Massimiliano Gallo, che vedremo con Luca Zingaretti nel film Perez, abita sul litorale romano per stare accanto alla moglie Anna. E per non avere nostalgia della sua Napoli

Quando il regista Edoardo De Angelis gli ha offerto il ruolo del camorrista pentito in Perez (sarà alla Mostra di Venezia fuori concorso), Massimiliano Gallo ha esclamato «No, un altro boss no!».
Il criminale l’aveva già interpretato sia al cinema sia in tv. «Ma non potevo perdermi un film con Luca Zingaretti, così ho dato al mio personaggio una dimensione simbolica: rappresenta il Male che trascina Zingaretti, avvocato frustrato, in una storia sporca».
Napoletano, 46 anni, figlio del leggendario cantante Nunzio Gallo, scomparso nel 2008, Massimiliano si divide tra cinema, tv e teatro, «dove interpreto tante commedie». E ci farà ridere anche nel film di Alessandro Siani Si accettano miracoli, nel ruolo di un cantante scalcinato.
Che cosa significa venire da una famiglia di artisti?
«Avere lo spettacolo nel sangue. Papà cantava, mamma lasciò il teatro per badare a noi quattro figli. In casa si parlava solo di lavoro, era quasi una religione».
Ha deciso presto di fare l’attore?
«Già da piccolo. Mai pensato, come gli altri bambini, di diventare medico o astronauta».
Vive ancora a Napoli?
«No, da 15 anni abito a Ostia, un po’ per amore di mia moglie Anna, nata là, un po’ per stare più vicino a Roma dove spesso lavoro. Vedere il mare poi mi tranquillizza e attenua la nostalgia di Napoli».
Come vede la sua città?
«Fra tante metropoli sotto stress, Napoli è come lo slow food: ha ritmi più lenti, conosce l’accoglienza. Spesso contraddice gli stereotipi: tutti vanno in moto con il casco e c’è tanta onestà. Un amico aveva dimenticato una macchina fotografica costosissima in un ristorante. Il cameriere ha attraversato la città per restituirgliela».
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