Fotogallery Francesco Scianna: «E se salissimo in camera mia?»
...
Quest’intervista comincia proprio così. Con un invito (che non ha niente di equivoco) e un segreto (subito rivelato: «Non so stare in coppia»). Niente è come sembra... Neanche Francesco Scianna, attore (con due nuovi film in uscita), al debutto come modello
Quest’intervista comincia proprio così. Con un invito (che non ha niente di equivoco) e un segreto (subito rivelato: «Non so stare in coppia»). Niente è come sembra... Neanche Francesco Scianna, attore (con due nuovi film in uscita), al debutto come modello.
La saletta riunioni dell’hotel è già occupata da un gruppo di manager. E il bar è affollatissimo. «E noi dove la facciamo l’intervista?», chiedo all’imperturbabile portiere. Lui mi indica i divanetti al centro della hall esposta al vento ghiacciato che filtra dalla porta d’ingresso. No, neanche a parlarne.
La trattativa prosegue, Francesco Scianna assiste al mio fianco in silenzio, con il berretto di lana calato sulla fronte. Ho i nervi tesi e sto per proporre di trasferirci in un bar lì vicino, quando Scianna dice: «E se salissimo in camera mia? Lì stiamo tranquilli». «Certo, ottima idea», rispondo disinvolta (ma il mio registratore si è “emozionato” al punto di piantarmi in asso: si è bloccato dopo due minuti e non c’è stato niente da fare).
Lui ritira la chiave e ce ne andiamo sotto gli occhi severi del concierge che ci guarda come a dire: «Altro che intervista...». E invece ce ne sono di cose di cui parlare: l’attore palermitano è sugli schermi con L’industriale, regia di Giuliano Montaldo, ha appena terminato le riprese di Ti amo troppo per dirtelo, con Carolina Crescentini e Jasmine Trinca ed è anche il protagonista della nuova campagna di Dolce & Gabbana. E ha chiuso da poco la relazione con Francesca Chillemi, ex Miss Italia e attrice.
Cominciamo dall’amore, vuole?
«Sì, ma non c’è molto da dire: al momento sono single».
Colpa del troppo lavoro?
«I motivi per cui una storia finisce non sono mai esterni a noi. Il lavoro, la distanza... sono tutte scuse: io non ci credo».
È più difficile stare da soli o in coppia?
«In generale o parla di me?».
Per lei che cosa è peggio?
«Stare in coppia. Devo ancora risolvere delle cose dentro di me, compiere dei percorsi prima di dare qualcosa a un’altra persona senza chiedere troppo in cambio. Voglio dire che, forse, non sono pronto per amare veramente… Del resto, ho 29 anni e questa fase la vivo con molta serenità».
Ci parli del film appena uscito, “L’industriale”.
«La mia è una piccola parte, ma lavorare con la direzione di Giuliano Montaldo è stata una grande esperienza per me. Gli ho parlato di quell’emozione che mi prende prima di girare ogni scena e che ho cercato di combattere. Lui mi ha fatto capire che, invece, è qualcosa di prezioso, una mia peculiarità da conservare. Gliene sarò per sempre grato».
Lei interpreta il ruolo di un avvocato senza scrupoli...
«Sì, uno che pensa solo ai profitti, uno squalo. Tutto l’opposto del personaggio che interpreto nel film di Marco Ponti (Ti amo troppo per dirtelo, ndr), anche lui è un avvocato, confuso tra l’amore di due donne».
È vero che è un fanatico del cinema americano?
«Fanatico no, ma ammiro gli attori americani, mi sorprende la loro capacità di trasformarsi. Ha presente Sean Penn in This must be the place? Ecco».
È vero che ha la mania di fermare i divi di Hollywood per chiedere loro dei consigli?
«Be’, è successo. Per esempio con Philip Seymour Hoffman: l’ho incrociato per caso a Londra, l’ho fermato e lui è stato molto disponibile. A New York ci ho provato anche con Sean Penn, ma mi è andata male».
Sua madre insegna italiano, storia e geografia in una scuola serale. Che cosa sperava per lei?
«I miei genitori non mi hanno mai suggerito nulla per il mio futuro. Anche perché io li confondevo continuamente: un giorno volevo fare l’allevatore, l’altro il tennista, poi l’architetto, il veterinario, l’insegnante di matematica… Finché, a 16 anni, ho detto: “Voglio fare l’attore”. Da allora non ho più cambiato idea».
Lei è il testimonial della nuova campagna di Dolce & Gabbana. Com’è andato il suo debutto nel mondo della moda?
«Molto bene. Anche per merito dei due stilisti che sono riusciti a creare un clima familiare e giocoso. Non è così facile per un attore fare il modello, ma per me è stato come girare un film».
Quanto conta l’abito?
«Tantissimo. L’abito fa l’uomo. E l’attore. Che sia un maglione, un paio di scarpe o di jeans, se non mi sento a mio agio entro in uno stato di dissociazione. A casa mia come sul set».
© Riproduzione riservata