Sofia Viscardi: «Sto meglio se condivido»
È nata come punto di riferimento delle adolescenti su YouTube, poi è diventata un fenomeno social, ha scritto un libro di successo e presto la vedremo anche al cinema. Perché per questa ex liceale milanese niente è forte come il potere di raccontarsi senza mai indossare maschere
Vengo da mesi piuttosto impegnativi, e stare al mare è una delle cose che amo di più. Così ho chiuso un anno vissuto intensamente a Fuerteventura, un posto magico, come ormai ben sanno tutti coloro che mi seguono.
Non voglio fare pubblicità alle Canarie, solo dire a tutti che è un luogo dove sto bene. In fondo, è quello che faccio sempre: condividere. Che sia la vita privata o gli spazi e le cose, la vita di tutti i giorni o i viaggi, la parola d’ordine della mia generazione è condivisione. Un termine bellissimo, che mi riempie di ottimismo. È il nostro valore aggiunto ed è una qualità molto genuina, per niente maliziosa come a volte qualcuno pensa.
Abbiamo a disposizione mezzi tecnologici che ci permettono di raccontarci e noi li utilizziamo. Non è molto diverso da quello che facevano i miei genitori. Prima ci si incontrava per parlarsi. Adesso si usano i social network, sempre. Prima c’era il passaparola, con il rischio di perdersi dei pezzi o di aggiungerne a piacimento, a discapito del diretto interessato, adesso ognuno decide per sé: se voglio condividere pezzetti della mia vita lo faccio, altrimenti no.
« La parola d’ordine della mia generazione è condivisione. Un termine bellissimo, che mi riempie di ottimismo »
Certo, abbiamo rotto delle barriere, infranto dei tabù rispetto alla generazione dei miei genitori, che era poco incline ad aprirsi agli sconosciuti. Ma per me il senso di “dividere insieme ad altri” è cominciato proprio con mia madre e mio padre, e ha fatto della mia famiglia un luogo ideale dove muovermi tra senso di protezione e desiderio di libertà.
Raccontarlo in video, come faccio, mi è venuto naturale. Come un gesto spontaneo che mi appartiene da sempre, e che non è nato sull’onda dei social. Ho sempre sentito la necessità di dare voce alle emozioni e ai sentimenti complicati, forse per questo ho trovato la forza di condividerle.
A dirla tutta, farlo mi ha aiutato ad accettarmi. Soprattutto, quando, l’anno scorso, ho avuto anche io il mio momento di ribellione, che naturalmente è stato molto partecipato in Rete. È stato un periodo critico, che ho superato insieme con molti altri adolescenti che hanno scelto di parlarmi della loro fase ribelle.
Lo so che non è così per tutti. Per esempio i miei fratelli, Beppe e Maria, sono molto diversi da me. In generale le ragazze trovano più facile raccontarsi, ma non saprei dire se la condivisione sia più femminile o maschile: in fondo, è una dimensione di libertà che non presuppone regole.
E poi della Rete mi piace proprio il fatto che tende ad attenuare le differenze tra i generi, perché ci mette tutti sullo stesso piano. C’è solo una regola: la spontaneità. Sui social ho raccontato tutto quello che mi sta accadendo in questo periodo.
Chi mi segue sa che scrivere il mio libro, Succede, è stata una prova durissima e che partecipare alla realizzazione del film, che sarà nelle sale tra poco, è stato faticoso.
Mi sono presa un po’ di tempo per pensare a quale facoltà universitaria iscrivermi. Nel frattempo ho scoperto che mi piace molto scrivere, che poi è una forma massima di condivisione, e su questo voglio concentrarmi di più.
Vivere questo momento complicato e poterlo raccontare mi ha dato la conferma che aprirsi agli altri fa stare meglio. Siamo una generazione che ama condire la vita con un pizzico di cinismo e tanta ironia, ma sappiamo essere saggi e positivi.
Quindi, direi ai nostri genitori di stare tranquilli. Non so bene come sarà il nostro futuro, ma so che vivere pienamente il presente e parlarne senza paura ci predisporrà al meglio. Di sicuro siamo una generazione che non mette troppa enfasi sul possesso delle cose, il che ci proietta in avanti con ottimismo.
Come tanti miei coetanei sono una persona generosa e non mi piace stare tanto da sola, due aspetti del mio carattere che hanno nutrito il desiderio di entrare in rapporto con gli altri. Ma c’è di più, ed è qualcosa che va oltre il personale: pensare che sia sempre più facile accedere alle cose che ti piacciono grazie alla condivisione rende il mondo un posto migliore. Ed è attraverso questa lente che noi, Generazione Z, o come volete chiamarci, vediamo la vita.
(Testo raccolto da Lucia Valerio)
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