Blanca Padilla: «Il mondo mi guarda»
È diventata modella per caso, ma la sua carriera ha preso il volo in fretta. La spagnola Blanca Padilla prima è stata scelta da Victoria’s Secret, poi Givenchy l’ha voluta come nuova musa di bellezza. Lei, intanto, continua a studiare tra un viaggio e l’altro. Perché la sfida che l’appassiona di più non è essere famosa, ma unica.
L’avevo vista solo in foto prima di aprire la porta della suite all’ultimo piano dell’hotel Park Hyatt Paris-Vendôme di Parigi e trovarmela di fronte, in posa per il servizio in esclusiva per Grazia. Distesa su una chaise longue in un abito di seta nero dalla scollatura vertiginosa, la modella spagnola Blanca Padilla, 23 anni, mi è apparsa come una bellezza inaccessibile. In realtà, fuori dal set, è una persona dolce e aperta, come scopro durante la pausa pranzo, quando si siede con me a un tavolino della suite, versa un bicchiere d’acqua e mi rivolge un sorriso caloroso.
Per la modella, che ha festeggiato il suo compleanno in Thailandia in una casa di bambù galleggiante, l’anno che si è appena concluso è stato memorabile: nuovo volto del make up Givenchy - ruolo che, prima di lei, era spettato all’attrice americana Liv Tyler e alla top model italiana Mariacarla Boscono - è stata una delle mannequin più ammirate sulle passerelle internazionali, da New York a Parigi, passando per Milano.
Ciliegina sulla torta, ha definitivamente spiccato il volo nel novembre dell’anno scorso, grazie a un paio di enormi ali dorate indossate a Shanghai durante lo show del marchio di biancheria intima Victoria’s Secret: «Ma non erano così pesanti come poteva sembrare», assicura. Tutto questo successo le ha forse fatto montare la testa? «A dire la verità», spiega la top sorseggiando un bicchiere d’acqua in accappatoio bianco, schiena dritta e testa alta, «mi ha fatto riflettere su come la mia popolarità potrebbe ripercuotersi positivamente sulla vita degli altri». Blanca è posata e riflessiva. Non fa parte delle cosiddette “instagirls”, che costruiscono la propria celebrità sui social e sono protagoniste dei giornali di gossip.
Se dovesse descriversi, qual è la qualità che la definisce?
«La perseveranza. Sono “cabezota”, testarda : se ho in mente un obiettivo, è difficile che cambi idea».
Essere scelta come beauty testimonial da Nicolas Degennes, direttore artistico make up e colore di Givenchy era uno dei traguardi a cui aspirava?
«Quando ho debuttato nella moda, Givenchy ha attirato subito la mia attenzione per il modo in cui riesce a dare valore alle donne e sa renderle belle e forti. Quindi sì, è un sogno che si realizza».
Visto che parliamo di donne: anche nell’universo fashion si è spezzata l’omertà sulle molestie sessuali. Che cosa ne pensa di iniziative come quelle della sua collega Cameron Russell, che ha trasformato il suo profilo Instagram in una tribuna per le modelle vittime di violenze?
«Credo che sia giusto e coraggioso far sentire la nostra voce per denunciare gli abusi subiti. La considero una forma di responsabilità. È fondamentale che noi donne restiamo unite e solidali».
Nell’industria della moda è facile stabilire legami di amicizia e solidarietà femminile?
«Come in un qualsiasi altro ambiente di lavoro, né più, né meno. Io sono stata fortunata, ho incontrato persone meravigliose, integre e oneste, che ora fanno parte della mia vita».
Lei è nata e cresciuta a Madrid. Come è cominciata la sua carriera internazionale?
«Come per molte mie colleghe, il caso ha giocato un ruolo fondamentale, almeno all’inizio. Avevo 18 anni, ero in metropolitana con il mio ragazzo quando un talent scout si è avvicinato e mi ha spiegato che avevo le carte in regola per diventare modella. Devo dire che ha saputo essere molto convincente».
Perché? Che cosa le ha detto?
«Mi ha assicurato che avevo già in me tutto il potenziale necessario, e che dovevo soltanto esprimerlo. Così ho pensato che valesse la pena tentare. Qualche mese dopo, vivevo già a New York».
È vero che sua madre, in un primo tempo, non era così entusiasta della sua scelta?
«Era molto felice per me ma, come tutte le mamme, era triste all’idea di vedermi lasciare il nido. È una reazione normale, soprattutto in una famiglia unita come la mia. Il legame con mia madre è ancora fortissimo. Lei e mio padre vengono spesso a trovarmi a New York. E appena posso torno a Madrid, dove sono ancora iscritta all’università».
Che cosa sta studiando?
«Comunicazione alla Business & Marketing School. Sin da bambina mi è sempre piaciuto scrivere, perché mi permetteva di esprimere il mio mondo interiore e la mia creatività, ma anche di razionalizzare le emozioni. Pensavo che avrei potuto seguire le mie inclinazioni lavorando in pubblicità».
Ha un metodo particolare per preparare un esame tra una sfilata e un servizio fotografico?
«Approfitto delle ore libere. I viaggi in aereo sono un’occasione per studiare, sempre che non ceda alla stanchezza. A volte, ho anche l’occasione di mettere in pratica ciò che imparo sui libri. Per esempio, ho trovato interessante la campagna di comunicazione per il lancio della nuova collezione make up Givency di cui sono testimonial».
Lei è una delle poche modelle spagnole ad aver sfilato per Victoria’s Secret, e la sola a essere stata selezionata due volte, nel 2014 e nel 2017, un record. Che effetto le fa?
«Stento ancora a crederci. Quattro anni fa ero troppo nervosa e tesa per apprezzare l’atmosfera dello show. Mi tremavano le gambe e il cuore batteva così forte che temevo che gli altri potessero sentirlo. Questa volta ero molto più sicura e determinata. Fin dal provino è andato tutto bene».
Su Instagram ha scritto di aver imparato molto dai suoi errori. Che cosa intendeva dire?
«Riflettere sui propri sbagli è la prima regola per migliorare. Quando qualcosa non va, cerco di analizzare il problema da ogni angolazione e di darmi una risposta, senza facili giustificazioni. È una disciplina mentale che mi sono imposta. A volte non è facile rispettarla ma sono tenace e, se m’impongo qualcosa, non indietreggio».
A parte darsi una disciplina, che cosa le ha insegnato la sua professione?
«Ad aprire precocemente gli occhi sul mondo, su tutto ciò che di bello e di brutto ci può offrire. Uscire di casa quando si è molto giovani è come fare un corso accelerato sulla vita. Anche se la famiglia ti è vicina, è inevitabile fare qualche passo falso. Ecco perché la riflessione sugli eventuali errori è indispensabile».
Se si confrontano le sue foto di oggi con quelle di qualche anno fa, si nota che il suo corpo è cambiato: più sottile, più definito, è evidente che ha lavorato molto in palestra. Per lei è stato un obbligo o una vera passione?
«La verità è che, da quando mi alleno regolarmente, mi sento molto bene. All’inizio mi piaceva sperimentare nuove discipline, ma oggi ho un allenatore bravissimo e gli resto fedele. Non ho un orario fisso per gli esercizi, a volte li eseguo la mattina presto, altre la sera tardi. Per il mio benessere personale ormai non posso più farne a meno».
Che consigli darebbe alle ragazze che sognano una carriera come la sua?
«La prima regola è non dubitare delle proprie capacità. In questa professione, come in molte altre, bisogna imparare a incassare i colpi. Se al primo “no” cominci a considerarti una nullità e a piangere su te stessa, non andrai lontano. Un altro punto di forza è restare fedeli a se stesse. Voler assomigliare a qualcun altro è sbagliato, finisci per essere catalogata come una pallida copia».
Che cosa la rende davvero felice?
«La consapevolezza di avere una famiglia unita, che mi ama. Sapere che c’è sempre qualcuno su cui puoi fare affidamento è una sicurezza».
E poi?
«Sono fiera della persona che sto diventando. Siamo plasmati dalla nostre esperienze e il mio mestiere mi offre opportunità che solo qualche anno fa non osavo neppure immaginare».
Parlando di esperienze, ho visto che ha posato con dei giaguari. Non è morta di paura?
«No, il giaguaro è un animale meraviglioso, ho anche lanciato un appello per la sua salvaguardia. Se ti trova di suo gusto, metaforicamente parlando, ti lancia uno sguardo così complice, così profondo che ti resta indelebilmente impresso nella memoria. Ed è proprio quello che è capitato a me».
E se per caso non gli vai a genio?
«Allora ti volta le spalle e se ne va. Potremmo imparare molto da lui».
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