Fotogallery Joaquin, ci sei o ci fai?
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Ha fama di antipatico, ma con noi è stato gentilissimo. Al cinema s’innamora di una voce, nella vita forse sposerà una dj di 19 anni. Misterioso, lunatico, affascinante. Abbiamo cercato di scoprire i segreti di Joaquin Phoenix. E abbiamo capito che, in fondo, è come tutti gli uomini: la mamma è sempre la mamma
Arriva all’appuntamento in perfetto orario, alle 10,30 del mattino, all’Hotel Four Seasons di Beverly Hills, Los Angeles.
Capelli lunghi, barba, una t-shirt bianca che fa capolino sotto un maglione blu a V, Joaquin Phoenix sorride (prima notizia) e si scusa (seconda notizia): «Perdonate l’abbigliamento poco formale, ma fino a dieci minuti fa stavo in camicia da notte». E sorride ancora.
Pausa di riflessione: è davvero lui o un suo clone? Che fine ha fatto l’attore di Hollywood più burbero, riservato e allergico alla stampa? Glielo chiediamo e lui finge di essere stupito: «Francamente non capisco perché passo per arrogante», dice strizzando gli occhi con aria inquisitoria, come a cercare qualcuno nella sala pronto a contraddirlo. «È vero, a volte sono stato un po’ scortese con alcuni giornalisti, ma solo perché sono una persona sincera
e diretta. Ho il radar per riconoscere le ipocrisie
e me ne tengo lontano».
Non siamo ipocriti, allora, e arriviamo subito al dunque: è vero, come scrivono alcuni siti di gossip, che vuole sposare la sua giovanissima fidanzata, la dj 19enne Allie Teilz (20 anni in meno di Phoenix)?
Silenzio e imbarazzo. «Non rispondo. Vi dico solo che ora sono davvero un uomo felice. Per favore, l’argomento è chiuso», dice quasi arrossendo.
Ecco, a questo punto ci viene un dubbio: Joaquin Phoenix sorride, arrossisce, è paziente. Vuoi vedere che ci sta prendendo in giro e sta recitando? Non sarebbe la prima volta, l’attore è famoso per i suoi “colpi di scena”.
Ricordate? Nel 2009 aveva annunciato il suo addio al cinema. Non rilasciava più interviste e andava in giro con grossi occhiali scuri e una lunga barba da hipster. Irriconoscibile. Si è scoperto poi che lo faceva solo per promuovere il documentario Joaquin Phoenix - Io sono qui, diretto da Casey Affleck.
Ora, dal 13 marzo, lo vedremo in Lei,
il nuovo film di Spike Jonze.
Interpreta Theodore,
un uomo schivo che si guadagna da vivere scrivendo lettere d’amore per altri e che s’innamora di una “voce”: quella di Samantha, il suo sistema informatico (una specie di Siri, la voce dell’iPhone, doppiata da Scarlett Johansson).
Vuoi vedere che,
in qualche modo, Phoenix sta cercando di riprodurre questo personaggio timido e romantico anche con noi?
Proviamo a scoprirlo nel corso dell’intervista (anche se, quando accendiamo il registratore e iniziamo con le domande, l’attore appare meno disinvolto e comincia a irrigidirsi).
Cominciamo con il cinema. Lei è diventato molto selettivo, non gira più di un film all’anno. Come mai questa scelta? Hollywood l’ha stancata?
«Per la verità, proprio di recente leggevo un articolo su Jay-Z (rapper e produttore musicale americano, marito della popstar Beyoncé, ndr), che è sempre super impegnato e porta avanti 15 progetti alla volta. Mi sono chiesto: ma come fa? La trovo una cosa incredibile, ha tutta la mia stima per questo. Per me intraprendere un nuovo lavoro vuol dire combattere con me stesso e con la paura di non farcela. Come attore sento di avere ancora moltissima strada da fare, non sono mai soddisfatto di me. Non mi sopporto quando mi vedo sullo schermo. Ma sono proprio queste insicurezze a darmi la spinta per andare avanti e sfidare i miei limiti. Voglio di più».
Recitare, quindi, è un atto liberatorio?
«Sicuramente sul set riesco a tirare fuori un’energia che non ho nella vita quotidiana, ma non so se posso parlare di “liberazione”. Ci sono dei momenti sul set in cui mi sento più che mai in trappola e sto malissimo. In altri invece, quando si crea una bella sinergia all’interno della troupe, tutto scorre liscio come l’olio e ci si diverte un sacco. Non credo che si possa definire un’esperienza del genere classificandola solo come positiva o negativa. Il bello di fare un film è che è come un concentrato di vita: accade di tutto nell’arco di qualche mese».
Com’è andata sul set di Lei? Spike Jonze ha detto
di avere scritto il film pensando proprio a Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista.
«È stata un’esperienza molto intensa, durata quasi quattro mesi, ho preso parte al progetto fin dall’inizio. Con Spike ci prendevamo molti momenti di pausa, a tu per tu, per parlare dei temi sollevati
dal film, spesso iniziando discussioni molto profonde e filosofiche. Mi ha fatto molto ridere Amy Adams, che in Lei interpreta la mia vicina di casa: in un’intervista ha detto che a volte si sentiva fuoriposto sul set, data l’intimità che c’era tra me e Spike.
Mi dispiace, non intendevo trascurarla. A quanto pare non riesco proprio a scollarmi di dosso la fama di antipatico».
Nel film s’innamora di un computer. È così che immagina il futuro dei nostri rapporti?
«Non ne ho idea. Ho già problemi ad adattarmi al presente, figuriamoci al futuro! Scherzi a parte, la tecnologia mi intriga molto e sono curioso di vedere che cosa ci succederà. Tutto sta cambiando alla velocità della luce, presto potremmo vivere davvero in un mondo come quello di Lei, dove le persone preferiscono avere relazioni con i computer piuttosto che con esseri umani in carne e ossa. Anzi, a dire il vero già ci stiamo avvicinando a questo. È strano, ma la cosa non mi spaventa affatto».
Ha un buon rapporto con la tecnologia e i social network?
«La tecnologia fa parte dell’evoluzione del genere umano. Un giorno ci fonderemo con le macchine e spero di essere ancora vivo quando questo succederà.Con Facebook e Twitter, invece, è una cosa diversa. Non ho nessun problema con queste piattaforme,
ma non mi sono mai fatto un account. Già faccio poca vita sociale, non voglio ritrovarmi a passare tutto il giorno davanti al computer».
Mi toglie una curiosità? Lei è famoso per essere un uomo poco disponibile e lunatico. Ma oggi parlare con lei è stato molto piacevole. Qual è la verità? Chi è davvero Joaquin Phoenix?
«Gira voce che io sia un grande stronzo. Ma cerco solo di essere onesto e schietto. E se a volte sono antipatico, lo faccio solo per difendermi. È stata mia madre a inculcarmi il valore della sincerità fin da piccolo: lei non ha mai mentito in vita sua. Non tollera le dinamiche di Hollywood e si arrabbia ogni volta che legge qualcosa di me che non corrisponde al vero. Ho cercato di spiegarglielo, a volte bisogna interpretare un personaggio, ma per lei è inaccettabile e va a finire che discutiamo sempre. Sapete, mia madre è un po’ come la voce di Samantha in Lei: adoro ascoltarla parlare, ma a volte non riesco proprio a sopportarla!».
Intervista finita. L’attore si alza, ci saluta con una stretta di mano e un grande sorriso. E a noi resta sempre il dubbio: Joaquin, ci sei o ci fai? Per lo meno abbiamo scoperto il suo tallone d’Achille. Quello di tutti gli uomini: la mamma.
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