Fotogallery L’arte di Giulio Frigo: l’immagine è uno spazio misterioso
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Giulio Frigo è il giovane artista protagonista della sua prima personale alla Galleria Francesca Minini di Milano. La mostra si intitola Chora...
Giulio Frigo è il giovane artista protagonista della sua prima personale alla Galleria Francesca Minini di Milano. La mostra si intitola Chora, termine usato da Platone per definire un concetto piuttosto ampio e ambiguo di luogo, spazio. Lo stesso accade nella mostra, che è una mostra di pittura, sì, ma travestita da spettacolo di magia.
All’ingresso dovrete inserire dieci centesimi perché il gioco di prestigio abbia inizio e dal buio che avvolge lo spazio vengano illuminate le opere. La mostra non a caso è ispirata agli spettacoli di illusionismo di fine Ottocento, e ad attendervi una dopo l’altra sono immagini ingannevoli e misteriose. L’ombra di qualcuno che potrebbe essere lì ma in realtà non c’è (La presenza dell’assenza del signor F in contemplazione di una personalissima idea di bellezza), un cronometro che segna il passaggio del tempo prima che lo spazio venga avvolto di nuovo dall’oscurità, una partita a scacchi sospesa di cui sarà difficile accorgervi.
Un piccolo tunnel dell’inaspettato alla fine del quale vi aspetta il prestigiatore dal volto accartocciato e illeggibile, intento nel prestigio della levitazione. Innaturale sospensione della legge di gravità che ritorna nella stanza del Campo di girasoli sospeso ideale antitesi illuminata a neon dello spazio precedente.
L’intento di questo gioco è quello di lasciare una segno, una memoria, seppur misteriosa nel ciclo di continuo mutamento che viviamo quotidianamente. “Il mondo cambia e le immagini prodotte da chi lo abita rimangono ferme. Come un’eco lontana il lavorio paziente di alcuni individui è congelato nella materia di queste immagini. Pittura significa anche memoria. Una specie di supporto high fidelity di registrazione che conserva in sé l’impronta di ogni micro gestualità di colui che l’ha prodotta”, spiega Giulio Frigo.
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