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Grazia

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Lifestyle

Alice Dellal: «Io, Karl Lagerfeld e la mia strana famiglia»

Alice Dellal: «Io, Karl Lagerfeld e la mia strana famiglia»

foto di Francesco Pacifico Francesco Pacifico — 5 Aprile 2013

Uno scrittore surreale incontra a Parigi la nuova musa di Chanel. E scopre una ragazza piena di grinta, con qualche fragilità e un debole per l’olio di merluzzo.

Alice Dellal

Uno scrittore surreale incontra a Parigi la nuova musa di Chanel. E scopre una ragazza piena di grinta, con qualche fragilità e un debole per l’olio di merluzzo.

Il direttore mi ha mandato in uno studio di Parigi a intervistare Alice Dellal , 26 anni, il nuovo volto di Chanel.
Mi presento con la mia fidanzata, che adora la maison francese, e ci sediamo a un tavolo ad aspettare la fine del servizio di moda che vedete in queste pagine.
La modella reinterpreta un classico della maison, la piccola giacca nera, recentemente diventata protagonista del libro The Little Black Jacket, con le foto di Karl Lagerfeld (pubblicato da Steidl) e di una mostra itinerante.
A dieci metri Alice tossisce, dice che sta male, è al minimo storico di sensualità e alla fine, abbracciandomi cortesemente, minuscola, mi dice che non riesce a fare l’intervista. Ci vediamo la mattina dopo per andare in auto da Place Vendôme, la piazza della moda in pieno centro, al 13° arrondissement, dove Alice deve posare per un altro servizio.
Indossa enormi stivali distrutti e borchiati, jeans aperti sul ginocchio, un giubbotto nero imbottito tutto peloso. La conversazione è gentile e un po’ spezzettata. Ha una voce decisamente nasale.

Che cosa è successo ieri?
«Sto male da una settimana e ieri è stato il picco».

Che cosa ha fatto la settimana scorsa?
«Ero in Brasile. Ero lì da tre mesi».

Non era qui per la settimana della moda?
«No, sono tornata a Parigi solo per posare per questi servizi e vedere la sfilata di Chanel. Stupenda!».

Con chi ci è andata?
«Da sola (e ridacchia, ndr). Mi sono seduta vicino a Mario Testino, il fotografo».

Karl Lagerfeld, lo stilista, c’era?
«È uscito alla fine. Ha fatto un salutino con la mano, un giro in passerella e se ne è andato».

Come l’ha conosciuto?
«Posando per il libro The Little Black Jacket con Carine Roitfeld (ideatrice del semestrale C.R. Fashion Book e direttrice moda di tutte le edizioni della rivista Harper’s Bazaar, ndr). Cercavano qualcuno come me, pare, e Carine ha detto: “Prendiamo Alice”. Sono andata lì e hanno deciso che mi volevano protagonista della campagna della borsa Boy Bag Chanel».

Le piace fare la modella?
«Mi piace. Mi piace abbastanza».

Ieri non sembrava... (A registratore spento le dirò che ieri aveva fatto buttare il pomeriggio a me e alla mia fidanzata. Alice mi ha risposto disarmante: «Poverina. Non sarà stato un grosso spettacolo». E in effetti tutti lavoravano come pazzi: cambi di luci, pettinature, sventolio di pannelli per fare vento tra i capelli...).
«No... È che non mi è mai successo di andare a lavorare e di non riuscire letteralmente a reggermi in piedi».

Qual era il problema, mal di gola?
«No. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Eppure la notte prima avevo dormito, ma ero distrutta».

Troppe feste?
«No, macché. Sono uscita una sola sera, per la festa di Carine. Era per il lancio del secondo numero di C.R. Fashion Book. Già non mi sentivo bene, ma dovevo andare, perché non vedevo gente da tanto, sono stata via tre mesi. A dicembre mi sono trasferita a Rio, prima ero a Londra».

Suo padre è inglese, mentre sua madre è brasiliana: è andata da lei?
«No, mia madre vive in Inghilterra».

E perché è andata lì?
«Perché non avrei dovuto?».

Non so, me lo dica lei...
«Perché l’ultima volta che sono stata in Brasile per più di due settimane avevo undici anni. E vado lì regolarmente, ma ci sto troppo poco e siccome ho lavorato molto negli ultimi anni, ho pensato che sarebbe stato carino restarci».

E Rio com’è?
«È molto bella. Ci ho vissuto dai sette agli undici anni. È molto diversa dalle città americane. La gente, la cultura, tutto diverso. È rilassante».

Si sente una brasiliana, lì?
«In realtà mi sento più inglese, perché ho vissuto in Inghilterra di più e perché l’inglese è la mia prima lingua».

Che cosa faceva prima?
«Ho cominciato a posare a quindici anni. Ma mi piace anche la fotografia».

Davvero fa la modella da dieci anni?
«Sì, ufficialmente da quando avevo diciott’anni. Ma il mio primo lavoro l’ho avuto a quindici».

E quando vorrebbe smettere?
«Quello che mi piace di questo lavoro è che non si fa tutti i giorni. È solo una delle mie occupazioni. E ci guadagno».

Che cosa fa nel resto del tempo?
«Mi piace scattare foto. E suonare. Le solite cose. Forse mi rimetterò a studiare, forse proprio fotografia...».

E non è tutto, vero?
«In che senso?».

Mi dicono che ha una sua band...
«Ma mi interesso di molte altre cose. Disegno una linea di gioielli, ho investito nella società di un mio amico, Dominic Jones, che sta andando molto bene. L’ho fatto per avere un’idea di come funzionano gli affari. Mi piace diversificare. Le mie passioni sono più private. Scatto fotografie per mia soddisfazione personale. Lo stesso vale per il disegno e anche per la musica».

E che cosa fotografa?
«Tutto. Mi piace il fotogiornalismo, ritrarre la gente, i posti che vedo. È un po’ come tenere un diario».

Ha un blog?
«No, i miei scatti sono personali. Mi hanno chiesto di pubblicarli, l’ultima volta che sono stata a Parigi. Mi piace ritrarre le band. Ma non so se sarebbe lo stesso con la moda. Non amo le cose artefatte».

È stata condizionata crescendo in una famiglia ricca? Suo nonno era un noto costruttore londinese...
«No, perché non è mai stato ovvio per me. Mio nonno era molto semplice, non faceva sfoggio di nulla. E non era molto evidente che io avessi una sacco di soldi. I miei mi hanno dato tutto, ma non sono viziata».

I suoi fratelli che cosa fanno?
«Mia sorella disegna scarpe (anche per Sienna Miller, ndr). Scarpe bellissime. Mio fratello è un uomo d’affari, crea app».

Quali?
«Deve chiederlo a lui, fa sempre cose nuove. E mio fratello minore è a Washington, studia storia americana o sociologia, non ricordo... Siamo una famiglia molto unita e numerosa. Mio padre è il solo maschio, ha sei sorelle. Anzi, no: mio nonno ha avuto due figli, un maschio e una femmina, da un’altra donna quando aveva 70 anni, quindi un fratello in realtà ce l’ha».

Quindi ha uno zio più piccolo?
«Sì, ha tredici anni e la sorella nove. E anche il padre di mia madre ha avuto un figlio che ora ha tredici anni».

Wow. Con chi ha avuto questi figli suo nonno paterno?
«Con una donna sudafricana con la quale è stato per vent’anni. E il mio nonno materno credo l’abbia avuto con la sua personal trainer. Ah, ah!».

Che cosa faceva quest’altro nonno?
«Non lo so dire precisamente. Ma la madre di mia madre era un’insegnante di yoga».

Sua madre invece era una modella.
«Quando è arrivata in Inghilterra, sì. Ha lasciato il Brasile a diciott’anni. Poi ha incontrato mio padre, che aveva tre anni meno di lei, si sono fidanzati, hanno avuto figli ed eccomi qua. Non ha fatto la modella per troppo tempo».

Quindi ora lei ha più esperienza... Le dà mai consigli?
«I soliti, quelli di tutte le madri, credo. Mi dice: “Fa’ una vita sana, sii educata, mangia le verdure…”».

Riesce a fare una vita sana?
«Credo di sì. Cerco di bilanciare le due cose… Anche se ora sono ammalata. È che in Brasile c’è aria condizionata ovunque, e fuori fa caldissimo, quindi finisce che ti ammali. E poi qui i soli vestiti caldi che ho sono questi».

Adesso che tempo fa in Brasile?
«Caldissimo. Fa caldo quasi tutto l’anno».

Vedo che ha parecchie medicine con sé. Sta cercando in tutti i modi di mantenersi in salute...
«Questa è tutta roba chimica. Non è sana. Preferisco mangiare frutta».

Beve l’aloe vera?
«Sì, la compro, ma finisce prestissimo».

È vero, costa cara, ma se la bevi stai bene.
«È vero. Anche l’olio di fegato di merluzzo».

Ha fama di essere terribilmente cattivo.
«No: sono delle capsule. Da piccola mi piaceva morderle».

Ah sì, sono quelle morbide.
«Sì. Fanno bene. Come il cocco».

E anche l’ananas...

© Riproduzione riservata

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