Fotogallery Un successo da 7 miliardi di copie in Kamchatka
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Un esilarante giro nel mondo delle fascette dei libri, dove tutto è "Straordinario!", "Incredibile!", "Strabiliante!"
Prima premessa: se siete dei puristi del libro, inteso come opera letteraria e non prodotto da supermercato, quello che state per leggere potrebbe farvi venire un po’ di orticaria.
Seconda premessa: qui non troverete consigli di lettura né giudizi su romanzi, saggi o biografie, il perché lo capirete presto.
Terza premessa: diamo onore al merito e diciamo che l’idea mi è stata ispirata da Stefano Meregalli, direttore del Libraccio di Via Vittorio Veneto a Milano, che mi ha mostrato tempo fa una minima parte della sua sterminata collezione di quello di cui parliamo in questa strano post.
Parliamo delle cosiddette “fascette”.
Le “fascette” sono quelle strisce di carta che vengono messe sopra le copertine e che hanno come scopo quello di attirare l’attenzione dell’eventuale compratore (non necessariamente lettore). Sono di colori sgargianti – la maggior parte gialle e rosse, più raramente azzurre, fucsia o verdi – e se a volte si limitano a citare un premio vinto, si tratti dello Strega o del Campiello, del Nobel o del Booker, altre riportano delle frasi ammiccanti che appartengono a diverse tipologie.
Vediamole. Anche se, ovviamente, per non sembrare spocchioso e per non offendere nessuno, renderò il più possibile irriconoscibili i riferimenti.
1) Diamo i numeri.
Il primo esempio è quello che strilla le copie vendute: tipo «Un successo da 100 mila copie». Ma il fatto che un’opera abbia venduto 100 mila copie significa che ci piacerà? È vero, se molti leggono lo stesso libro, significa che qual libro sa cogliere nel segno, perché l’unico vero metro di giudizio non è quello dei critici o dei letterati, ma dei lettori (per esempio mi hanno sempre infastidito quelli che snobbavano Harry Potter perché era un successo mai visto prima: sarebbe stato legittimo se davvero non fosse piaciuto, ma spesso era solo stroncatura preventiva legata all’invidia).
Ma siccome spesso ai numeri viene accostato un Paese (Un successo da 100 mila copie in Francia-Congo-Uruguay-Indonesia), la cosa mi fa un po’ sorridere. Questo significa che il fatto che il libro sia piaciuto a 100 mila francesi-congolesi-uruguaiani-indonesiani sarà apprezzato anche da altrettanti italiani? È un po’ come dire mangiate il sushi che piace tanto ai giapponesi o le cavallette fritte che piacciono ai thailandesi. Oltretutto i numeri sulle fascette crescono (200-400-800 mila, un milione, bum!) e i luoghi di riferimento aumentano. Arriveremo ai miliardi di copie nei Paesi del Risiko, tipo Jacuzia e Kamchatka: tanto chi va a controllare?
2) Un mondo di emuli
Fateci caso, sono sempre di più i «nuovi qualcuno». Faccio dei nomi a caso, tipo il nuovo Camilleri, il nuovo Philip Roth, il nuovo Dan Brown, il nuovo Omero. Ma che cosa vuol dire? E poi, spesso, persino dell’autore che amiamo di più ci sono dei libri che non ci convincono. Per esempio, “Possessione” di Atonia Byatt (Einaudi) è uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, ma «Il libro dei bambini», sempre della Byatt, proprio non sono riuscito a finirlo, malgrado tutte le migliori intenzioni (E, ironia della sorte, la fascetta dice «Il miglior libro della Byatt dai tempi di Possessione. The Sunday Times). E allora, vedi al punto successivo.
3) Questione di gusti
In effetti, c’è chi scrive «se avete amato il tal libro, questo vi entusiasmerà». Ma è vero? E come si decide? In base all’autore? È dimostrato al punto 2 che non sempre è vero. In base al tema? Vuol dire che se mi è piaciuto «Guerra e pace» amerò anche Luttwak? E se mi piacciono le biografie? Steve Jobs vale Carlo Magno o Papa Wojtyla? Non è un po’ troppo semplice?
4) Ipse dixit
E poi ci sono le frasi di alcuni personaggi più o meno famosi che dicono la loro sul libro, spesso scrittori, altre volte celebrità dello spettacolo. E il fatto che lo dicano loro dovrebbe convincerci all’acquisto, anche perché ne parlano sempre con entusiasmo. Sarà, ma è me torna in mente solo una frase di Mark Twain: «Un classico è un libro che tutti vorrebbero aver letto ma che nessuno legge»
5) Scusa, chi?
Poi ci sono quelle fascette per il secondo libro di uno scrittore che con probabilmente non hai mai sentito che fanno riferimento a quello precedente come se fosse Il Nuovo Testamento dopo L’Antico Testamento. Il problema è che l’autore non è esattamente famoso come quello dei due Testamenti appena citati e così si finisce per leggere frasi che fanno riferimento ad opere semisconosciute di scrittori ancora più oscuri, tipo «L’attesissimo seguito di “Il bambino che non sapeva leggere bene alle prese con una tromba d’aria sulla spiaggia piena di sabbia bianca e di secchielli abbandonati». O, peggio, il riferimento non è nemmeno al titolo e all’autore bensì al protagonista dell’opera precedente, tipo: «Una nuova indagine del minatore gallese che avete tanto ammirato mentre svelava il mistero di una mummia egizia scoperta in un trullo di Ostuni».
6) Effetti collaterali
E infine ci sono le fascette con tutte le cose che vi possono succedere. Il problema è che a volte suonano un po’ come minacce. «Non potrete smettere fino all’ultima pagina». «Astolfo e Guendalina vi mancheranno». «Non potrete più fare a meno di Ludmilla». «Vi farà piangere che nemmeno le sberle di vostra madre». «Vi farà ridere che nemmeno Stanlio e Ollio». «Vi toccherà il cuore». E poi un profluvio di aggettivi tipo sconvolgente, mirabolante, emozionante, straordinario, commovente, esilarante, avventuroso e mettete voi quelli che vi vengono in mente…
Ma io vorrei chiedervi: qualcuno di voi le legge queste fascette? Se le legge, condizionano l’acquisto? E comunque, se io devo consigliare un libro uso sempre lo stesso aggettivo: bello. Banale, lo so, ma per me è così.
In ogni caso, anche se questa volta abbiamo scherzato, quattro consigli ve li voglio dare lo stesso, perché si tratta, appunto, di quattro bei libri. Ma per continuare il gioco, invece che dirvi il titolo, vi dirò solo che cosa c’è scritto sulla fascetta: vediamo chi è il primo che capisce quali sono. Alla prossima puntata, se nessuno li dovesse scovare, ve li rivelerò.
Fascetta 1: «Un milione di copie vendute. L’autore italiano che ha travolto la Germania»
Fascetta 2: «Vincitore del Natonional Book Award 2012. “Stupendo”. Philip Roth»
Fascetta 3: «Nabokov, Neruda, Meneghello, Franzen, Jünger, Thoreau, Fabre, Calvino, Durrell, Calamandrei…»
Fascetta 4: «Amore e spionaggio nella commedia più scoppiettante dell’anno».
Buona caccia.
Daniele Bresciani è dallo scorso marzo vicedirettore di Grazia. Da sempre appassionato di libri, alla non proprio giovane età di 50 anni ha avuto l’idea malsana di scriverne uno. È un romanzo uscito (pure quello) a marzo, si intitola «Ti volevo dire» (Rizzoli), è alla seconda edizione e, oltre a essere in corso di traduzione in Germania, ha vinto il premio Giorgio De Rienzo e il premio Fortunato Seminara Rhegium Iulii Opera Prima 2013.
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