Tiziana Ferrario: «C'è bisogno di uomini nuovi»
Esistono uomini nuovi? La risposta è sì e io li ho raccontati. Non è stato facile trovarli, ma ci ho provato e posso confermare che esistono anche in Italia, uno tra i Paesi più patriarcali dell’Occidente. Ho pensato fosse giunto il momento di dare voce agli uomini non maschilisti, di sentire le loro opinioni e di cogliere le differenze che stanno agitando l’universo maschile.
“Comportati da uomo!” è un’espressione che i maschi si sentono dire spesso nel corso della loro esistenza e che determina gran parte delle loro azioni. Ma che cosa vuol dire? È una frase che viene da lontano, da un modello culturale che in Italia stenta a tramontare, che vuole l’uomo forte, restio a manifestare i propri sentimenti, determinato a non lasciarsi andare né a emozioni né a lacrime, protettivo della propria compagna, neanche fosse una sua proprietà da governare. Un’idea di mascolinità tossica che ha fatto tanti danni, sfociata a volte in bullismo e violenza, man mano che le ragazze hanno acquistato più autonomia e libertà di pensiero.
La nostra società è in trasformazione, alle bambine è stato spiegato che non devono porre limiti alle loro passioni, ma siamo sicuri che stiamo facendo abbastanza per i bambini? Il rischio è che i maschietti vengano plasmati secondo un’idea vecchia di virilità incompatibile con il cammino intrapreso dalle ragazze. Ma questo modello nasconde anche tante insidie e alcuni giovani se ne sono accorti e stanno girando le spalle a quell’idea di uomo che si sono visti cucire addosso sin da piccoli.
Quanti ancora sono invece prigionieri inconsapevoli e felici in quel modello? Nel libro Uomini: è ora di giocare senza falli! (Chiarelettere) ho cercato di raccontare quegli uomini nuovi che credono in un’alleanza con le donne e rifiutano comportamenti maschilisti, mi sono fatta spiegare il loro cammino di impegno verso un’idea di società più paritaria, dove le responsabilità sono condivise e la voglia di paternità non conosce imbarazzi.
Nella foto: Tiziana Ferrario. Credits: Mirta Lispi
Ho fatto parlare scrittori, giornalisti, conduttori e autori tv che tanta responsabilità hanno nel diffondere modelli di comportamento, politici stranieri perché nel nostro Paese è ancora difficile trovarne di non maschilisti tranne rare eccezioni, cantanti, professori. È emersa una differenza generazionale, c’è chi come Roberto Vecchioni, 77 anni e tante canzoni sulle donne, mi ha raccontato del suo cammino di consapevolezza stimolato dalla moglie Daria e chi come lo scrittore Matteo Bussola, 49, mi ha parlato della sua scelta di vivere a tempo pieno la sua paternità con le tre figlie.
Ho scelto volutamente un titolo provocatorio, ispirato al linguaggio del calcio, perché gli uomini lo capiscono al volo. Speriamo che abbiano voglia di guardarsi allo specchio e riflettano su quanto stanno perdendo restando arroccati nei loro privilegi. Certo vanno stimolati, ma che cosa abbiamo da perdere provandoci?
© Riproduzione riservata
© Riproduzione riservata