Fotogallery Monica Bellucci: «Quando Vincent torna, capisco che lo amo»
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L’amore per Cassel, le loro due figlie, sua madre, la bellezza e l’amicizia con Dolce e Gabbana. Monica Bellucci si confida in un DIALOGO durato due mesi.
L’amore per Cassel, le loro due figlie, sua madre, la bellezza e l’amicizia con Dolce e Gabbana. Monica Bellucci si confida in un DIALOGO durato due mesi.
Ho incontrato Monica Bellucci il 25 gennaio a Milano, poi ci siamo scritte e telefonate per due mesi, mentre lei era a Rio de Janeiro. Ne è nata quest’intervista, fatta di lunghe conversazioni ma anche di appuntamenti cancellati, perché doveva andare a prendere le figlie a scuola o portarle dal pediatra. «Per fortuna sei mamma anche tu», diceva per scusarsi, «e mi capisci».
25 gennaio, ore 15.30, Milano.
L’aspetto nel palazzo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Con me ci sono Bruno Dayan, il fotografo arrivato da Parigi che scatterà in esclusiva per «Grazia» le foto di questo servizio, la nostra Michela Guasco e Federico Melegaro che girerà un video.
Monica ha ispirato la nuova collezione Dolce & Gabbana di make up per labbra, occhi e mani, True Monica Collection, che sarà in vendita da maggio.
Arriva tardi, cappotto blu con collo di pelliccia, grandi occhiali da sole. Mi saluta con calore. L’avevo conosciuta quattro anni fa a Roma, nel suo appartamento su un piano alto del quartiere Parioli. Allora diceva che suo marito Vincent era «una passione fatta di luce» e mi raccontò della sua vita da gitana con la figlia Deva. Era incinta per la seconda volta, ma non me lo disse. Però confidò che sarebbe stata felice di una nuova maternità.
La primavera scorsa, quando stava per nascere mia figlia Anna, l’ho rivista a Milano. «Sono una puerpera molto attempata» le ho detto ridendo. «Siamo le mamme migliori» ha risposto. Oggi, mentre si fa truccare con il make up che porta il suo nome, ride del suo seno: «Non ne ho più» dice. «Ho allattato Deva fino a nove mesi, Léonie fino a un anno: allora sì, che l’avevo». Stefano Gabbana passa ad abbracciarla. Dayan comincia a scattare. Verso sera, quando tutto è finito, Monica mi dice: «Scegli tu le foto?». Poi ci diamo appuntamento telefonico per l’intervista.
1 febbraio, ore 20 in Italia, 16 a Rio de Janeiro.
Hai detto che tu e Vincent avete deciso di vivere in Brasile per godervi gli ultimi dieci anni di giovinezza.
«In realtà, con la vita che faccio, non posso davvero trasferirmi da nessuna parte. Vivo in Inghilterra, Francia, Italia, Brasile. Però le mie figlie e io abbiamo un unico passaporto: italiano. Solo Vincent è francese».
Nelle campagne pubblicitarie di Dolce & Gabbana, incarni l’italianità, l’ultima nostra diva.
«Io non mi pongo così, sono gli altri che mi pongono».
Però quando, all’estero, citano un’attrice italiana, il primo nome che fanno è Sophia Loren, il secondo Monica Bellucci.
«Non voglio innescare polemiche, ma in Italia si producono così pochi film che è difficile fare nascere talenti. Se non giri produzioni fuori è impossibile avere rinomanza internazionale attraverso il cinema italiano, cosa che invece era possibile fino agli Anni 70».
In maggio inizierai a girare un film con il regista serbo Emir Kusturica: “L’amore e la pace”, ambientato in Bosnia.
«È una storia d’amore durante la guerra. Emir sarà il protagonista maschile, un soldato che s’innamora di me».
Il film è la risposta a “Nella terra del sangue e del miele” di Angelina Jolie, considerato filobosniaco?
«No, quella di Kusturica potrebbe essere una qualsiasi guerra. È una storia metafisica sulla guerra e l’amore».
Non è difficile innamorarsi di te. Quando hai capito il potere della tua bellezza?
«Tu pensi veramente che la bellezza ti faccia ottenere tutto?».
Penso che per i primi cinque o dieci minuti, due giorni, un mese, un anno, la bellezza conti. Poi conta altro.
«Su questo hai ragione. A 13 anni ho capito che era successo qualcosa: la gente mi guardava in un altro modo. Prima ero una bambina molto timida, improvvisamente tutto ha cominciato a muoversi intorno a me senza che avessi più bisogno di fare il primo passo che mi costava tanta fatica».
E adesso che sei una donna?
«Ora la gente in me vede anche qualcosa di diverso».
Una mia amica sostiene che per le belle sia un’ingiustizia invecchiare. Io penso che sia più ingiusto nascere brutte.
«Invecchiare è una prova di forza. Ho capito velocemente che non è possibile contare solo sulla propria bellezza, si prenderebbero solo botte in faccia».
Hai due figlie femmine, una di nove anni e una di tre. Stare con loro è un viaggio all’indietro nella tua infanzia?
«È meraviglioso, perché amo il mondo femminile. Le più grosse batoste della mia vita le ho subite dagli uomini. Non ricordo neppure una donna che mi abbia delusa. Io con le donne ci vado a nozze».
Con gli uomini invece no?
«Con loro non posso creare la stessa intimità».
Stai con Vincent Cassel da 18 anni. Da 14 siete marito e moglie. Perché avete sentito il bisogno di sposarvi?
«Quando ci siamo conosciuti, ci vedevamo tanto. Poi il lavoro ci ha divisi. Sposarsi è stato un atto di romanticismo».
Le vostre due figlie sono una rinnovata promessa?
«Sì, ma in amore niente si decide a tavolino. Nel lavoro puoi scegliere quando girare un film, in amore è diverso. Oggi è così, domani non lo sai».
Un giorno mi hai detto che le madri grandi sono le migliori.
«L’ho detto quel giorno lì, per quelle come me e te, che prima lavoravano e viaggiavano come pazze e non se la sentivano di assumersi la responsabilità data dai figli. Però sicuramente ci sono donne che a 20 anni sono più pronte di quanto lo fossimo io e te a quell’età. Ora io la sera sto con le mie figlie, ci raccontiamo le storie, mi addormento con tutte e due, è un momento magico. A 20 anni, invece, avevo voglia di uscire con le amiche».
Com’era tua madre con te?
«È una brava donna, molto dedita alla casa. È stata molto presente nella mia vita quando ero piccola. La nostra è stata una tranquilla esistenza di provincia. Poi io ho avuto voglia di una vita selvaggia».
Tua madre come ha reagito quando le hai annunciato una figlia a 39 anni, e una seconda a 44?
«Mi ha avvisata che rischiavo. Le ho risposto che preferivo rischiare. Ho sentito queste due gravidanze con una tale potenza che nessuno avrebbe potuto fermarmi».
Che cosa pensi delle polemiche sulla maternità tardiva di Carmen Russo?
«La società italiana è in ritardo rispetto, per esempio, agli Stati Uniti, dove ci sono coppie omosessuali con figli, donne che hanno scelto madri surrogate per poter avere una gravidanza. Però da noi non si fanno figli prima dei 35 anni, perché le donne hanno capito che altrimenti si ritroverebbero a dipendere economicamente dagli uomini».
Le tue figlie si rendono conto di avere genitori importanti?
«Prima di tutto ci vedono come i genitori, però poi ci sono le reazioni degli altri, che a volte le fanno ridere. Quando alla mia piccola Léonie chiedono che lavoro fa sua madre, risponde: “Mamma Bellucci”».
Deva, che ha nove anni, si è già resa conto di essere bella?
«Alla sua età, le femmine sono piene di insicurezze. Per sentirsi bella, una bambina deve sentirselo dire da mamma e papà».
Perché hai deciso di dare il tuo nome a una collezione di make up?
«Perché me l’hanno chiesto Stefano e Domenico. Ho fatto le mie prime sfilate a Milano con loro, sono stati i primi a darmi fiducia. Poi io sono passata al cinema e loro sono diventati ciò che sono, ma è bello ritrovarsi ancora con progetti insieme. Apprezzo che abbiano pensato a me, una donna adulta, non una ragazzina, per una linea di cosmetici. Ancora una volta dimostrano di amare e rispettare le donne».
È vero che ti danno energia?
«Ogni volta che lavoro con loro mi arriva un progetto fantastico. Ho conosciuto il regista Giuseppe Tornatore mentre firmavo un profumo per Stefano e Domenico. E Tornatore poi scrisse per me Malèna. Mentre posavo a New York per la prima campagna pubblicitaria di Dolce & Gabbana firmata Steven Meisel, mi chiamò Francis Ford Coppola. Per me Domenico e Stefano sono come il papà e la mamma che dicono alla figlia: “Quanto sei bella!”».
Quand’è stata l’ultima volta che tuo marito ti ha fatto sentire bellissima?
«Dipende sempre da te se qualcuno ti dice: “Sei bellissima”. Vincent mi ha visto in tutte le salse: con il trucco, senza, mentre piango, rido, m’incavolo, ho i capelli corti, lunghi, la parrucca bionda per esigenze di copione, più magra, più grassa, incinta e in sala parto».
Quando ti accorgi d’essere ancora innamorata di lui?
«Quando non ci vediamo da un po’ di tempo e magari gli do appuntamento al ristorante. Quando lo vedo arrivare, capisco che è uno che mi piace. Se non lo conoscessi, chiederei in giro: “Chi è?”».
4 marzo, ore 13.29 in Italia, 9.29 a Rio de Janeiro.
Monica mi manda un sms: “Scusami per ieri, ero dal dottore con Léonie. Quando posso chiamarti?”». “Anche adesso se vuoi”, rispondo.
Dall’ultima volta in cui ci siamo sentite, in Italia ci sono un nuovo Papa, un nuovo Parlamento, tra poco anche un nuovo presidente della Repubblica. Dal Brasile come la vedi?
«Mi piace questo tourbillon. Dai grandi momenti di panico, dove sembra venire a mancare tutto, nasce sempre qualcosa di nuovo».
E nella tua vita che cosa è successo nel frattempo?
«Il 10 aprile comincerò a promuovere a Parigi il film diretto da Danièle Thompson, poi deve uscire il mio film iraniano. In maggio comincerò a girare con Kusturica, e subito dopo con un regista italiano. Ma tu? Dimmi come sta la tua bambina. Mi raccomando, non farle troppi vaccini, solo quelli indispensabili. Domani ti mando un messaggio con il nome di un bravo dottore».
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