Syria: «20 anni e non li dimostro»
Gioca con le costruzioni e ama far tardi a ballare. Syria è l’eterna ragazza della musica italiana. E ora che celebra con un album due decenni di carriera parla a Grazia di come la musica le abbia insegnato a scacciare via tutto. Anche le cattiverie degli altri
Questa intervista inizia un anno fa. È un pomeriggio di maggio, io e Syria – vero nome Cecilia Cipressi, cantante, dj, produttrice, attrice – ci diamo appuntamento in un bar a metà strada tra casa mia e casa sua, a Milano.
L’occasione è l’uscita del singolo Islanda, che dovrebbe anticipare il nuovo album. Ma l’album slitta, e così la nostra intervista non vede la luce. Un anno dopo, le cose cambiano e ci ritroviamo nello stesso bar.
La ragazza che ci porta i caffè è la stessa dell’anno scorso. Il sorriso e l’energia di Cecilia sono gli stessi dell’anno scorso. E come l’anno scorso, con noi anche oggi c’è suo figlio Romeo, 4 anni. Stavolta mi accorgo che è identico a suo padre, il produttore discografico Pierpaolo Peroni, compagno di Syria da 16 anni. Proprio alla loro storia d’amore era dedicato Islanda.
Oggi il pezzo è una delle tracce dell’album, finalmente compiuto, in uscita il 28 aprile per Universal. È suonato con la Grande orchestra filarmonica italiana e si intitola IO+IO. Si legge in due modi: 10+10, cioè 20, gli anni della carriera di Syria, ma anche «Io più io, due volte me», spiega sorridendo.
Perché dividere 20 anni di carriera in due?
«Per fare meno fatica, perché i primi 10 sono stati diversi dagli altri 10 e perché insieme con gli inediti c’è anche il mio “best of”, il meglio di. Ma non mi piaceva chiamarlo così».
Perché? Qualche rimpianto?
«No, amo tutto ciò che ho fatto. Anche i miei esordi insicuri. Se mi riascolto, anzi, mi faccio tenerezza. Oggi mi fido di me musicalmente, ho tante idee, tutte chiare e coerenti. Ho capito che per essere felice devi mostrare più lati di te».
Nell’album le sue vecchie canzoni sono riproposte in duetti con le cantanti Emma, Noemi e Francesca Michielin.
«Tutte bravissime, tutti caratteri diversi. È bello cantare con le donne e trovare amiche in questo ambiente».
Tra le cover ce n’è anche una di Ambra Angiolini.
«Io, te, Francesca e Davide era una canzone troppo moderna per l’epoca in cui è uscita. Ambra stessa lo era. L’ho sempre apprezzata quando ero una ragazza e mi piacerebbe che ascoltasse la mia cover e che le venisse voglia di girare insieme il video».
Il suo sembra un album di bilanci: 10+10 quanto fa?
«Tutte le vite vissute in questi 20 anni. Che mi guardano dall’archivio di foto del mio computer. Le ho ripassate tutte. Una bella emozione, vederle in sequenza».
Dentro l’album c’è Se sapessi, parla del suo amore per i figli. Come mamma, che tipo è?
«Una che ha avuto la prima figlia a 24 anni e il secondo 10 anni dopo. Ho sperimentato l’incoscienza di diventare madre da giovane, e le ansie del farlo da adulta».
Il 26 febbraio ha festeggiato i 40 anni, anzi, i 20+20. È cambiato qualcosa con l’età?
«Il metabolismo. Poi il fatto che ora al mare indosso il costume intero, che compro creme anticellulite e che i miei propositi di dieta durano solo fino al giovedì».
Lei e il suo compagno amate le discoteche, ballare e mettere i dischi. Non vi stancate mai di questa vita?
«Io ogni tanto mi fermo, ma Pierpa, che ha 57 anni, no, non si ferma mai. Non credo ci sarà un momento in cui smetteremo di uscire. Se dovessi scegliere come morire, vorrei che fosse in un festival di musica elettronica».
Sua figlia Alice ha 15 anni. Chi è più giovane?
«Ci assomigliamo, ma lei vive la musica in maniera più adulta, la assorbe in un altro modo. Le interessa soprattutto l’aspetto produttivo. È una ragazza in gamba, altruista, generosa e sensibile. Sono fiera di lei».
È vero che lei, Syria, gioca con i Lego?
«Verissimo. Ho appena finito di costruire il Maggiolino Volkswagen blu, adesso inizio il furgoncino, quello hippie degli Anni 60, ha presente? Me l’hanno regalato il mio produttore e il mio fonico per i 40 anni. Il Lego è uno scacciapensieri. Romeo fa il capocantiere, mentre io metto i mattoni uno sull’altro. È come nella vita: è così che si costruiscono le cose, un pezzetto alla volta».
Che cos’è che la fa stare meglio in assoluto?
«Suonare nei teatri. Stare tanto con la mia famiglia, fare i dj-set e guardare la gente che balla felice».
E che cosa invece la fa sentire bella?
«Io mi sento bella, e felice, se so che riesco a crescere bene Romeo e Alice. Se tutto gira bene. Se qualcosa va male, invece, ci metto un attimo a buttarmi giù. Ma rispetto a una volta, non tocco più il fondo».
E il fondo che cos’è per lei?
«Fissarsi sui pensieri tristi, non sentirsi sostenuta. Oggi non succede più».
Anche grazie a suo marito?
«Stiamo insieme da 16 anni, non siamo perfetti, ma quando guardiamo indietro ci complimentiamo a vicenda. È un piacere stare insieme. Quando sono lontana da lui mi sento sola. Non potrei mai pensare alla mia vita con un’altra persona».
Che cosa le ha insegnato?
«Mi ha migliorata, mi ha insegnato il rispetto per il lavoro e la curiosità. Mi ha dato il ritmo della vita, educato alla profondità. Se oggi sono in grado di scegliere da sola, è anche grazie a lui».
Le è pesato essere la moglie del produttore Peroni e prima ancora la figlia di Cipressi, che fa lo stesso mestiere?
«Mi sono dovuta giustificare per questo, pur senza avere mai avuto la strada spianata da nessuno. Adesso non mi importa più niente. E certo non credo di dovermi giustificare per un padre che mi ha insegnato a sopravvivere a questo mestiere. Non ho più bisogno di essere compresa e capita per ogni disco che faccio. Ho solo voglia di essere accettata».
Come al Festival di Sanremo, dove quest’anno non è riuscita a essere ammessa?
«Che cosa dire? C’è sempre qualcuno che rema contro. Ma ritornarci non mi dispiacerebbe».
Di suo padre si parla spesso. E sua madre com’è?
«Paola, che doveva fare la psicologa, poi si è iscritta a Lettere e ha fatto l’antiquaria. Una donna sensibile, dolce, che ha sopportato tutti i ritmi strani della nostra famiglia. Assomiglia molto a me e ad Alice, e sotto sotto rimpiange che io sia andata via da casa a 18 anni».
Troppo presto anche per lei?
«Allora avevo solo voglia di guardare avanti e rendere la mia vita speciale. Oggi, a 40 anni, qualche rimpianto c’è. Perché il tempo passa, e io e mamma non abbiamo avuto il tempo di goderci la vita insieme. E un po’ mi dispiace».
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