Joan Smalls: Sono diversa ed è la mia forza
Nata a Porto Rico, la top model Joan Smalls è stata scartata all’inizio della carriera per il colore della sua pelle. Ora che è una star confida a Grazia il doppio lavoro che deve fare per ottenere lo stesso successo di una collega bianca. E racconta quanto ci sia ancora da combattere nella moda per eliminare le discriminazioni
La prima volta che ho visto Joan Smalls dal vivo è stato quasi due anni fa, sul set di una campagna pubblicitaria. Di lei ricordo l’energia e il fatto che, senza trucco, sembrasse una studentessa, capace però di trasformarsi, quando serve, nella più sofisticata delle femmine. Portoricana, modella dal 2007, Joan Smalls in pochi anni è arrivata dove altre sue colleghe mai si erano spinte, non solo in termini di popolarità, ma anche in termini di abbattimento delle barriere, quelle che vogliono sempre e solo modelle bianche nelle campagne e sulle passerelle che contano, come se la bellezza e il fascino avessero un colore.
Ha vissuto un’infanzia povera a Porto Rico, ha partecipato a qualche concorso di bellezza. «Non li vincevo mai», spiega. «Ero troppo magra e alta». Poi la svolta con Riccardo Tisci, l’ex direttore artistico di Givenchy, che nel 2010 la ingaggia in esclusiva, con tutto quello che segue: sfilate di Victoria’s Secret, copertine, contratti anche con importanti marchi della bellezza. Più che una vita, una favola di cui lei va giustamente orgogliosa.
Joan da ragazzina era un po’ un maschiaccio, poco glamour ma tanta libertà di arrampicarsi sugli alberi, di andare in bicicletta, anche fare a botte con i maschi, quando serviva. Uno spirito combattivo che conserva anche ora che è una delle modelle più famose del mondo. L’altra cosa che si porta dietro è la voglia di lottare e di superare le barriere.
Spesso scartata all’inizio della carriera a causa del colore della sua pelle, Joan oggi si è presa delle grandi soddisfazioni, passando di successo in successo, di campagna in campagna. L’ultima è quella di Liu Jo: non a caso si intitola #strongertogether e parla di sorellanza e di amicizia, valori a cui Joan crede profondamente.
Le qualità che fanno di una modella una top?
«Una buona predisposizione verso gli altri e verso il lavoro, la gratitudine e il fatto di essere nel mondo della moda da un po’ di tempo. Credo che avere accumulato una mole consistente di lavoro negli anni e aver dimostrato longevità nella propia professione sia importante».
Da ragazzina era già interessata alla moda?
«Solo nel momento in cui mi travestivo per sembrare più cool di quel che fossi».
Cindy Crawford ha scritto di essere una sua fan. Mi chiedo se avere vere amiche nella moda sia facile oppure no. C’è senso di sorellanza tra voi modelle?
«Certo, perché condividiamo tutte le stesse esperienze. Il senso di sorellanza c’è, eccome, e si manifesta nel fatto che tutte vogliamo vedere le nostre amiche avere successo. È la cosa che mi rende più felice».
E la competizione? C’è anche quella?
«Non vedo le altre modelle come mie avversarie. Credo che le donne siano dotate di senso di solidarietà. Vivo la competizione con me stessa, nel senso che voglio spingermi sempre a fare meglio».
Pensa che ci siano stati dei progressi nel mondo della moda e della bellezza in termini di diversità?
«In certi momenti ci sono, in altri no. In quanto modella non bianca, io devo lavorare doppiamente duro per ottenere gli stessi risultati di una mia collega bianca. È la realtà delle cose».
Perché la diversità è ancora argomento di discussione? Non dovrebbe essere normale avere modelle con la pelle di colore diverso?
«È una domanda che andrebbe fatta a chi prende le decisioni. Io penso che l’inclusione dovrebbe riguardare tutti. Forse la sua domanda andrebbe girata anche ai direttori di giornali che sulle copertine non rappresentano la diversità».
E che cosa pensa del fenomeno delle modelle curvy? È una moda temporanea o crede che porterà a un vero cambiamento?
«Le donne hanno corpi di forme e taglie diverse e pelli di colori diversi e io penso che questa sia una cosa bellissima, che arricchisce il mondo».
Lei ha una laurea in psicologia. Qual è la caratteristica principale che ricerca nelle persone che potrebbero diventare sue amiche?
«Che siano genuine e ambiziose».
Quando deve prendere una decisione importante con chi si consulta?
«Prima di tutto con me stessa, con la voce dentro di me. E poi con il mio agente e con il mio fidanzato».
Che cosa le è piaciuto di più della campagna di Liu Jo #strongertogether?
«Il fatto che sia stata scattata insieme con amici e che l’atmosfera sul set fosse fantastica».
È importante per lei riconoscersi nel marchio a cui presta il volto?
«Dipende dal progetto. Penso che la cosa più importante sia capire il messaggio della campagna: tu diventi la sua ambasciatrice per migliaia di donne che lo amano. Anche questa è una responsabilità».
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