Fotogallery Matthew McConaughey: «Mi spoglio. Qualcosa in contrario?»
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Matthew McConaughey è tra i protagonisti di “Magic Mike”, storia (al testosterone) di spogliarelli e pettorali. «E quando mi ricapita?», dice...
Matthew McConaughey è tra i protagonisti di Magic Mike, storia (al testosterone) di spogliarelli e pettorali. «E quando mi ricapita?», dice...
Matthew McConaughey è in piena sfida con se stesso.
Nel nuovo film Magic Mike l’attore texano si toglie la camicia (e molto altro) nel ruolo di Dallas, un imprenditore di locali per sole donne, ex stripper e gigolò che insegna l’arte a giovani pieni di talento (e spesso nudi), tra cui Alex Pettyfer e Channing Tatum.
Un po’ per l’età che avanza, un po’ per banale vanità, dopo un’iniziale titubanza sul ruolo, ha accettato l’offerta del regista Steven Soderbergh. «Adesso o mai più», avrebbe detto in famiglia.
Sul set, invece, sembrava non aspettasse altro da una vita. «Non vedevo l’ora di ripetere la performance, spogliarsi era diventato una specie di dipendenza».
Questo ragazzone texano dal passato farcito di commedie, dopo Magic Mike (e nonostante il ruolo, evidentemente), ha imboccato una rotta seria, come dimostra un altro film che uscirà in Italia il 18 ottobre, il thriller Killer Joe, in cui interpreta un poliziotto assoldato come sicario. Impegnato sia come attore che come educatore (promuove sport e programmi di benessere tra i giovani con la sua organizzazione J. K. Livin), è sposato alla modella brasiliana Camila Alves, attualmente incinta del terzo figlio dopo Levi, cinque anni, e Vida, due e mezzo.
Sportivo, amante della natura e dell’aria aperta, McConaughey, che per anni ha vissuto a Malibu, di fronte all’Oceano Pacifico, si è recentemente trasferito con la famiglia ad Austin, in Texas, dove è cresciuto e ha iniziato la sua carriera di attore (con la commedia La vita è un sogno, del 1993). Un ritorno alle origini.
Matthew, perché ha deciso di andare a vivere lontano da Hollywood?
«Mi sentivo sempre uno straniero. Il Texas è la mia patria, là sono me stesso. Pensate, parlo ancora come uno del Sud... Sul set ogni volta devo forzarmi per nascondere l’accento. Ma quando capita che sia il copione a prevederlo, non chiedo di meglio. Come in Killer Joe, dove ho sfoderato tutto il mio strascicato texano...».
Cosa intende quando dice che ad Austin si sente se stesso?
«Nessuno qui si emoziona troppo se sei una celebrità. Non ci si guarda molto allo specchio: Los Angeles invece ne è piena. Che siano cartelloni pubblicitari o gente che ti conosce o che si aspetta qualcosa da te. Tutto ciò in cui ti imbatti è una sorta di riflesso della tua immagine...».
Di quale immagine o di quale specchio vorrebbe liberarsi?
«Di quella che mi è stata cucita addosso, dopo anni di personaggi un po’ unidimensionali, che non mi hanno permesso di esprimermi come volevo. Quella di uno che riesce a sedurre tutti con la sua parlantina soave e il suo fascino innocuo. Do la colpa a me stesso per primo, ovviamente, dicevo di sì troppo spesso. Ho imparato a dire di no e ora mi arrivano parti molto più interessanti. La strategia del “grazie ma no” funziona».
Film come “Magic Mike” e “Killer Joe”, con ruoli né facili né comodi, la soddisfano?
«Mi spaventavano, inizialmente. Ma è proprio questo ciò di cui, come attore, vado in cerca, alla mia età. All’inizio, non mi piaceva l’idea di interpretare un personaggio così crudele come Joe Cooper di Killer Joe. Solo a leggere il copione mi veniva da farmi una sauna e scrostarmi la pelle con una spazzola dura. Ma poi ho cominciato a vedere l’ironia sotto questo personaggio e dal ribrezzo iniziale ho cominciato a sorridere. E una volta trovato l’umorismo nella tragedia (un uomo lo assume per ammazzare la madre ricca), ho scoperto la leggerezza e la provocazione dell’opera e mi ci sono buttato. Il mio nuovo approccio a un copione passa dall’ironia».
È successo anche con “Magic Mike”?
«Mi sono fidato ciecamente di Soderbergh. Mi ha condotto per mano nell’ambiguità del mio personaggio, nella sua innata arroganza, che gli fa dire ai futuri stripper che sta educando: “Chi c’ha il coso? Voi! Voi avete il controllo perché c’avete il coso tra le gambe ed è questo che le clienti vogliono”. Non mi interessavano tanto le polemiche legate al successo dell’industria del sesso. Questo film esplora il modo in cui tanti giovani cercano il contante facile, spacciando per talento un’allucinazione basata sulla solitudine o sull’emarginazione. Un folgorante spaccato sulla decadenza della nostra società».
Insomma, sta trovando un nuovo carattere, come attore. Crede che diventare marito e padre l’abbia aiutata in questo?
«Avere una famiglia ti rende più sicuro ed equilibrato, perché hai intorno a te un microcosmo, di cui sei responsabile. Non importa quello che succede nel tuo lavoro. È la tua sicurezza e rimane sempre la cosa più importante. E non mi faccia nemmeno iniziare a parlare dei figli, perché mi vengono subito le lacrime agli occhi dalla felicità. I figli sono una cosa meravigliosa. Per me, ora come ora, è quasi un obbligo sentirmi felice e guardare al futuro con atteggiamento positivo. Ho scoperto che i bambini sono fantastici maestri di vita, nel senso che ti esortano a rivedere tutto con occhi nuovi, con l’emozione della prima volta. A me e Camila hanno insegnato molto».
Lei ha sempre fatto molto sport, surf, bicicletta e così via. Gli impegni familiari le sottraggono del tempo libero?
«Mica tanto. Molti amici mi dicevano: “Vedrai la differenza, quando nascono i figli: la tua vita si ferma, non avrai più tempo per fare niente da solo!”. Non sono d’accordo. Camila e io continuiamo a fare le stesse cose di prima. La vita non si è fermata proprio per niente, anzi. Si va in vacanza tutti e quattro, con la roulotte. I bambini si divertono a viaggiare e scoprire nuovi posti, campeggiare, conoscere gente, in totale anonimato, come piace a me e Camila. Andare in giro senza farci notare troppo. Di una cosa sono orgoglioso in quanto celebrità: non ho mai avuto un entourage, gente intorno che pressasse. Per questo ad Austin ci sentiamo davvero liberi...».
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