Le donne di Piazza Tahrir
Piazza Tahrir è stata dapprima il simbolo della rivolta contro il dittatore Hosni Mubarak, poi delle manifestazioni contro il governo dell’islamico Mohamed Morsi, infine del massacro dopo il colpo di stato che ha rovesciato Morsi.
Piazza Tahrir è stata dapprima il simbolo della rivolta contro il dittatore Hosni Mubarak, poi delle manifestazioni contro il governo dell’islamico Mohamed Morsi, infine del massacro dopo il colpo di stato che ha rovesciato Morsi.
Ma è anche il simbolo della violenza sulle donne, perché con gli scontri di piazza sono aumentati gli stupri.
Dalla fine di giugno sono stati denunciati 200 casi di violenza contro giovani e anziane.
Mentre gli integralisti islamici hanno accusato le vittime, secondo loro colpevoli di scendere in piazza con gli uomini, alcune femministe egiziane hanno definito gli stupri «terrorismo sessuale» con lo scopo di respingere le donne in un ruolo di sottomissione.
Eppure, il femminismo è uno degli inattesi vincitori in Egitto, perché mai come negli ultimi tre anni le donne sono uscite allo scoperto, denunciando non solo gli abusi, ma sfidando anche i tabù di una società violentemente maschilista.
Se la cosiddetta Primavera Araba è fallita e l’islam di Morsi è stato il peggior nemico delle egiziane, si è però anche indebolito il fascino dell’integralismo religioso e una nuova generazione di donne si sta affacciando, più forte nonostante tutto, all’orizzonte.
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