indimenticabile».

© Riproduzione riservata

nina zilli
  • IN ARRIVO

  • 5 trucchi per ottenere foto (davvero) instagrammabili dell'albero e delle lucine di Natale

  • Nina Zilli: «Vi racconto come si realizzano i sogni»

  • La famiglia di Jennifer Aniston le diceva che non avrebbe guadagnato un dollaro facendo l'attrice

  • La nuova frontiera della bellezza? La fermentazione, che rivoluziona il concetto di naturale

Grazia
Vuoi abilitare le notifiche?
Attendi…

No, grazieSi, attiva