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Lifestyle

Giuseppe Battiston: «Quasi quasi parto anch’io»

Giuseppe Battiston: «Quasi quasi parto anch’io»

foto di Stefania Di Mitrio Stefania Di Mitrio — 18 Agosto 2011

Giuseppe Battiston è tra gli attori più impegnati (e premiati) d’italia. Anche se sogna di lasciare il nostro paese: "Non per fuggire, ma per mettermi alla prova con un regista straniero"

Giuseppe Battiston

Impossibile dimenticare la sua sorprendente interpretazione del detective-idraulico nel film Pane e tulipani di Silvio Soldini.

Da allora la sua carriera di attore è in continua ascesa. Eppure Giuseppe Battiston , 43 anni, di Udine, sembra incarnare proprio i panni dell’antidivo. Con quella sua aria bonaria, appare gentile, cordiale, anche se un po’ timido e riservato.

Mette subito le mani avanti: «Fino a oggi, mi hanno offerto prevalentemente ruoli di secondo piano». Sarà, ma i riconoscimenti non si contano più (quest’anno ha vinto il terzo David di Donatello della sua carriera per La passione di Carlo Mazzacurati) e questo artista eclettico continua a spaziare dal cinema alla televisione (lo ricordate nel ruolo del dottor Freiss di Tutti pazzi per amore?).

Lo intervistiamo mentre sta registrando un audiolibro e sta per esordire con un reading di poesie ideato con il cantautore Gianmaria Testa: Italy (lo presenterà in anteprima il 2 settembre al Festival della mente di Sarzana, vedi pagina 153). «Mi piace vedere come me la cavo in territori nuovi», dice. «L’importante è scegliere progetti interessanti, senza mai prescindere dalla qualità delle idee».

Lei è certamente uno degli attori più richiesti del cinema italiano e pluripremiato: l’ultimo, in ordine di tempo, è il Nastro d’argento come attore non protagonista per “La passione”, “Figli delle stelle” e “Senza arte né parte”. Se l’aspettava?
«No, non credevo neanche che i membri della giuria del premio si ricordassero di La passione, che è del 2009. Evidentemente ha lasciato il segno».

I suoi sono certamente film d’autore, ma tutti italiani. Nel suo futuro pensa possa esserci spazio anche per un’esperienza all’estero?
«Mi auguro di sì e non per fuggire dall’Italia, ma perché nella carriera di un attore quello è sicuramente un percorso importante da provare, prima o poi. Ti completa e ti aiuta a perfezionarti ancora di più».

Quando ha capito che la carriera di attore era quella giusta per lei?
«In realtà, non so se sia stata una cosa che ho capito davvero, ma so per certo che è l’unico mestiere che conosco e so fare».

Quali sono i suoi miti del cinema italiano?
«Non mi piace l’idea di avere dei modelli. C’è del bello e del buono in tanti attori del passato come del presente».

Ci fa qualche nome?
«Amo moltissimo i film di Sergio Leone, mentre tra i registi di oggi ammiro molto i lavori di Paolo Sorrentino».

Meglio il cinema di ieri o di oggi?
«Non saprei dire, credo che le performance degli artisti dipendano dal momento storico che stanno vivendo».

Secondo lei, la sua massiccia corporatura può segnare troppo i ruoli che le propongono?
«Mi ha fatto una domanda coraggiosa! Di certo l’essere corpulento condiziona me e, forse, anche le scelte altrui. Pertanto la risposta corretta a questa domanda sarebbe: forse sì e forse no. Non so se i ruoli  che mi attribuiscono siano stati tagliati sulle mie “misure”, però questa è anche una mia caratteristica. Dopotutto, ho interpretato molti personaggi diversi, talvolta anche come attore protagonista: è il caso di Notizie degli scavi di Emidio Greco. Quello che mi interessa non è perché mi scelgono per interpretare un certo ruolo, ma quanto quella parte e quel personaggio mi incuriosiscono e mi fanno venire voglia di lavorare su di loro».

Si sente un antidivo?
«Non mi pongo il problema di esserlo o meno. Però posso dire che la gente, per strada, spesso non mi riconosce... per fortuna!».

Al cinema l’abbiamo vista nei panni dell’ingenuo e del perfido, dell’innamorato e del cinico. Com’è, invece, il vero Battiston?
«Come tutti gli altri uomini. Faccio mia la frase dell’attore e regista Alfonso Santagata: “Un attore è tale non perché ha qualcosa in più, ma perché ha qualcosa in meno”. Porta sul palcoscenico la vita degli altri e stimola le riflessioni del pubblico».

Che rapporto ha con i suoi colleghi?
«Non ho molti amici attori: forse arrivo a cinque. Ma ho, comunque, uno splendido rapporto con il mio lavoro».

Lei sembra una persona felice. C’è qualcosa in particolare che la rattrista e le può togliere il sorriso?
«Basta pensare a quello che ci sta capitando e che non meritiamo. Penso alla situazione politica e ai troppi esempi di volgarità spicciola. La società è sempre più violenta e arrabbiata, per non parlare di chi prova a far cultura: le si dà sempre meno importanza ed è un peccato. Ma mi piacerebbe che gli italiani avessero rispetto per la propria memoria e la considerassero un patrimonio».

© Riproduzione riservata

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