Fotogallery Annette Merrild: “I miei nudi non sono politica, ma ricerca interiore”
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JustMad alla sua terza edizione fieristica è il catalizzatore più importante in Spagna per artisti emergenti e le gallerie che li rappresentano
JustMad alla sua terza edizione fieristica è il catalizzatore più importante in Spagna per artisti emergenti e le gallerie che li rappresentano. Dal 16 al 19 Febbraio, presso la nuova location dell’Hotel Silken Puerta America, artisti e collezionisti si sono incontrati per quattro giorni condividendo anche un ricco programma di dibattiti culturali.
Alla preview di JustMad abbiamo incontrato l’artista di origine danese Annette Merrild (1972) che vive e lavora a Barcellona dal 2006 e che, con i suoi lavori incentrati sulla rielaborazione di immagini erotiche, e’ diventata una delle artiste emergenti di maggior successo della scena spagnola (è presente in questi giorni sia ad ARCO sia a JustMAd con diverse installazioni).
Come ti senti, in quanto Danese, a essere una delle artiste emergenti più di successo in Spagna?
Il mio rapporto con la Spagna è ancora abbastanza conflittuale. Vengo da una cultura molto differente, molto più libera; tuttora, nonostante stia vivendo un’esperienza straordinaria, non mi sento completamente accettata e compresa in quello che è il mio percorso di ricerca.
In che modo la cultura spagnola ha influenzato il tuo lavoro, in questi sette anni passati a Barcellona?
La mia esperienza artistica è passata attraverso la scoperta della straordinaria cultura Catalana che in un certo qual modo è differente da quella Castigliana. Il mio studio si trova nella zona del Raval di Barcellona, vicinissimo al museo MACBA e alla zona universitaria. Questo “barrio”, che ha un’anima giovane, multietnica e bohemien, mi ha influenzato in modo sorprendente.
Abbiamo notato, sia ad Arco che a JustMad, una grande attenzione al corpo femminile e alla sensualità. Da cosa credi nasca questo interesse?
Credo che in passato fossero soprattutto artisti maschi a interpretare il corpo femminile, ora invece c’e una crescente attenzione da parte di donne artiste che rivendicano un ruolo di riscoperta del proprio corpo come punto di partenza per una ricerca più intima e spirituale.
Come ti senti in quanto donna nella Spagna di oggi?
Penso che la Spagna sia migliorata moltissimo nella qualità di vita per le donne, ma in un certo senso si sente ancora un fondo di cultura machista. Il mio lavoro per esempio viene a volte – erroneamente - considerato di tipo femminista. Per me il femminismo e’ una questione storicamente superata, nessuno in Danimarca si porrebbe questo problema: il mio non e’ un discorso politico ma di ricerca interiore.
Pensi che le artiste donne abbiano più appoggio dalle istituzioni? Che sia più facile oggi raggiungere un’affermazione?
Sfortunatamente, no. È ancora molto difficile realizzarsi come artiste. Esiste inoltre una grossa competizione fra artiste femmine anche più forte che fra i maschi. Io mi sento molto fortunata ad avere uno splendido compagno con cui condivido al 100% la mia vita familiare, cosa che mi permette di evitare la scelta dolorosa fra essere una donna artista di successo o una madre a tempo pieno.
Nella tua ultima produzione si nota molto l’uso dell’oro. Come è nata la passione per questo materiale?
L’oro è lo status symbol per antonomasia: rappresenta la ricchezza, il potere, il lusso. L’oro di cui faccio uso nelle mie opere però è finto, immateriale, uno specchietto per allodole. E’ un modo per ironizzare sulla nostra società, sul valori effimeri del consumismo. Crea una forte tensione fra l’opera e chi la guarda. Credo che esprima a pieno il momento storico in cui viviamo.
E così lasciamo Annette Merrild pensando che ha proprio ragione: non è tutto oro quel che luccica.
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