Fotogallery Audrey Tautou: «Mi sento una dark lady»
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Perfettina, sorridente, elegante. Per noi l’attrice francese Audrey Tautou è così (e ci è sempre piaciuta). Ora, però, le hanno affidato un ruolo da cattiva: «Fidatevi, Sono una donna che sa osare». A cominciare dal look...
Perfettina, sorridente, elegante. Per noi l’attrice francese Audrey Tautou è così (e ci è sempre piaciuta). Ora, però, le hanno affidato un ruolo da cattiva: «Fidatevi, Sono una donna che sa osare». A cominciare dal look...
Audrey Tautou, probabilmente la prima attrice europea che vi viene in mente quando pensate alla parola "chic", è una donna sorprendente.
Chi la immagina ingenua (avendo ancora in mente la ragazzina de Il favoloso mondo di Amélie), chi la ricorda bella e spaesata (ne Il Codice Da Vinci), o solo sofisticata (come la stilista cult interpretata in Coco avant Chanel), dovrebbe ricredersi come ho fatto io dopo averla incontrata.
L'occasione è l'uscita del film Thérèse Desqueyroux, ambientato negli Anni 20 e proiettato in anteprima a France Odeon, il festival del cinema francese che si celebra a Firenze.
Con questa interpretazione anche la Tatou si è guadagnata un posto d'onore nel genere cinematografico che sembra andare per la maggiore: quello dei film in costume. Lei - con Anne Hathaway in Les Misérables (nelle sale dal 25 gennaio) e Keira Knightley in Anna Karenina (nelle sale a febbraio) - è una delle tre "brune" che stanno rilanciando i film d’epoca. E, mentre delle altre sappiamo (quasi) tutto, Audrey resta la star più interessante da conoscere perché la più restia a svelare dettagli di sé e del suo privato.
La incontriamo al Trump Tower Hotel di Toronto, nella sua suite.
Lei, da buona attrice francese diventata star internazionale, capisce l’inglese, ma per questa intervista preferisce parlare nella sua lingua madre. «Per evitare equivoci», mi dicono.
Voce sottile da usignolo e silhouette da fare invidia, è una donna che intimidisce: ogni suo gesto sembra controllato, ma - dopo la nostra chiacchierata - capirò che è parte stessa di quella sua naturalezza che nasce dal suo innato modo di fare. Quando vuole, Audrey è un peperino. E lo dimostra ascoltando le domande e rispondendo con precisione e passione. Così questa ragazza posata e sottile inizia a parlare a ruota libera e si scalda. Insomma, dimenticate Amélie, mettete da parte Coco Chanel, vi presento Audrey.
Si sente mai invidiata?
«Non ci ho mai pensato, ma in un certo senso l’invidia fa parte della natura stessa della femminilità. Io, comunque, non ne soffro».
Nel suo ultimo film, Thérèse Desqueyroux, il suo personaggio dice al suo futuro marito: «Ti sposo per i tuoi pini». Pensa che molte donne si sposino ancora per denaro? Lei lo farebbe mai?
«È difficile dire cosa avrei fatto se fossi stata una donna degli Anni 20 con un patrimonio da difendere. A volte la paura della mancanza di sicurezza ti porta a fare scelte sbagliate. Thérèse è cresciuta nell’idea che la proprietà sia tutto, ma il suo cuore è puro e, quindi, dice la verità al suo uomo. Dentro di sé cela il desiderio che la situazione possa cambiare. In fondo, quante volte capita anche a noi di non riuscire a prendere una decisione, ma di sperare che qualcosa rimetta tutto in discussione? Ancora oggi noi donne facciamo tante scelte più per sicurezza che per amore».
E perché?
«Magari la pressione della famiglia: adesso come in passato, padri e madri desiderano il meglio per le loro figlie. Inconsciamente le spingono verso uomini con una posizione».
Sta dicendo che in quasi 100 anni per noi non è cambiato niente?
«No, per fortuna ci sono e ci sono state tante donne forti e ribelli che si sono imposte per cambiare le cose».
Lei, però, in questo film, avvelena suo marito. Si è trovata bene nel ruolo di cattiva?
«Mi diverto tanto a interpretare ruoli positivi e divertenti, ma ho sempre avuto un lato oscuro. E vorrei continuare a esplorarlo con altri personaggi “estremi”, se mi sarà possibile».
Ha qualcosa in mente? Un vampiro, magari... Vanno così di moda.
«Perché no? Ma forse preferirei un bel film “dark”, come quelli del regista Tim Burton. L’importante è non riunchiudermi nello stereotipo della brava ragazza».
Quanto conta l’amore, per lei?
«È la più grande stabilità della vita: è ciò che dà sapore alle cose».
Si sente sexy?
«È una parola che non significa molto per me. O forse qualcosa vuol dire: ridurre una donna a un puro oggetto di desiderio. È un aggettivo che non uso mai».
Che cosa conta più dell’aspetto?
«La gentilezza e l’onestà».
E basta?
«Ci vuole molto coraggio per riuscire a scegliere la vita che si vuole. E non tutti ce l’hanno, né hanno quello che serve per giocare secondo le regole».
A proposito di regole, ne osserva qualcuna quando sceglie i vestiti per uscire la sera o per partecipare a un evento?
«La moda mi piace, ma non seguo le tendenze. Diciamo che mi faccio ispirare da quello che mi vedo bene addosso. Come tutte le donne sono un po’ difficile!».
© Riproduzione riservata
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