Non ho mai fatto pace con i miei capelli. E voi?
Finalmente in vacanza. Rilassata, contenta e con poche decisioni da prendere, al massimo che cosa scegliere tra focaccia alta e bassa (io sono per la bassa). Ma su di una sono in crisi… che cosa faccio con questi capelli?
Voi lo sapete, vero, che i capelli per molte, moltissime di noi sono un problema superiore perfino a quello dei chili di troppo o delle scarpe giuste?
Per ragioni che perfino la scienza non è riuscita a spiegare, le donne sono da sempre insoddisfatte della propria chioma, a prescindere dalla realtà. Chi ha i capelli ricci, li vorrebbe lisci e setosi e quindi, dalla più tenera infanzia, si sottopone a delle orrende torture per domare quegli odiosi ribelli.
D’altro canto quelle che li hanno dritti ricorrono a permanenti, piastre, aggeggi vari per simulare qualche onda. Le bionde si tingono di nero, le scure di chiaro… Va be’, questo attiene alla complessa natura femminile, quella insana voglia di perfezione che sconfina spesso per noi nell’insoddisfazione cronica.
Le donne che hanno tanti capelli (che, tra l’altro, assomigliano molto dal punto di vista psicologico a quelle che hanno la misura di reggiseno superiore alla terza) non perdono occasione per lamentarsi della loro sfortuna (!?): per lavarli ci vuole mezz’ora, per asciugarli un’ora… Noi normo/poco dotate ci sottoporremmo volentieri alla faticaccia, peccato invece che i nostri quattro peli si asciughino in un attimo, ma così come viene, per poi sporcarsi altrettanto velocemente, in un processo che non ha soluzione di continuità.
Io, come si vede anche dalla foto, non ho mai avuto una gran testa (tricologicamente parlando, s’intende) e ho sempre portato i capelli corti.
Ciclicamente, però, mi prende la velleità di farmeli crescere per osare almeno, che so, un carré. Il che rappresenta un’impresa titanica, come sanno tutte quelle che ci hanno provato, quando si parte da un taglio scalato. Giorno dopo giorno, la testa assume dimensioni sempre più bizzarre e confuse.
I capelli è come se approfittassero della “pausa di riflessione” per consentirsi i più inconsulti movimenti anarchici. Prima di partire per le vacanze ero arrivata all’apice del disordine formale, che mi provocava anche un fastidioso disordine interiore, come uno stato di sospensione, un disagio a cui dovevo porre rimedio intervenendo prima possibile.
Incurante di tutti i complimenti per i miei capelli più lunghi (stai meglio, hai l’aria più dolce), avevo già fissato l’appuntamento con il parrucchiere per, come si dice, darci un taglio e stroncare ogni velleità femminile. Quando un’amica ha trovato la corda giusta: è estate, mi ha detto, aspetta, un’aria un po’ selvaggia è accettabile in vacanza e ne approfitti per farli crescere ancora, così a settembre hai più possibilità di scelta.
Ci sono cascata e adesso giro come un rocker Anni 70 misto a Hello Kitty: mini coda di cavallo, una molletta a fermare la frangia e, quando proprio sono esasperata, mi piazzo in testa un cappello.
Sono arrivata al punto che guardo con invidia gli uomini che girano orgogliosamente a cranio pelato. In fondo a noi piacciono e fanno tanto virile… Ma perché tutti i privilegi a loro?
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