Fotogallery Fiorella Mannoia: «Ammazzo il tempo con la Playstation»
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Guardatela bene: vi sembra possibile che Fiorella Mannoia stia per compiere 58 anni? L'abbiamo incontrata alla vigilia del suo tour e le abbiamo chiesto il suo segreto. «Samba, palestra e videogame: così resto un’adolescente»
Guardatela bene: vi sembra possibile che Fiorella Mannoia stia per compiere 58 anni? L'abbiamo incontrata alla vigilia del suo tour e le abbiamo chiesto il suo segreto. «Samba, palestra e videogame: così resto un’adolescente».
Appena arriva alla cioccolateria Said di Roma, con un paio di jeans e una collana etnica, la prima cosa che fa è un gesto di vanità: mi mostra mani e collo, quasi senza rughe. Fiorella Mannoia, che sta per partire in tournée per presentare il suo nuovo disco Sud, dedicato ai temi dell’immigrazione, porta molto bene i suoi 58 anni (li compirà il 4 aprile). Troppo bene per non suscitare la mia invidia.
Prima di parlare del suo cd, può dirmi come fa a essere così in forma?
«Credo sia una questione genetica. Anche mio padre era così. A 70 anni andava in giro con la carta d’identità sempre in tasca per dimostrare che era molto più anziano di quanto sembrasse».
Però ha anche un corpo molto tonico.
«Per quello c’è solo un rimedio: la palestra. Ci vado regolarmente da 20 anni».
Ed è anche vegetariana.
«Ma qualche volta cedo davanti a una fetta di salame».
È soddisfatta del suo nuovo disco?
«È venuto esattamente come lo volevo: si tratta di un concept album, che parla di un mondo spesso ignorato: il Sud d’Italia e il Sud del mondo».
Lei è sempre stata in prima fila nell’impegno sociale...
«Quando mi dicono che sono impegnata, mi irrito. Che cosa vuol dire? Sono solo una cittadina che ha voglia di fare qualcosa. E lo faccio attraverso la musica. Sono stufa di vedere sempre le stesse facce in politica, di sentire il disagio fra la gente, di votare turandomi il naso».
Nel disco c’è un brano, “Luce”, in cui parla di una figlia, Margherita. Rimpiange il fatto di non essere diventata madre?
«In quella canzone descrivo il distacco doloroso di una mamma da sua figlia che deve partire, emigrare. Comunque sì, è vero, ho sofferto perché non sono riuscita ad avere bambini, ma non mi sono accanita. E quando un giorno un ginecologo mi ha detto: “Lei ha avuto molto dalla vita, si accontenti”, l’ho odiato. Poi sono salita in macchina e ho capito che aveva ragione. I figli sono un dono degli dei, ma si può vivere anche senza. Fra l’altro oggi non ho più tanta pazienza, anche se i bambini mi piacciono. E vedo quanto sia difficile il mestiere di genitore e quello di figlio. Da una parte i bambini sono meno liberi perché ci sono troppi rischi fuori di casa. Dall’altra gli adulti sono sempre più invadenti. Si impicciano, rimproverano i professori se danno un brutto voto ai loro ragazzi, non sanno quasi mai stare al loro posto».
In questo disco lei ha scritto per la prima volta una canzone, “Se solo mi guardassi”. Come mai non lo aveva fatto prima?
«C’è un tempo per tutto. È stata una grande soddisfazione. Ho interpretato per anni le canzoni di Ivano Fossati, ora lui ha scritto la musica per me. Abbiamo un rapporto simbiotico, capisco che cosa pensa anche dall’inflessione della sua voce. Temevo il suo giudizio e invece mi ha dato la sua benedizione».
Fiorella Mannoia sarà ricordata soprattutto per “Quello che le donne non dicono”, cantata a Sanremo nel 1987.
«Oddio, non ci si metta anche lei! Questa canzone mi è rimasta appiccicata addosso. Ogni volta che faccio un concerto, prometto a me stessa di non cantarla più, ma poi il pubblico la chiede e non sono capace di tirarmi indietro».
E che cosa non dicono le donne, oggi?
«Dicono e non dicono. Da una parte assistiamo a un incremento della violenza maschile. Sembra quasi che non si possa più lasciare un uomo per paura di essere ammazzate! Dall’altra, ormai, sono così volitive e autonome che hanno tolto agli uomini ogni certezza. Insomma, è un bel casino! Ma oggi vale ancora quello che diceva mia madre: i figli maschi hanno molte belle prerogative, ma vanno educati».
Quando esce con le sue amiche, che cosa fa?
«Parlo male degli uomini, ovvio! Scherzi a parte, noi siamo più introspettive, apriamo i nostri cuori. Loro generalmente sono più chiusi, raramente manifestano ciò che sentono. Però qualcosa è cambiato: noto che hanno imparato a non nascondere più le loro fragilità o a vergognarsi delle lacrime».
Le sue canzoni d’amore sono molto struggenti.
«Forse perché ho sempre vissuto amori intensi. E nelle canzoni comunico ciò che provo o ho provato».
Un altro brano molto famoso è “I dubbi dell’amore”, che è un inno alla libertà.
«L’amore è fatto di dubbi, altrimenti non si può evolvere. L’abitudine uccide la magia. Prima regola: avere sempre attenzione verso il proprio uomo (e non girare per casa vestita in modo sciatto). Seconda regola: mai pensare “io lo cambierò”. Siamo noi che dobbiamo cambiare. Terza: inutile ripetere sempre le stesse discussioni, nella speranza che lui abbia capito il nostro punto di vista. Altrimenti alla fine scapperà (e tu avrai sprecato i tuoi anni migliori per nulla)».
Che pubblico ha Fiorella Mannoia?
«Abbastanza trasversale, ma soprattutto femminile. Ai miei concerti vengono nonne, madri e nipoti».
Lei afferma di sentirsi ancora un’adolescente. Che cosa fa un’adolescente di 58 anni?
«Molte cose, ma tutte legali. Per esempio, amo ballare da sola in casa. Soprattutto mi piace “sambare”. E poi impazzisco per la Playstation».
Qual è la sua playlist?
«Infinita. Oltre ai Beatles, adoro Adele, Norah Jones e il cantante brasiliano Lenine».
Qual è la sua canzone a cui è più affezionata?
«I treni a vapore».
Anche la mia! “Come i treni a vapore, di stazione in stazione, di dolore in dolore...”. Vuole che gliela canti?
«Magari la prossima volta?».
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