Sono gli eredi di un mito. Forse per questo Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi della maison, per parlare di moda cominciano dai figli, da Monopoli, dalla passione per i libri e da un incontro (molto) ravvicinato con i carlini...

Prima di introdurmi nell’ufficio dei direttori creativi della maison Valentino, l’efficiente addetta stampa mi accompagna in un percorso che potrei intitolare Come nasce un abito di alta moda.
Il disegno su carta, la preparazione del manichino che riproduce al millimetro le forme della cliente che ha acquistato il vestito, le ricamatrici (anche 400 ore di lavoro per un modello), le stiratrici che, con ferri pesantissimi, plissettano gonne a ruota.
Sono senza parole, l’addetta stampa mi sorride: adesso sono pronta per incontrare Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, gli eredi di Valentino Garavani. Entrambi sposati con figli, poca mondanità e molta concretezza, non sembrano neanche lontani parenti dell’Imperatore (della moda e del jet set) che li ha scelti come suoi successori.
Ecco come si raccontano in questa intervista a 360 gradi, dove si è parlato di tutto. Anche di moda. Secondo Valentino, superati i 19 anni bisogna dimenticarsi la minigonna.
Come la mettiamo? (Mi rivolgo ridendo a Maria Grazia che indossa - molto bene - un abito nero minimalissimo, ndr).
Maria Grazia Chiuri: «È chiaro che più sei giovane e meglio ti sta qualsiasi cosa. Ma credo che ognuno debba vestirsi come si sente meglio. Sono contro la rigidità delle regole».
PierPaolo Piccioli: «L’importante è che sia uno stile personale e non una divisa. L’eleganza è individualità, testa, pensiero. In sintesi: sii te stesso e non come vorresti apparire. La minigonna? Va bene, se la scegli per te e non per compiacere qualcun altro: questo sì che è deprimente, per le donne e per chi le guarda».
Tradizionalmente la donna-Valentino è alta, bionda e con gli occhi chiari. Come l’avete trasformata?
Lui: «In una donna con molta personalità e dalle tante sfaccettature. Che va oltre le caratteristiche fisiche».
Lei: «Noi donne non siamo sempre uguali: siamo romantiche ma anche rock, a volte borghesi, altre volte trasgressive. Oggi io sono in minigonna, domani potrei vestirmi come... una suora. La maison Valentino parla alla donna che non è in un solo modo».
Come vi siete conosciuti?
Lei: «Al binario di un treno. Pierpaolo veniva a Firenze per passare alcuni giorni da un nostro comune amico che però, all’ultimo momento, ha avuto un impegno e ha delegato me. Sono andata a prenderlo alla stazione con un cartello con scritto il suo nome, come un tour operator».
Lui: «E da quel cartello in poi, siamo diventati amici».
Il vostro sodalizio è cominciato da Fendi (dove hanno trascorso 10 anni, ndr), come stilisti di accessori. E una delle vostre ultime creazioni è Timestrings, dieci scarpe-gioiello con fiori, pizzi, cristalli e il rosso: gli elementi tipici della griffe Valentino. Quanto contano gli accessori nella moda?
Lei e lui: «Negli ultimi vent’anni i veri protagonisti della moda sono stati gli accessori, dallo zaino alla baguette, allo stivale di elastico, hanno sintetizzato lo spirito dei tempi. Non è un caso che oggi si parli di it bag e it shoes».
Per molti anni avete collaborato a stretto contatto con Valentino Garavani, un’icona nel mondo della moda. Volete raccontare un aneddoto che ci faccia capire com’era lavorare con lui?
Lei: «Valentino è unico. Ricordo la preparazione di una sfilata a Milano, era un orario impossibile, intorno alle due di notte, e noi ancora stavamo lavorando con maglietta e pantaloni cargo. Improvvisamente arriva lui, ci squadra e ci chiama in disparte. Poi, serissimo, dice: “Domani mattina, lei, Pierpaolo, in Caraceni, e lei, Maria Grazia, la voglio in little black dress e tacchi altissimi!”».
Lui: «Un giorno ci raccontò perché aveva deciso di abbandonare la sua splendida casa a Capri. “Non si può andare al mare! Volete mettere Gstaad con queste belle signore in tuta, le cinture alte, i cappelli di pelo?”, disse. “Al mare, i parei un po’ trasparenti, la ciccia, il sudore, che orrore!”».
I suoi inseparabili carlini vi hanno accolto con simpatia?
(Scoppiano a ridere tutti e due). Lei: «Siamo arrivati alla maison nel gennaio del 1999, nel pieno dei preparativi della sfilata d’alta moda. Valentino faceva le prove soltanto se le modelle erano perfettamente truccate e pettinate, come pronte per la passerella, perciò i tempi di attesa tra un fit e l’altro erano epici. Io e Pierpaolo eravamo seduti un po’ in disparte, Valentino al centro, intorno a lui le sue vendeuse, signore di una classe infinita e bellissime. A un certo punto fanno il loro ingresso i carlini, puntano dritti verso noi due, ci si piazzano davanti e cominciano a ringhiare… Io sussurro a Pierpaolo: “Hanno già capito che non siamo dell’ambiente”. Questo è stato il nostro incontro con i carlini: indimenticabile».
La scarpa sbagliata può rovinare un bel vestito?
Lei: «Assolutamente sì. Ma io sono fissata…».
Lui (ridendo): «Sì, tu sei fissata… Direi che sbagliato è quell’accessorio che non ha cultura. Per intenderci: ok le Havaianas, no la finta Kelly».
Per essere belle bisogna soffrire (sui tacchi 12)?
Lei: «La bellezza è comfort, se soffri si vede e il dolore non è affascinante».
Siete severi in tema di look con i vostri rispettivi coniugi?
Lei: «A dire la verità è mio marito che a volte mi guarda perplesso».
Lui: «Mia moglie, invece, mi blocca subito: “Non fare lo stilista con me”, dice. È l’unica donna con la quale non posso parlare di moda».
I vostri figli sono patiti di moda? Vi chiedono consigli?
Lei: «Il mio primogenito ha 17 anni, ma quando andava alle medie mi faceva le raccomandazioni su come dovevo vestirmi ai colloqui con i professori. La femmina, che oggi ne ha 14, da piccola non capiva perché sua mamma portava i capelli corti. C’è un’età in cui i figli hanno bisogno di figure rassicuranti, poi, per fortuna, crescono».
Lui: «Sono i miei figli a giudicare il mio look, non viceversa. La più piccola, che ha 5 anni, stamattina mi ha detto: “Oggi hai i pantaloni del bidello Giuseppe”. Mentre quello di 11 è supertradizionale, bastano un paio di pantaloncini da surf magari di un colore acceso per sentirmi dire: “Papi, ma sei proprio sicuro?”. E pensare che per lui ho partecipato a una partita di calcetto, io che non ho mai toccato una palla... Però, l’abbigliamento era da professionista, stile David Beckham. Ma i miei figli me li sono conquistati facendo i costumi di tutte le recite scolastiche, dall’asilo in su».
Fate vita mondana?
Lei: «Quel poco di vita che mi resta libera la spendo andando in giro con la mia famiglia. Ci piace viaggiare».
Lui: «Una festa ogni tanto è divertente, ma la mondanità continua no, non fa per me».
Vi divertite a fare shopping?
Lei: «Sempre! Non tocchiamo questo tasto...».
Lui: «In famiglia dicono che pure a Monopoli riesco a spendere troppo».
Qual è la qualità che invidiate uno dell’altra?
Lui: «Maria Grazia ha un intuito formidabile».
Lei: «La precisione e il controllo di Pierpaolo sono fondamentali».
La vostra passione? Oltre la moda, s’intende…
«Libri, libri, libri. Ce ne siamo scambiati centinaia. A tutti e due piace sapere: lo strumento per immaginare».
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