Fotogallery Cesar Cielo: «Sono l’uomo perfetto»
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È brasiliano ma non gioca a calcio, non balla il samba, non beve caipirinha. César Cielo nuota (ha battuto tutti i record) e non pensa ad altro. C’è solo una donna per cui farebbe un’eccezione, ed è anche lei brasiliana...
È brasiliano ma non gioca a calcio, non balla il samba, non beve caipirinha. César Cielo nuota (ha battuto tutti i record) e non pensa ad altro. C’è solo una donna per cui farebbe un’eccezione, ed è anche lei brasiliana...
Qualcuno lo ha definito “il Kaká del nuoto”. Ma lui, César Cielo, è l’esempio di un Brasile diverso: niente pallone, niente samba, e persino niente caipirinha.
In compenso, tanta fatica e lavoro. E tante letture.
Se gli altri sportivi si distraggono con i videogiochi, lui preferisce divorare tomi di psicologia.
L’uomo più veloce del mondo in acqua, parla (anche in inglese) come nuota: un fulmine.
Mi racconta che cosa si prova a battere un record dopo l’altro, a viaggiare con il papà-pediatra o la mamma-insegnante-manager («Se loro non ci sono, sento che qualcosa mi manca»).
Guardo le sue spalle enormi e penso che uno così si può comprare solo T-shirt su misura.
Ha il viso sorridente e un naso importante. Per strada, è impossibile non notarlo.
Quando ha vinto l’oro nei 50 metri stile libero alle Olimpiadi di Pechino, aveva 21 anni e nessuno scommetteva su di lei. A Londra è il super favorito. Paura di non farcela?
«La paura serve, ti fa sentire più consapevole, più vivo. In pochi secondi ti giochi tutto quello per cui hai lavorato per anni. Ma vincere e perdere è parte dello sport».
Gareggerà nei 50 e 100 stile libero e nella staffetta. Qual è il più difficile?
«Negli ultimi metri dei 100 mi sento stremato (nonostante sia suo il record del mondo: 46 secondi e 91 decimi, ndr). Preferisco i 50: lì so perfettamente che cosa voglio. Ma è il più difficile, devi essere assolutamente perfetto, non sono ammessi errori».
Piange spesso dopo l’arrivo. Anche nella vita “normale” esprime così le sue emozioni?
«Lo sport tira fuori quello che hai dentro. Finita la gara, superati tutti gli ostacoli, mi lascio andare. Piango quando esulto, ma anche quando sono triste. Non mi piace nascondere quello che provo, non fa parte del mio carattere».
Nel nuoto regnano solitudine e regole. Rispetto alle allegre atmosfere di Rio de Janeiro, sembra triste...
(Ride): «I miei genitori mi hanno educato a rispettare le regole e a dare il massimo per raggiungere una meta. Sono orgoglioso dei miei risultati in piscina e, fuori, cerco di essere la migliore persona possibile. Forse anch’io posso contribuire all’immagine del Brasile. Che sta diventando sempre più “serio”. Comincia ad assomigliarmi!».
Gli amici sono...
«Soprattutto quelli dell’adolescenza, non quelli che sono vicino a me solo perché ho vinto le Olimpiadi. Sto tutta la settimana con la testa in acqua, senza possibilità di chiacchierare con nessuno. Gli amici sono fondamentali: ho bisogno di uscire, divertirmi, parlare con loro ogni tanto».
Quando non nuota che cosa fa?
«Leggo saggi di psicologia. O studio le biografie degli atleti famosi. Insegnano sempre qualcosa, è come andare a lezione. In questo periodo sto rileggendo qualche capitolo di Open, l’autobiografia di Andre Agassi: un libro incredibile. A Londra cercherò di imitare le sue strategie per controllare la tensione che hai prima di una competizione».
Dopo una gara ha dichiarato: “Non sento più le braccia e mi sembra di avere 100 chili addosso”...
«Sì, mi sento proprio così: esausto. E quando non vinco non riguardo il video della gara. Non amo avere rimpianti».
Vogliamo saperlo: ha una fidanzata?
(Ride): «Scommetto che gli atleti che intervistate non rispondono... O dicono che sono single. Come me».
Allora mettiamola così: qual è la sua donna ideale?
«Tutte e nessuna: atlete, modelle, ma anche la classica ragazza della porta accanto. Ora, però, penso soltanto al nuoto. Forse solo Gisele Bündchen potrebbe distrarmi un po’...».
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