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Lifestyle

Negramaro: «Siamo una famiglia rock»

Negramaro: «Siamo una famiglia rock»

foto di Cristina Marinoni Cristina Marinoni — 6 Ottobre 2011

Sono cresciuti insieme, vivono sotto lo stesso tetto, sono amici per la pelle. "Di più, fratelli". Sarà per questo che i Negramaro sono la band italiana che ha più successo?

Negramaro

Sono cresciuti insieme, vivono sotto lo stesso tetto, sono amici per la pelle. "Di più, fratelli". Sarà per questo che i Negramaro sono la band italiana che ha più successo?

Solamente i grandi artisti possono permettersi di prenotare palazzetti da oltre 10 mila posti per due date di fila. Di solito il lusso spetta ai miti della musica internazionale, quelli che vantano una carriera lunga e gloriosa.

I Negramaro sono italiani, hanno pubblicato il primo album nel 2003 eppure riempiranno il Palalottomatica di Roma questa settimana (il 4 e 5 ottobre).

Come se non bastasse, concederanno il bis il 7 e l’8, quindi voleranno al Mediolanum Forum di Milano per tre concerti già sold out (il 12, 13 e 15) del Casa 69 tour, che proseguirà fino al 23 novembre.

Sono uno vero prodigio nostrano, questi sei amici leccesi: a dimostrarlo le migliaia di fedelissimi fan che aspettano di vederli sul palco da marzo - quando la tournée era stata cancellata a causa dell’intervento chirurgico alle corde vocali del leader Giuliano Sangiorgi - e i milioni di cd venduti in pochi anni.

Però Ermanno Carlà, Andrea De Rocco, Andrea Mariano, Emanuele Spedicato, Danilo Tasco e Sangiorgi non si sentono affatto dei fenomeni. Anzi, spiega quest’ultimo: «Siamo dei normalissimi 30enni che hanno realizzato il sogno che avevano da ragazzini».

Qual era il sogno: suonare allo stadio di San Siro? Ci siete riusciti nel 2008, davanti a 45 mila persone.
«Vero, è stata un’esperienza straordinaria che ci porteremo dentro per tutta la vita. Ma no, non era questo il nostro desiderio».

Allora sarà stato conquistare la vetta della classifica, traguardo raggiunto la prima volta con il cd “La Finestra”, nel 2007.
«Altro risultato impossibile da immaginare. Però sbaglia ancora: il nostro sogno non c’entra con la carriera. Infatti, si è avverato quando eravamo ancora degli sconosciuti».

Racconti…
«Prima che componenti di una band, siamo da sempre grandi amici e, dieci anni fa, finalmente siamo andati ad abitare insieme. Ci siamo trovati così bene sotto lo stesso tetto che, nel 2006, abbiamo addirittura deciso di allontanarci dalla nostra amata Puglia e ci siamo trasferiti in Emilia. A metà strada tra Milano e Roma, è l’ideale come base per i nostri spostamenti, anche all’estero».

Dove, di preciso?
«Fuori Parma, in mezzo alla campagna, abbiamo creato il nostro ambiente ideale: un casolare diventato una comune dove condividere tutto, dal lavoro alla semplice quotidianità casalinga, che poi è la Casa 69 - il numero è il nostro civico - del titolo dell’ultimo album e del tour».

In sei non sarà facile trovare i propri spazi.
«Be’, il luogo aiuta parecchio a sentirsi in pace. Lì intorno regna il silenzio: basta fare quattro passi per rilassarsi e godere dello spettacolo della natura. E comunque trascorriamo la maggior parte del tempo nella stessa stanza, la sala prove, quindi il problema non si pone».

Qualche volta litigherete, però.
«Certo che sì! Altrimenti il nostro non sarebbe un legame vero e profondo. Io e i miei compagni siamo fratelli e litighiamo senza esclusioni di colpi. A volte gli scontri sono duri, eppure in un minuto ogni contrasto sparisce: alla fine vince sempre l’affetto immenso che nutriamo l’uno per l’altro. Sa di che cosa mi sono reso conto ultimamente, pensando ai miei compagni?».

Di che cosa?
«Che è proprio per merito loro, delle nostre discussioni, se sono cresciuto e, spero, migliorato».

Forse sta qui il segreto: adattarsi alle regole altrui è faticoso.
«Ma si può benissimo convivere pacificamente senza regole precise, lo dico per esperienza: basta il rispetto reciproco. In altre parole, ciascuno sta attento alle esigenze degli altri e fa la sua parte e, senza bisogno di scrivere sulla lavagna i turni per andare al supermercato o spazzare il pavimento, la casa funziona a pieno regime».

Lei va più spesso al supermercato o spazza il pavimento?
«Vado a fare la spesa: adoro cucinare e mi piace scegliere gli ingredienti. Quando i commessi mi vedono arrivare, saltano di gioia: ormai mi conoscono e sanno che compro per un esercito. A cena non sappiamo mai quanti siamo - modestamente vanto il record di 40 ospiti - perché gli amici che capitano in zona, dai Negrita a Mauro Pagani, ai Sud Sound System, si fermano volentieri per un boccone».

Allora lei è un bravo cuoco! Quali sono le sue specialità?
«Difficile dirlo, invento ricette di continuo! Gli ultimi esperimenti che hanno conquistato i commensali sono state le farfalle con crema di peperoni, pomodorini,  pere e il pollo al curry, mela verde e riso nero».

Considerata la sua passione per i fornelli, la sua fidanzata sarà una perfetta donna di casa...
«Chi ha mai parlato di fidanzata? Comunque no, se la mia ragazza non se la cava come chef, pazienza. Io bado ad altro: cerco una persona nella quale riporre la mia fiducia e di cui diventare l’amico più stretto. Perché l’amore, oltre che di passione, è fatto di chiacchiere, confidenze, consigli e tante risate».

© Riproduzione riservata

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