Fotogallery Alessandro Roja: «Ho fatto il papà (e mi è piaciuto)»
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Nel suo ultimo film alessandro roja è stato conquistato dal bambino che interpreta suo figlio. a noi ha detto di essere pronto a metter su famiglia anche nella vita vera. E lo ha ripetuto alla sua addetta stampa (Che si dà il caso sia la sua compagna...)
Nel suo ultimo film Alessandro Roja è stato conquistato dal bambino che interpreta suo figlio. a noi ha detto di essere pronto a metter su famiglia anche nella vita vera. E lo ha ripetuto alla sua addetta stampa (Che si dà il caso sia la sua compagna...).
Sorriso accogliente e simpatia da romano doc, il 33enne Alessandro Roja rientra a pieno titolo nella categoria degli attori che non se la “tirano”. E lo dichiara subito: «Non mi piace l’atteggiamento di alcuni colleghi che vogliono a tutti i costi inscenare la parte del tenebroso. Anche perché, spesso, vai a vedere e scopri che questo “mistero” è soprattutto noia».
Possibile che il suo carattere solare non nasconda qualche ombra? - gli chiedo. «Cerco di non far pesare i miei malumori sugli altri. I problemi li tengo per me». Di sicuro, non sono capitato in una delle sue giornate “storte”: mangiamo pizza e, a un certo punto, ci coalizziamo per far entrare nella nostra intervista la sua addetta stampa, nonché fidanzata da due anni, Claudia Ranieri (figlia dell’ex allenatore dell’Inter e titolare dell’agenzia di comunicazione Woolcan, dove ci siamo dati appuntamento).
Ma prima di questo “cameo” bisogna parlare di un’altra qualità di Roja, il talento di trasformarsi. Se con il Dandi, nella serie tv Romanzo criminale, aveva indossato i panni di un delinquente elegante e manipolatore, ora come protagonista del film di Carlo Virzì I più grandi di tutti (nelle sale) lo vedremo nel ruolo di Loris: un uomo sposato, con un figlio, che vede tornare in vita i sogni del suo passato.
Merito della telefonata di un giornalista che gli propone un’intervista sul gruppo musicale in cui suonava la batteria da giovane e la possibilità di tornare a esibirsi. Ma prima bisogna rintracciare gli altri componenti della sua rock band, i “Pluto”. «Carlo Virzì, che è un musicista (cantante e chitarrista dei livornesi Snaporaz, ndr), teneva alla gestualità per rendere verosimile il personaggio.
Mi faceva guardare i video di Rob Gardner, batterista dei Guns N’Roses, e di Phil Rudd, degli AC/DC. Poi, mi sono fatto arrivare tamburi e piatti a casa e, con l’aiuto di un coach (Rolando Cappanera, della band Strana officina, ndr), ho scoperto che mi piace suonare - male - questo strumento. E mi sono tolto anche una soddisfazione: dopo una scena mi hanno detto che davvero sembravo un batterista che “ha la pacca”, cioè che picchia forte».
“I più grandi di tutti” è una commedia rock?
«Credo che si tolga qualcosa al film volendogli dare un’etichetta. Racconta di amicizie, sentimenti. La musica è la spina dorsale di una storia che, in fondo, parla di tutti noi».
Lei che musica ascolta?
«Ho appena fatto una nuova playlist sull’iPod. Insieme alle icone assolute, come John Coltrane per il jazz e i Led Zeppelin per il rock, ci ho messo Tom Waits, i Joy Division, gli Afterhours e Lucio Dalla».
Nel film, Loris è un genitore “sui generis”…
«Il suo rapporto con il figlio è invertito. Lui è un papà per caso, incerto e insicuro. Mentre Ciccio, suo figlio, sa che suo padre è un disoccupato, conosce cosa significa questo termine: sicuramente ne soffre, però questo non impedisce la complicità tra loro. Anzi, la stima del figlio aumenterà grazie alla musica, un talento che Loris teneva nascosto: non è da tutti avere un papà che è stato una rockstar. Ciccio, in questo, è un bambino molto contemporaneo».
Lei come si è trovato nei panni di apprendista papà?
«Se hai un figlio come Niccolò, l’attore del film, sei fortunatissimo. Ho instaurato un bel rapporto con lui, mi divertivo a fargli regali, lo viziavo. Sì, insomma, sono già entrato nel ruolo paterno» (ride). «Mi piaceva la sua timidezza, perché quando ti dava degli abbracci sentivi che erano veri. E poi vive con i genitori in un paesino che si chiama Nuvola. Me lo immagino col suo sorriso fantastico che galleggia su un fiocco bianco. Ho parlato troppo: il desiderio di diventare papà ce l’ho, eccome».
Prima, però, si sposerà?
«Lo deve chiedere a lei. Claudia, hai sentito?». Roja alza la voce verso l’altra stanza dove strategicamente si è “ritirata” la sua fidanzata. «Comunque, le nozze non cambierebbero nulla. Io già sento di aver fatto una scelta, di aver intrapreso un cammino insieme. La responsabilità di non fare stupidaggini con la persona che amo me la sono presa. Però non è giusto che lei, di là, ascolti queste cose!».
Claudia Ranieri viene convocata e “costretta” a rispondere alla domanda sulle nozze: «Abbiamo la stessa opinione sul matrimonio e io mi vedo come mamma in tempi non lunghi. Sarà che Alessandro mi ha convinta nella sua imitazione del papà perfetto: ha una pazienza infinita con i bambini».
La proposta di matrimonio: dove, come, quando?
«Lei ha già degli indizi sul luogo dove avverrà la mia dichiarazione», ammette lui, subito interrotto dal tono ironico della fidanzata: «Qui entra in gioco la scaramanzia più totale. Quindi, non diciamo più nulla a riguardo».
Il difetto di Alessandro Roja in amore?
«Voglio avere sempre ragione», dice lui. «Però poi se sbaglia chiede scusa», interviene lei.
Le è mai successo, come al personaggio che interpreta, che qualcuno arrivi dal passato e le cambi la vita?
«Il giorno del mio 21° compleanno un amico di mio fratello mi regalò la videocassetta di Accattone di Pier Paolo Pasolini e mi disse che quell’anno avrebbero riaperto le iscrizioni al Centro sperimentale di cinematografia. Volevo fare l’attore e le sue parole mi folgorarono. M’informai, m’iscrissi, passai le selezioni. Ed eccomi qua».
Adesso che siamo tornati soli (Claudia è ritornata nel suo ufficio, ndr): come gestisce le ex fidanzate?
«Non ho mai avuto rotture brusche anche perché non ho mai avuto legami lunghi. Erano storielle da ragazzo».
La sua attuale relazione, invece, dura da un paio d’anni…
«La differenza l’ho ben presente. Ho incontrato la persona giusta. Sento che la mia vita da uomo è cominciata».
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