Paletti: l'importanza di essere me stesso
Un pomeriggio con Paletti in aperta campagna per scoprire il suo nuovo album Super. Leggete l'intervista e scoprite l'esclusivo editoriale
La sua musica è l’assemblaggio perfetto tra classiche sonorità autoriali italiane e ricerca tra le più valide realtà musicali contemporanee. Paletti, dopo l’esperienza con i The Record’s terminata nel 2012, ha iniziato un percorso solista basato sull’autenticità: i suoi pezzi, la sua musica, tutto il progetto, sono estremamente sinceri e, per il futuro, Paletti si augura di poterlo essere ancora di più. Super è il suo ultimo disco, presentato alla recente edizione del Mi Ami e che lo porterà in giro durante l’estate per tutta Italia.
Paletti
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Come si è evoluto il tuo rapporto con la musica nel tempo?
La musica c’è sempre stata, l’ho conosciuta da piccolissimo, quando avevo 5 anni. Poi sono arrivati i The Record’s e con la band abbiamo girato molto: abbiamo pubblicato un disco negli Stati Uniti, siamo stati lì spesso. Paletti ha avuto, invece, un esordio acustico, e poi si è evoluto con più elettronica e pop d’oltreoceano. Ma sempre con i piedi ben piantati nel territorio italiano. Così è anche Super, il mio ultimo disco.
Perché proprio la musica?
Non ho scelto io, è lei che ha scelto me. È stata una specie di vocazione, già da piccolo giocavo con le noci sul tavolo cercando di creare dei suoni. La musica mi ha dato una direzione e ancora oggi faccio fatica a intenderla come lavoro.
Sei musicista, ma anche autore per altri artisti. Ad esempio, un tuo pezzo, Ma che ci faccio qui, è finito nel disco di Mina e Celentano. Mi racconti com’è andata?
Era un pezzo che avevo scritto un paio di anni prima. Lo avevo dato alla Caselli, allora ero parte di Sugar, e lei l’ha passato a Mina. Un giorno ero a un aperitivo e mi chiama un numero sconosciuto: “Ciao, sono Mina”. Non ci credevo, ovviamente, ma era tutto vero. Io le davo del lei, e questo la faceva infuriare: “Del lei lo dai a tua sorella”.
Hai un passato molto interessante. A 19 anni sei andato a Londra, per quanto tempo hai vissuto lì?
5 anni. Dopo qualche mese da cameriere ho deciso di iscrivermi a un triennio universitario di Sound Design. Poco dopo ho trovato lavoro in uno studio di post-produzione molto importante. Lavoravamo per film grandissimi, pensa che il terzo mese di lavoro, sono rimasto una settimana da solo in studio con Ridley Scott. Ho scoperto che è una persona estremamente sensibile, non solo dal punto di vista visivo, ma anche sonoro. Sa tutto di musica.
« So benissimo che è importante comunicare anche a livello estetico quello che vuoi dire con le parole. »
Hai vissuto a Londra in un periodo molto fervido, musicale ma anche a livello di moda. Ti ricordi cosa ti piaceva?
Londra mi ha aiutato molto a scoprire quale fosse il mio gusto estetico. All’epoca iniziavano a girare per Londra i primi indie rockers, quindi jeans skinny strappati Cheap Monday. Io ero molto per il total black, poi mi sono colorato un po’. I tempi dei The Record’s sono stati molto divertenti sotto questo punto di vista: nei primi anni ci vestivamo solo di bianco e nero, poi abbiamo scelto uno stile barocco, anche grazie a un negozio vintage che ci prestava vestiti bellissimi.
E oggi? Presti attenzione al modo di vestire?
Non molto, ma cerco di curare l’aspetto visivo mio e della band sul palco, anche ricreando i colori della copertina di Super, il giallo e il nero.
Esiste un legame tra la tua musica e il look che scegli per i vari concerti?
Sì, il look è una conseguenza della musica. So benissimo che è importante comunicare anche a livello estetico quello che vuoi dire con le parole. La vanità c’è, è inutile negarlo, ma principalmente è una questione di comunicazione.
So che sei al lavoro per un’App che crea colonne sonore per fumetti e libri. Me ne parli?
Certo, è un progetto a cui tengo molto. Si chiama e-mooks: creo musiche ed effetti sonori per fumetti, libri, romanzi e anche favole. Un algoritmo individua la tua velocità di lettura e ti crea una base sonora d’accompagnamento. Ora stiamo facendo un sacco di media giapponesi e coreani.
Questo è un 2018 pieno per te…
Un anno stupendo. E mi sono anche sposato poche settimane fa! Ora suonerò in giro per l’Italia e sto anche lavorando al mio prossimo disco.
Hai già delle idee?
Sì, sarà ancora più assurdo di Super. Da sempre io cerco di ricreare qualcosa che mi rappresenti in maniera autentica, sia nella musica che nella scrittura. Lavoro a fondo per trovare il mio stile e il mio prossimo disco sarà sempre di più mio.
Words by Sabrina Patilli
Fotografia: Mattia Buffoli
Moda: Francesca Crippa
Grooming: Ginevra Pierin
Sitting Editor and production: Sara Moschini
Location: Zipo, Azienda Agricola
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