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Jersey Boys: pro e contro del nuovo film di Clint Eastwood

Home » Lifestyle » Cinema, tv » Jersey Boys: pro e contro del nuovo film di Clint Eastwood

Jersey Boys: pro e contro del nuovo film di Clint Eastwood

foto di Valentina Barzaghi Valentina Barzaghi — 18 giugno 2014

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Bel film, ma con pecche evidenti: vi spieghiamo perché guardarlo (o anche no)

«Jersey Boys», l'ultima fatica di Clint Eastwood, nonché adattamento cinematografico di uno dei più celebri musical di Broadway, arriva nelle sale italiane mercoledì 18 Giugno. Vi spieghiamo perché ci è piaciuto, e perché no.

La storia narrata è quella dei The Four Seasons, da piccoli gangster del New Jersey a leggendario gruppo rock. Per la sua trasposizione, Eastwood ha voluto mettere il fuoco non solo su quella che è la storia conosciuta ai più, ma anche su quella dietro le quinte, tra fratellanze, litigi, incomprensioni, malavita.

CI È PIACIUTO PERCHÉ:

Musica. «Sherry», «Big Girls Don't Cry», «Walk Like a Man» sono solo alcuni dei grandi successi dei The Four Seasons. L'adattamento delle musiche per il grande schermo è firmato da quella che era la mente e la penna del gruppo, Bob Gaudio. Sia per i fan sia per tutti coloro che andranno al cinema credendo di non conoscere la band, ma poi scoprendo di sapere tutte le canzoni, la tentazione di mettersi a cantare e ballare sarà irrefrenabile.

La fratellanza. «Jersey Boys» non è solo un film sulla musica, ma anche sulla storia di una fratellanza che non si può sciogliere. Frankie Valli e Tommy De Vito sono cresciuti insieme nella periferia più malfamata del New Jersey, tra servigi alla Mafia e piccoli furti. Soprattutto per Tommy, il passato e le cattive abitudini sono qualcosa da cui non sa svincolarsi e che mette a repentaglio l'amicizia con Frankie, che però non può certo chiudergli la porta in faccia.

Christopher Walken. Sarà quella sua incredibile maschera facciale o quei personaggi un po' strampalati che sceglie con cura d'interpretare, ma anche nel ruolo del mafioso Gyp DeCarlo è incredibile in ogni sua comparsa in scena.

John Lloyd Young, Erich Bergen, Michael Lomenda e Vincent Piazza. Eastwood non voleva attori hollywoodiani riconoscibili per questo film e così ne ha scelti alcuni dalla produzione teatrale. John Lloyd Young-Frankie Valli, Erich Bergen-Bob Gaudio e Michael Lomenda-Nick Massi sono tornati a interpretare i personaggi che li hanno resi celebri, mentre Vincent Piazza-Tommy DeVito è stata una new entry. Un'ottima performance per questi ragazzi a cui le doti musicali certo non mancano, ma che si sono dimostrati anche dei buoni attori.

NON CI È PIACIUTO PERCHÉ:

Parlata in camera. In molti momenti, Eastwood affida la narrazione ai differenti membri della band che, parlando in camera, ci raccontano parti di quella storia che non viene mostrata. Cinematograficamente parlando, un trucchetto abbastanza fastidioso, considerando che il film dura più di due ore.

Alla lunga, diventa il biopic di Frank Valli. La prima parte del film, quella del racconto su come si è formata la band, è ben fatta e strutturata. Ogni personaggio ha un ruolo preciso nella vicenda e narrativamente ci tiene attaccati allo schermo. Vogliamo saperne di più. Poi inizia il momento dei problemi tra i membri del gruppo, ma Eastwood, al posto di alzare il tiro, lo abbassa. Vira precipitosamente sulla figura e la storia di Frankie Valli, dimenticandosi un po' troppo degli altri.

La vita oltre la musica. Eastwood non si limita alla musica, ma vuole raccontare anche le vite fuori di scena dei The Four Seasons, soprattutto quella di Valli. Troppa carne al fuoco, però, è rischiosa. La crisi con la moglie e la figlia di Valli, i debiti di gioco e i traffici loschi di DeVito, la rabbia di Massi che monta sempre più... a un certo punto esplodono, ma non essendo lo spettatore entrato in empatia col personaggio e la sua storia, l'unico vero dramma che scatenano è quello del punto di domanda gigantesco nella testa.

Clint Eastwood. Ovviamente, qualsiasi film poco riuscito di Eastwood è alla stregua di uno di quelli che in molti non realizzeranno mai nella vita, anche impegnandosi. Detto questo, capiamo che la vecchiaia ormai lo porti ad accelerare i tempi sulle produzioni e tanto di cappello al fatto che, superati gli ottant'anni, abbia ancora tutta questa volglia di sperimentare con generi e storie, ma Clint... la musica evidentemente non fa per te.

© Riproduzione riservata

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