Manuela Vitulli: Se tutti andiamo nello stesso posto per fare la stessa foto
Sostenibilità. Questa parola tanto ripetuta, e a volte anche abusata, negli ultimi tempi non riguarda solo le scelte che compiamo nella nostra quotidianità, ma anche quelle che facciamo in viaggio. Nell’ultimo decennio con la crescita del turismo e l’ascesa delle compagnie low cost abbiamo visto quanto sia semplice, meraviglioso e poco dispendioso spostarsi da un Paese all’altro, anche solo per un weekend. Complici anche i travel blogger - e tra questi sì, compaio anche io - che più di dieci anni fa hanno iniziato a raccontarci nei loro spazi virtuali esperienze di viaggio avventurose, con itinerari descritti tappa dopo tappa in modo da essere replicati fedelmente. Poi è arrivata l’era degli influencer, che ancora oggi a suon di storie, post e reel incidono sulla scelta delle destinazioni e sulle tendenze di viaggio di ogni estate. E così ci si ritrova tutti in fila per fare foto a Santorini, a Polignano, a Positano...
Uno scatto in posa e via, verso la prossima località per una foto iconica.
Ma quanto è sostenibile tutto questo? È una domanda che mi sono posta spesso negli ultimi tempi, mettendo in discussione anche il mio lavoro sui social. Il problema non è tanto la scelta di destinazioni instagrammabili, un termine che ormai fa accapponare la pelle, quanto la ricerca spasmodica della location perfetta da condividere online, anziché di un luogo da vivere prima di tutto offline, in solitudine o con i propri compagni di viaggio, approfondendone la storia e la tradizione. Questo comportamento generalizzato non solo non porta alcun beneficio al territorio a livello di introiti, ma va a incidere anche sulla sostenibilità dal punto di vista turistico e naturale.
Che cosa succede se si visita in massa un sito naturalistico solo per fare una foto e senza prendersene cura? Rispondo con l’esempio emblematico della Grotta della Poesia in Salento, un sito naturale che negli ultimi anni è stato talmente preso d’assalto che ne è stato vietato temporaneamente l’accesso nel 2021. A causa di una concentrazione eccessiva di bagnanti, infatti, vi era il rischio che i punti più fragili del sito crollassero.
Mi chiedo quindi se è possibile tracciare una linea di confine oltre la quale un viaggio diventa insostenibile. Forse dovremmo fare tutti un passo indietro, rallentare e viaggiare per il puro piacere di scoprire, prima che per collezionare foto. Dovremmo viaggiare più lentamente, spinti dal desiderio di approfondire. Dovremmo sostenere le comunità locali, ricercare e scegliere quelle realtà che privilegiano le specialità autoctone e i prodotti DOP, che hanno a cuore le materie prime e la loro stagionalità. E allora sì, forse potremo parlare di sostenibilità.
di Manuela Vitulli*
* Manuela Vitulli è scrittrice, travel blogger e portavoce di un modo di viaggiare attento e consapevole. Il suo ultimo libro è Viaggio sentimentale in Puglia (DeAgostini)
© Riproduzione riservata
© Riproduzione riservata