Giulia Valentina: «A volte le cose migliori succedono quando ci si lascia»
A volte un dolore è la spinta giusta per iniziare una vita più bella e il lieto fine è l'inizio di qualcosa di meglio
«E vissero per sempre felici e contenti» non è l’unico lieto fine di una storia d’amore.
A volte, il lieto fine è in realtà un nuovo inizio, e avviene proprio quando ci si lascia.
Durante un viaggio in Thailandia, volendo evitare le affollate escursioni nelle isole di Phuket, tra gli spintoni delle famiglie che si pestano i piedi per fare le foto con lo sfondo di James Bond Island (che ha anche un vero nome, Khao Phing Kan), decido di cercare un’esperienza più autentica, e di provare il Muay Thai, ovvero, Thai Boxe, una disciplina sportiva che nasce in Thailandia nel XVI secolo.
Alle 11:00 mi presento nella palestra all’aperto tra le palme e osservo le persone che si allenano: sono molto diverse da quelle che si vedono in certe palestre posh di Milano, questi sono in palestra per allenarsi veramente, non per fare selfie e public relations (come me).
In mezzo a questi ragazzi sudati e tatuati che tirano pugni a sacchi da boxe, c’è una ragazza bionda, con la pelle chiarissima.
Si presenta: si chiama Amy ed è la proprietaria della palestra.
Chiacchierando scopro che è arrivata a Phuket 9 anni fa, a 21 anni, dall’Inghilterra.
Nella sua vita precedente, Amy faceva la maestra d’asilo in una piccola città a sud di Londra.
Il suo lavoro le piaceva, la sua vita un po’ meno.
Il suo fidanzato sognava di trasferirsi in Thailandia per diventare un campione di boxe.
A lei la boxe non era mai piaciuta, anzi, le sembrava uno sport violento e pericoloso.
Eppure, un po’ per amore, un po’ per spirito d’avventura, decide di seguire il fidanzato: lascia il lavoro, vende la macchina e compra un biglietto di sola andata per Phuket.
Dopo le prime settimane il fidanzato comincia a cambiare idea e vuole tornare in Inghilterra.
Amy, però, crede nel sogno del fidanzato forse più di quanto ci abbia mai creduto lui; era venuta a Phuket per restare e non voleva tornare alla sua routine in Inghilterra: «Nel momento in cui sono arrivata in Thailandia, per la prima volta ho realizzato che la mia vita di prima non era sana e non mi rendeva felice, era fatta di eccessi di cibo e alcol, ero arrivata a pesare 130 kg».
A quel punto non si capisce chi lascia chi, se lei lo lascia tornare da solo in Inghilterra o se lui la lascia da sola a Phuket, l’importante è che si lasciano.
E qui ha inizio il lieto fine di Amy.
Lei, non potendosi ancora permettere un appartamento, chiede di poter affittare un posto letto in una palestra locale.
Comincia a insegnare inglese in una scuola materna, ma soprattutto comincia ad allenarsi anche lei, incoraggiata dagli istruttori di Muay Thai della palestra che la vogliono aiutare a perdere peso.
La scuola chiude per le vacanze e Amy si ritrova senza lavoro e senza entrate; i proprietari della palestra le assicurano che può continuare ad allenarsi senza pagare, ma per pagare l’affitto le propongono di provare a fare il suo primo incontro: il premio era di 5000 bhat (poco più di 130 euro).
Vince il primo incontro e da quel giorno combatte in più di 30 incontri, perde oltre 60 kg (all’inizio usava le spille da balia per stringere i vestiti perché non poteva permettersene di nuovi), e inizia a pensare di aprire la sua palestra di Muay Thai a Phuket.
Nel 2013 vince il campionato mondiale di WPMF e realizza il suo sogno e insieme al suo amico campione di boxe Mauricio Calvo, apre la palestra e la chiama Sutai Muay Thai.
«“Su” in Thailandese vuol dire avere il cuore di vincere», mi spiega Amy, che oramai ha imparato la lingua, «Questo nome per me è importante perché mi ricorda di non arrendermi mai, indipendentemente dall'obiettivo: prima era perdere peso, adesso ne ho tanti nuovi. Voglio che questo sport si apra sempre di più a un pubblico femminile».
Mentre parliamo si avvicina a Amy un ragazzino discreto e dall’aria seria: è Kiau, 12 anni, una promessa del Muay Thai.
Amy ha deciso di sponsorizzarlo, facendolo vivere con lei, iscrivendolo a scuola e allenandolo nella sua palestra.
«Io è Kiau ci siamo conosciuti a un incontro di Boxe l’anno scorso: ho riconosciuto il suo talento e la sua passione per la boxe.
Viene da una famiglia povera che non poteva mantenere le spese della sua educazione e dei suoi allenamenti, ho quindi chiesto loro di poterli aiutare a portare avanti il suo percorso».
Kiau ad oggi ha combattuto in oltre 110 incontri, vincendone 101 e ogni mese, con l’aiuto di Amy, manda i soldi alla sua famiglia. «È un bambino incredibile, si allena presto al mattino prima di andare a scuola e subito dopo essere tornato, mi aiuta a ordinare la palestra, non si è mai lamentato e non ha mai fatto un capriccio; la sua determinazione per me è un esempio».
Alla fine del racconto di Amy, i miei ultimi traguardi (aver forse insegnato al mio chihuahua a sedersi, aver trovato finalmente una lampada a forma di orso ed essere riuscita a mettere una canzone come suoneria dell'iPhone) di cui andavo molto fiera prima di sentire la sua storia, mi sembrano abbastanza insignificanti.
«Non sai quante persone mi dicono “Beata te che ti sei trasferita in Thailandia, io vorrei ma non posso, per il lavoro, la famiglia...”, la verità è che tutti noi possiamo cambiare la nostra vita.
Il sogno del mio ex fidanzato forse era troppo grande per lui, ho deciso di viverlo io».
Credits - il collage in alto è di Rebecca Coltorti.
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