I film più belli del 2022
Torna la nostra classifica dei film più belli dell'anno: dopo alcune stagioni a dir poco malinconiche, in cui l’assenza o l’apertura a singhiozzo delle sale si era fatta sentire sia lato produzioni sia pubblico, il 2022 è stato palcoscenico di un graduale ritorno al cinema come era prima della pandemia.
Sono state tante le uscite interessanti di quest’anno, dal cinema d’autore di Triangle of Sadness di Ruben Östlud e Gli orsi non esistono di Jafar Panahi, a titoli più pop come Top Gun: Maverick e The Batman. Anche l’Italia ha fatto la sua parte: Siccità di Paolo Virzì, Il signore delle formiche di Gianni Amelio, America Latina dei fratelli D’Innocenzo, Nostalgia di Mario Martone e Il colibrì di Francesca Archibugi sono film splendidi, assolutamente da recuperare se non li avete ancora visti.
Mentre rimaniamo in attesa degli ultimi titoli di dicembre, come l’atteso Le otto montagne tratto dal romanzo di Paolo Cognetti con Alessandro Borghi e Luca Marinelli (esce il 22 dicembre), ci sembra giunto il momento di tirare le fila dell’anno appena trascorso e riassumere - ok, non è una classifica, è più un podio numeroso - quelli che sono stati i film che più abbiamo amato.
Ecco dunque i film più belli del 2022, quelli che, secondo noi, doveste vedere se ancora non lo avete fatto.
I film più belli del 2022
(Continua sotto la foto)
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson
Uscito il sala a marzo 2022, l’ultimo film di P. T. Anderson è già visibile in streaming su Prime Video. Fernando Valley, anni ’70: Gary Valentine (Cooper Hoffman), uno studente delle superiori intraprendente con alle spalle qualche successo come attore, incontra Alana Kane (Alana Haim) a scuola.
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I due iniziano una appassionata amicizia, che si trasforma presto in un sentimento più confuso e profondo di quanto ciascuno di loro si sarebbe aspettato.
I film di P.T. Anderson sono molto più belli da vedere che da raccontare, così questo suo piccolo gioiello, che troverà un posto speciale nelle vostre visioni dell’anno.
Belfast di Kenneth Branagh
Candidato a 7 premi Oscar, di cui ne ha vinto uno per la migliore sceneggiatura originale, Belfast è ambientato nella città irlandese alla fine degli anni ’60.
Protagonisti sono il giovane Buddy e la sua famiglia operaia, che vivono in un tumultuoso quartiere misto della città, abitato sia da cattolici sia da protestanti. Mentre i dissapori tra le due fazioni si fanno sempre più aspri, la famiglia del ragazzo, protestante, prova a star fuori dai pasticci, attendendo con ansia il ritorno del padre, carpentiere in servizio a Londra.
Girato in bianco e nero, il film di Branagh è giocato sulla bravura dei suoi interpreti - da Judi Dench a Jamie Dornan, passando per il piccolo Jude Hill - e sull’attaccamento sentimentale del regista alla città dove è nato e cresciuto e che gli ha infuso il suo particolarissimo gusto e senso dell'umorismo.
Elvis di Baz Luhrmann
Gli amanti di Baz Luhrmann - ma anche gli altri, suvvia - non possono non amare questa sua ennesima prova di bravura alla regia.
Amante delle rivisitazione di grandi fenomeni pop in una personalissima chiave filmica, il regista di Romeo+Giulietta e Moulin Rouge, si dedica questa volta alla figura del “Re” del rock, Elvis Presley, ripercorrendo le due parabole, ascendente e discendente, che hanno contraddistinto la sua vita. Affida però il racconto alla voce e al personaggio del Colonnello Tom Parker, interpretato da Tom Hanks: la mente dietro ogni passo compiuto dalla pop star, suo manager e grande affabulatore.
Il film è colorato, sexy e pieno di musica come nella migliore tradizione di Luhrmann. Il volto e le movenze di Elvis sono affidate a Austin Butler, che è una bomba assoluta.
The Menu di Mark Mylod
Il film di Mark Mylod (Succession) è senza dubbio uno dei titoli più originali - soprattutto per i palati cinematografici più esigenti - usciti quest’anno.
Protagonista è “la regina degli scacchi” Anya Taylor-Joy, che veste i panni di una misteriosa giovane, Margot, invitata dal fidanzato-gourmet-ossessivo Taylor (Nicholas Hoult), nel prestigiosissimo e isolato - nel senso che è proprio su un’isola privata - ristorante dello chef Slowik (Ralph Fiennes). Mentre il ragazzo consuma voracemente tutto ciò che gli viene portato, Margot sembra piuttosto inappetente, provocando le ire dello chef. La tempra dell'uomo, però, è solo la punta di diamante di un luogo estremamente ostile, tra star del cinema, divi della finanza e conoscitori gastronomici invasati. Una situazione che ben presto degenera, rivelandosi in tutta la sua terribile verità.
The Menu è un film perfettamente raccontato e messo in scena, che non potete perdere se volete vedere un horror davvero singolare.
Triangle of Sadness di Ruben Östlud
Volete vedere qualcosa di abbastanza folle? Triangle of Sadness è il film che fa per voi: un excursus satirico nel mondo del privilegio, inizialmente giocato a bordo di una lussuosa nave da crociera dove diversi super ricchi trascorrono una vacanza a suon di alcolici, piatti gourmet, richieste strampalate che prevedono sempre uno “yes” in risposta e discussioni su Marx.
Ad accompagnare lo spettatore in questo luogo sono i modelli Carl e Yaya che, insieme ad altri ospiti dell’imbarcazione, dopo una tumultuosa mareggiata, naufragano su un’isola deserta dove devono capire come sopravvivere.
Spietato e - anche per questo - molto divertente, Triangle of Sadness è culturalmente rigenerante: in un mondo troppo buonista, quella della ferocia, di imparare a prendersi meno sul serio, è ancora un’ottima chiave per sorridere.
The Batman di Matt Reeves
Matt Reeves riporta al cinema il personaggio di Batman, mostrandone il lato più oscuro e controverso. Nei panni di Bruce Wayne, chiamato ancora una volta a combattere il crimine a Gotham City con estrema violenza, questa volta c’è Robert Pattinson.
Batman è l’incubo dei criminali di Gotham, in particolare dello scaltro enigmista - Paul Dano, braverrimo come sempre - che gli mostra il lato corrotto della città e lo avvicina alla seducente Selina Kyle - Catwoman (Zoë Kravitz), con cui "il pipistrello" forgia una potente alleanza.
The Batman parla di vendetta e calca sul lato fumettistico del personaggio DC Comics - d’altronde… - perdendo in realtà, ma acquistando in messa in scena. Non piacerà a tutti.
C’mon C’mon di Mike Mills
Mike Mills è un autore unico, sensibile come pochi nel descrivere i rapporti umani, perlopiù familiari (vedi i suoi Beginners e Le donne della mia vita).
C’mon C’mon, passato pressoché inosservato, ha come protagonista un uomo (Joaquin Phoenix) che, tempo dopo la morte della madre, decide di telefonare alla sorella, scoprendo che suo marito sta male e che lei avrebbe bisogno di un aiuto. Decide così di raggiungerla a Los Angeles, dove si trova a trascorrere diverso tempo con Jesse, il nipote di nove anni, con cui instaura un rapporto speciale.
Il film è in bianco e nero e funziona benissimo, con il plus di una presenza musicale mai banale. Un viaggio nella giovinezza e nella genitorialità, che porta a farsi tante domande.
Siccità di Paolo Virzì
Commedia corale attuale, Siccità è ambientata in una Roma dove non piove più da tempo. Tutto, piante e uomini, si sono inariditi, sebbene provino a trascorrere le proprie vite accettando questo nuovo stato delle cose.
Silvio Orlando, Valerio Mastandrea, Tommaso Ragno, Claudia Pandolfi, Elena Lietti, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli, Max Tortora e Monica Bellucci sono alcuni dei tanti, bravissimi, interpreti che animano il film.
Una storia che parla delle paure profonde che, tra crisi climatica e pandemie, sono state risvegliate in ciascuno di noi e a cui ognuno, a suo modo, ha provato e sta provando ad adattarsi. Siccità ha una trama destini incrociati che entra nella psicologia del nostro paese - ma non solo - per tirarne fuori una nuova morale, non priva dell’umorismo che ha reso famoso il regista e tanti dei suoi protagonisti.
Rumore bianco di Noah Baumbach
È ora nei cinema e lo troverete in streaming su Netflix dal 30 dicembre Rumore bianco (in originale White Noise), ultimo lavoro di Noah Baumbach (Storia di un matrimonio, Frances Ha). Il film con protagonisti Adam Driver e Greta Gerwig è tratto dall’omonimo romanzo di Don DeLillo.
A Blacksmith, una piccola cittadina del Midwest, vive la numerosa famiglia Gladney. Il padre, Jack, è un professore del college, nonché fondatore di un dipartimento di studi hitleriani. La sua routine famigliare scorre tranquilla, tra confronti coi figli e costanti visite al supermercato. Tutto sembra permeato da un rumore di fondo che non abbandona mai né lui né chi lo circonda. Quando un’enorme nube chimica, causata dal deragliamento di un treno, irrompe nella sua vita e in quella degli altri abitanti, le sue più cieche paure legate alla morte sembrano trovare un compimento.
Consumo, conoscenza, catastrofe sono tematiche che Baumbach affronta con il suo immancabile estro creativo, regalandoci un altro film imperdibile.
Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski
Lo mettiamo o non lo mettiamo, lo mettiamo o non lo mettiamo… lo mettiamo! Top Gun: Maverick si guadagna un posticino in questo listone di fine anno perché poteva venire fuori una porcheria - tanto ci saremmo andati lo stesso al cinema, no? - e invece è stata una delle produzioni più divertenti dell’anno.
Un film da vedere al cinema in tutta la sua roboante e mirabolante messa in scena, con un Tom Cruise che invecchia, ma li porta bene. Doveva uscire pre-Covid, lo ha fatto due anni dopo, ma non ha deluso.
La storia: Pete “Maverick” Mitchell, a 60 anni, è ancora un officiale al servizio dell’areonautica militare americana. Poteva diventare qualcosa di più, ma la sua passione per il collaudo degli aerei ha avuto la meglio. Tra ricordi di un passato invidiabile, Maverick viene chiamato ad addestrare una nuova flotta aerea pronta ad affrontare una rischiosa missione.
Nope di Jordan Peele
Nope non è la “ciambella col buco” di Jordan Peele - Get Out e Noi erano due film carichi di significato, in cui il regista aveva giocato splendidamente e senza forzature con l’horror, rivisitato in chiave di denuncia razziale - ma è un ottimo lavoro, sebbene a tratti pecchi di superbia. Troppo dedito ai suoi sottotesti e alla rielaborazione filmica di un genere, Peele ha un filo esagerato nel voler fare e dire troppo.
Fatte le premesse, Nope rimane un film gigante, che ha tanto da mostrare al suo pubblico. Siamo in un ranch nei dintorni di Hollywood, eredito da due fratelli, OJ ed Emerald, dopo che il padre è morto in circostanze poco giustificabili scientificamente. Qui, proseguendo l’attività di famiglia, i due addestrano cavalli che noleggiano ai vicini studios cinematografici. Alla fattoria però iniziano a verificarsi strani eventi, che i fratelli riconducono a una presenza aliena ostile e in agguato.
Horror, fantascienza, western si mischiano in una storia che guarda ai grandi maestri del cinema, raccontando la più classica delle trame hollywoodiane, quella del sogno americano, ma rielaborandola in modo totalmente nuovo e attuale.
Bones and All di Luca Guadagnino
Luca Guadagnino ormai - da queste parti non abbiamo amato molto il suo A Bigger Splash - non sbaglia colpo. Con il suo Bones and All, presentato alla scorsa Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, si conferma uno degli autori cinematografici che ha più da dire sul suolo internazionale.
Interpretato dal suo “attore feticcio” Timothée Chalamet insieme a Taylor Russell, il film è ambientato a metà degli anni ’80 e, circoscrivendolo, lo definiremmo un teen-movie d’autore.
Maren vive in Virginia e viene abbandonata dal padre dopo la scoperta della sua vera natura. Rimasta sola, parte alla ricerca della madre, in un viaggio attraverso l’America rurale, dal Maryland al Nebraska, dove incontra tanti vagabondi ed emarginati come lei, tra cui Lee, con cui inizia un percorso di crescita, sperimentazione e accettazione.
Il concetto di paura viene tradotto da Guadagnino in un film intenso, da scoprire e da cui lasciarsi travolgere.
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