Fotogallery Alessio Boni: «Giù la maschera (solo per un’ora)»
...
Doveva fare il piastrellista (come il padre), vivere al Nord (vicino a Bergamo) e parlare il dialetto. Alessio Boni ha scelto di cambiare “voce e vita” e, dal teatro al cinema, alla tv, non si è più fermato. «Il segreto? Una matita tra i denti...»
Doveva fare il piastrellista (come il padre), vivere al Nord (vicino a Bergamo) e parlare il dialetto. Alessio Boni ha scelto di cambiare “voce e vita” e, dal teatro al cinema, alla tv, non si è più fermato. «Il segreto? Una matita tra i denti...».
Alessio Boni, 45 anni portati giusti, è diventato attore dopo aver fatto di tutto: piastrellista, muratore, pony-express, babysitter.
Adesso recita. Adesso, proprio nel senso di qui e ora, nel ristorante in cui ci siamo incontrati. È, come si dice, un po’ “impostato” (poi mi spiegherà che si tratta di una “maschera di protezione multistrato”). Decido di partire da qui: dalla tecnica di recitazione.
Gli chiedo un consiglio: come si fa a perdere l’accento del Nord (è nato a Sarnico, in provincia di Bergamo). Lui dice: «Mi guardi le labbra» e pronuncia una lunga, incomprensibile, frase in dialetto.
Non ho capito. Lei non ha praticamente aperto bocca. «Se parlo bergamasco, tengo le labbra chiusissime. Guardi adesso». Prende una matita, la mette fra i denti, apre un libro e declama una pagina intera. «Vede: aprendo bene la bocca, comincio a perdere l’accento. L’ho fatto per mesi: giravo con una matita da usare quando dovevo dire qualcosa».
Adesso ha una pronuncia perfetta: neutra ed elegante. Come ci si sente quando si cambia voce?
«Diversi. Ci si lascia alle spalle qualcosa. Quell’accento è il mio passato, un pezzo di me».
Adesso è romano?
«Cosmopolita: il mondo è rotondo e c’è sempre qualcosa più a Sud o più a Nord di noi».
Lei perché se ne è andato dal suo Nord?
«Mi stava stretto. Avevo un futuro garantito: il piastrellista, come mio padre. Ma quello lì non ero io».
Lei era un attore...
«Ma va’. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare. Volevo solo andare via. Sono arrivato a fare l’attore per caso, vedendo uno spettacolo che mi ha incantato».
Da lì in poi è stata un’ascesa: Strehler, Ronconi… i grandi registi. E poi la televisione, le fiction. E il cinema con lo straordinario successo de “La meglio gioventù”…
«No, non è stata tutta un’ascesa. Ho avuto momenti difficilissimi. Nel 1995 sono stato senza lavoro per 11 mesi. Sono andato in depressione profonda, sono stato malissimo. Poi la fortuna si è di nuovo girata dalla mia parte».
Il successo è una questione di fortuna?
«Non solo. Ma anche».
Le è mai capitato di pensare di non essersi meritato qualcosa?
«No, le parti che ho avuto me le sono tutte guadagnate. Mi è capitato però di pensare che mi pagassero troppo per quello che stavo facendo. Sa, io nasco piastrellista».
Il denaro l’ha cambiata?
«Nascere ricchi è diverso: hai un modo di portarti in giro che io non avrò mai. Io sono uno che, quando esce da una stanza, spegne la luce».
Adesso è in tv con la miniserie “I cerchi nell’acqua” (con Vanessa Incontrada, su Canale 5). In primavera sarà Walter Chiari, in una fiction sulla sua vita. È vero che si è pentito di aver accettato questa parte?
«No. È vero che è stato difficilissimo interpretare un personaggio che molti conoscevano bene. Non volevo “imitarlo”, sarebbe stato patetico. Ma dovevo dare l’idea di lui, della sua straordinaria, disperata vitalità».
Dai: mi faccia Walter Chiari, adesso. (Alessio lo fa davvero e, devo dire, è bravissimo).
«Il problema è che Walter era dieci persone diverse: era lo showman, l’attore, il padre, il grande seduttore…».
Che cosa faceva alle donne?
«Le faceva sentire uniche. Tutte quelle che ha amato hanno detto di essere stata “la più amata” da Walter».
E lui, è stato amato?
«Non credo. Molto desiderato, ma non amato per davvero: è morto completamente solo».
Lei è fidanzato?
«Sì, con Francesca. Punto».
Riservato.
«È lei che non vuole che si parli di noi».
Parliamo di donne, allora.
«Le donne? Mi dispiace che non camminino sul tappeto rosso che si meriterebbero. Io vengo da una famiglia semplice, dove mia madre è sempre stata la regina, autorevolissima. Sono abituato a trattare le donne con molto rispetto. E loro equivocano, sempre».
Nel senso che credono che lei si interessi a loro?
«Al contrario: credono possa fare a meno di loro. Io chiedo pochissimo a chi sta con me. Non direi mai a una donna: “Seguimi in Lituania perché devo girare una fiction. Penso che debba essere lei a scegliere. Il mio rispetto viene scambiato per distanza. Succede continuamente».
Lei è troppo silenzioso.
«Sono un uomo di lago (Sarnico è sul Lago d’Iseo, ndr), per me il silenzio è importante. La più bella conversazione che ho avuto quest’anno è stata con un amico. Abbiamo fatto il viaggio Roma-Bari senza dire una parola. Ci siamo detti tutto».
Dica la verità, lei detesta le interviste.
«Che cosa glielo fa pensare?».
La faccia e il tono che aveva all’inizio della nostra conversazione. Dava l’impressione di recitare a soggetto.
«Il fatto è che molti fanno domande senza essere realmente interessati alle risposte. E allora metto la maschera, faccio la parte. Meno mi piace la situazione più la maschera è spessa».
Adesso, com’è?
«Ehi, non creda ora io sia a viso completamente scoperto… Lo sono solo in famiglia».
E com’è la sua vera faccia, senza maschera?
«Distesa. Con meno rughe, persino».
© Riproduzione riservata