Fotogallery Jamie Foxx: schiavo… d’amore
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Jamie Foxx è Django, il vendicatore nero del nuovo film di Quentin Tarantino. Kerry Washington è Broomhilda, sua moglie imprigionata in una piantagione. Potrebbe sembrare un semplice western, ma in realtà, è molto di più: una grande storia d’amore e libertà. E la consacrazione della nuova coppia esplosiva di Hollywood.
Jamie Foxx è Django, il vendicatore nero del nuovo film di Quentin Tarantino. Kerry Washington è Broomhilda, sua moglie imprigionata in una piantagione. Potrebbe sembrare un semplice western, ma in realtà, è molto di più: una grande storia d’amore e libertà. E la consacrazione della nuova coppia esplosiva di Hollywood.
Per far piacere un film western a una donna ci vuole un miracolo.
Ecco, oggi questo miracolo ha un volto e non è quello dei “soliti” sex symbol hollywoodiani, ma quello di Eric Marlon Bishop, attore (ma anche cantante, cabarettista e cantautore) meglio conosciuto con il nome di Jamie Foxx.
È lui l’ultimo eroe creato dal regista Quentin Tarantino. È lui Django, lo schiavo che nell’America pre-guerra civile viene liberato (da un cacciatore di taglie tedesco interpretato dal premio Oscar Christoph Waltz) e attraversa l’America per riconquistare la libertà per sua moglie Broomhilda, interpretata da Kerry Washington (vedi accanto). Ma nel cast di Django unchained, nelle sale dal 17 gennaio, c’è anche un super cattivo, che ha il volto di Leonardo DiCaprio, alla sua prima vera prova da spietato antagonista.
Basta questo per farci innamorare di un western di 165 minuti e di un cowboy di colore col fucile in mano?
Be’, a parte la schiena nuda - e non solo quella - di Foxx, celebratissima su Twitter (negli Stati Uniti il film è uscito a Natale), Tarantino sembra essere riuscito a realizzare una rara alchimia.
E a confermarlo è lo stesso Foxx, che abbiamo incontrato a Roma per l’anteprima europea del film: «Non mi viene in mente nessun altro regista che possa mettere insieme la schiavitù e il western, facendo ridere e piangere il pubblico. Stavolta, poi, siamo riusciti a far divertire i bianchi mentre guardano i neri sparare e ucciderli».
La questione della liberazione degli afroamericani, raccontata nel film, è stata al centro di tante polemiche negli Stati Uniti. Il regista Spike Lee, per esempio, ha accusato il film di aver spettacolarizzato l’olocausto degli schiavi, ma Foxx risponde: «Io sono stato cresciuto da mio nonno, che era un professore di storia. Per me il racconto della schiavitù e delle sofferenze sopportate dal mio popolo è qualcosa di familiare, l’ho sempre avuto ben chiaro in testa, a ogni battuta. Per questo penso che ogni persona di colore che abbia visto il film, si sia sentita più forte. La cosa più coraggiosa di Django, però, è la storia d’amore tra lui e Broomhilda».
E la scena più difficile? Foxx non ha dubbi: «Quella in cui Kerry viene violentemente frustata. Sul set eravamo tutti turbati: bianchi, neri, donne e uomini. Anche perché Tarantino, mentre girava, aveva messo la registrazione di un canto ispirato alla Bibbia». (Tarantino ha una passione per le citazioni bibliche, l’Ezechiele 25:17 di Pulp Fiction è diventato un tormentone pop). L’attore a questo punto si mette a cantare: «Nooo weapon formed against you shall prosper...». Si tratta dei versi (54:17) del profeta Isaia: “Nessun’arma fabbricata contro di te avrà successo” . «Non sapevamo come reagire», continua l’attore, «piangevamo tutti. Sono questi i momenti in cui ti fermi e rifletti su quello che stai facendo della tua vita. E poi continui a chiederti, come io già facevo da bambino: è possibile che gli uomini arrivino a un tale grado di crudeltà?».
Una cosa che Django e Jamie Foxx hanno in comune, in un certo senso, è la voglia di fuggire. «Quando vivevo a Terrell, in Texas, l’unica cosa a cui pensavo era andare via, non era quello il mio posto. Però sono cresciuto tra cavalli e cowboy, così quando Tarantino mi ha proposto il film, ho fatto ingaggiare anche la mia cavalla. Abbiamo recitato insieme, è stato bellissimo».
Dice proprio così, come se la massima soddisfazione per uno che ha vinto un Oscar da attore (nel 2005, per il film Ray, su Ray Charles) e due Grammy award da musicista (nel 2006 e nel 2010), sia recitare con una puledra: «Io sono così, anche perché, se devo essere onesto, l’unica cosa che avrei voluto fare nella vita è il musicista».
E qui mostra il suo lato più inquieto, guardingo nei confronti di quel successo che ha raggiunto da giovanissimo: «È una droga. Devi saperlo gestire, o ti dimenticherai chi sei».
«E lei chi è?», gli chiedo, pensando al fatto che, a 44 anni, ha due figlie (Corinne, 18, e Annalise, 4) da due donne diverse, ma nessun matrimonio alle spalle: «Vorrei veramente essere il genere di persona che si innamora, si sposa e mette su famiglia. Ma per me non funziona così: non credo di essere venuto al mondo per questo...». Magari, però, la sceneggiatura della sua vita è destinata a cambiare. Proprio come è successo a quella di Django durante le riprese.
Una volta Tarantino ha fatto mettere - a sorpresa - a Foxx un completino blu elettrico da valletto (che gli è valso una delle battute più divertenti del film, quando una donna gli dice: «Quindi tu sei un uomo libero e vuoi davvero vestirti così?»), poi c’è stato il doppio finale: «Quello originale era un altro: io avevo il mio solito abito da cacciatore di taglie. Ma Quentin non era soddisfatto e, il giorno dopo, è tornato con un abito viola e un altro copione. Ma se sei un vero cowboy, non importa quello che indossi».
© Riproduzione riservata
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