Fotogallery Matt Bellamy: «Avevo un tabù: il matrimonio»
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Sex symbol (anche se è alto solo un metro e 70), amatissimo dal pubblico (i suoi concerti fanno il tutto esaurito), visionario («Quando mi esibisco vado in trance»). Matt Bellamy, leader dei Muse, è uno spirito libero. Eppure è pronto a legarsi. Con una certa Kate Hudson...
Sex symbol (anche se è alto solo un metro e 70), amatissimo dal pubblico (i suoi concerti fanno il tutto esaurito), visionario («Quando mi esibisco vado in trance»). Matt Bellamy , leader dei Muse , è uno spirito libero. Eppure è pronto a legarsi. Con una certa Kate Hudson...
La rockband più forte al mondo? Sono in molti a scommettere sui Muse, fenomeno da 15 milioni di dischi venduti e decine di premi.
Ci hanno provato in tanti a etichettarli: prima erano gli eredi degli U2. Ora i Queen del nuovo millennio.
Di certo la musica del gruppo inglese (tormentone alle ultime Olimpiadi con l’inno Survival) è ricca, potente e barocca.
Sono solo in tre, eppure i loro album risultano così pieni di suoni e idee da sembrare un’orchestra.
Leader è Matt Bellamy, un tipo dall’aria sveglia e dagli occhi chiari, piccolo e magro, che parla velocissimo e non ti lascia il tempo di fermarlo. Un chitarrista funambolico, un performer selvaggio e un cantante prodigioso, che raggiunge acuti da paura. E anche un’icona sexy, più volte al primo posto nei sondaggi delle riviste di musica («Ma sono troppo basso per essere sexy», ha commentato, ironizzando sui suoi 170 centimetri d’altezza).
Il suo fascino ha conquistato persino l’attrice Kate Hudson (prima era stato fidanzato con la psicologa italiana Gaia Polloni, con cui viveva sul lago di Como), che l’anno scorso gli ha dato un bambino, Bingham Hawn.
La scelta del nome ha messo d’accordo entrambi i genitori: Bingham è il cognome da nubile della madre di Matthew, Hawn è il cognome da nubile della madre di Kate.
I Muse hanno da poco pubblicato The 2nd Law (Warner), album visionario ed eclettico, che parte da un titolo strano, che è anche un “concept” un po’ inquietante.
Ci spiega questo titolo, Matt?
«Mi riferisco alla seconda legge della termodinamica, che riguarda lo spreco inevitabile di energia all’interno di un sistema chiuso. La fisica ci dice che un’economia basata sulla crescita senza fine è insostenibile. Eppure siamo tutti ossessionati dalla smania consumistica. La fine sembra inevitabile, però noi possiamo ribellarci e cercare di costruire un’alternativa. È una battaglia».
Dal rock alla filosofia?
«Sono combattuto fra due estremi. Da una parte il desiderio di guardare oltre, sognare il futuro e i viaggi spaziali, e dall’altra la constatazione che l’ambiente sta collassando. E noi dobbiamo fare qualcosa. Pessimista? No, realista. Ma non mi arrendo. Anzi noi Muse siamo più che mai vivi, coi nostri amori e le nostre passioni».
Lei è conosciuto per essere un tipo sanguigno. E anche un po’ “incazzoso”...
«Riverso le mie paure e frustrazioni nelle canzoni. A volte la rabbia prende il sopravvento. Come in Animals, uno dei pezzi più forti del nuovo cd, dove mi scaglio contro certi banchieri inglesi. Hanno speculato alle spalle della gente e il governo li ha persino premiati. Ma sono dei criminali!».
Nell’album si parla anche di Apocalisse. Secondo i Maya ci siamo quasi...
«Non bado alle profezie, perché sono legate alla religione e all’irrazionale. A me interessa la scienza. Del resto non abbiamo bisogno dei Maya per vedere che l’ambiente sta andando in rovina».
Com’è cambiata la sua vita da quando è diventato papà?
«Avere un bambino ti riporta coi piedi per terra, ti fa vedere tutto in una prospettiva diversa. Prima del parto, durante un’ecografia, ho registrato il battito del suo cuore col mio iPhone. Ero stupito ed eccitato da quello strano ritmo. Un paio di mesi dopo ho ritrovato quel file, che mi evocava una fortissima emozione. Così ho costruito una parte orchestrale intorno al battito ed è nata Follow me, una delle canzoni più personali che abbia mai scritto. Parla di protezione e amore. Sarà il prossimo singolo».
Dov’è ora suo figlio?
«A casa a Los Angeles con Kate. Ha 18 mesi, finora abbiamo cercato di stare tutti insieme, mi sono fatto certe scorpacciate di tv... E la vita casalinga, devo ammettere, non mi dispiace. Ma ora è tempo di tornare a lavorare».
A novembre suonerete in Italia, il 16 a Bologna e il 17 a Pesaro. Date che sono già sold out. Tanto che si parla di altri concerti negli stadi, la prossima estate. Conferma?
«Mi piacerebbe molto, ma è presto per dirlo. Gran pubblico quello italiano. Il live di due anni fa a San Siro è stato il più bello del tour. Questo sarà un super show, con al centro una piramide capovolta con schermi che inonderanno la platea di video inediti e suggestivi».
E lei farà pazzie come al solito? Non si contano le chitarre spaccate sul palco. Ho letto che una volta, nella foga, s’è persino rotto un dente...
«È più forte di me, cado in una specie di trance quando mi esibisco. Però le chitarre le rompevo più per rabbia, quando qualcosa non andava bene. Ora c’è crisi, bisogna risparmiare». Ride. «E me ne starò più tranquillo. Del resto ora sono un padre di famiglia».
Come va con la sua compagna Kate Hudson?
«Be’, è lei la celebrità della coppia, quella che fermano per strada. Scherzi a parte, stiamo pensando di sposarci l’anno prossimo, anche se i suoi non lo hanno mai fatto e i miei sono divorziati. Cercheremo di sfatare un tabù».
È Kate la protagonista di “Madness”, il singolo del momento?
«In parte sì, ma il tema è universale. È una di quelle canzoni che scrivi al volo, sull’onda delle emozioni. Parla degli inevitabili momenti di follia nei rapporti di coppia: litighi con la tua donna e lei ti molla sbattendo la porta. Così ti ritrovi da solo a rimuginare sull’accaduto. E capisci che devi accettare il fatto che ha ragione lei. Anche quando hai ragione tu».
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