È stata un’icona del cinema, poi ha scelto di vivere nella sua fattoria di Long Island. Ora Isabella Rossellini torna come ambasciatrice di bellezza. Perché, dice: «Il tempo che passa non mi fa paura»
«Dopo anni a New York mi era venuta la voglia di andare via. Non so se sono io oppure se è davvero peggiorata, ma ormai la trovo invivibile, c’è troppo rumore, ogni cosa è complicata. Anche una serata al cinema. Tutte le volte che vado nella Grande Mela poi non vedo l’ora di tornare qui». Con la voce squillante che la contraddistingue e un’energia che passa facilmente attraverso la cornetta telefonica, Isabella Rossellini mi sta raccontando della sua nuova vita.
Il qui a cui si riferisce è una fattoria nel Long Island, a cento chilometri da Manhattan, il posto dove vive in compagnia dei suoi animali. «Produco uova, verdure e miele. Non in grande quantità, vendo solo agli altri abitanti del villaggio o ai miei vicini di casa, però mi diverte molto».
Se pensate che la donna che per tutta la vita è stata simbolo di glamour ed eleganza sofisticata, la modella ritratta dai più importanti fotografi del mondo, si sia lasciata andare a una terza età fatta di declino fisico sbagliate di grosso. Anzi, a 64 anni, Isabella sta vivendo un periodo meraviglioso. Volto di Lancôme dal 1982, fu messa da parte nel 1996, a 44 anni, perché considerata troppo adulta. Una notizia che fece il giro del mondo, tra indignazione e fiumi di inchiostro.
Oggi, 21 anni dopo quello che per lei fu comunque uno shock, Isabella è stata richiamata dalla casa francese in qualità di ambasciatrice, portavoce di una realtà che chiunque abbia occhi per vedere non può negare: una donna bella è bella sempre, indipendentemente dall’età.
«La più sorpresa di tutti sono io», racconta. «Tutto è iniziato un anno e mezzo fa, quando Lancôme organizzò una festa per gli 80 anni della maison. La persona che si occupa delle relazioni internazionali mi chiamò dicendo che volevano invitare tutte le donne che avevano fatto parte della storia del marchio. Ho detto che sarei andata molto volentieri, anche perché erano anni che non avevo più contatti. Alla fine della festa il nuovo amministratore delegato, Françoise Lehmann, è venuta da me e mi ha detto che dovevamo parlare. Per farla breve, pare che il mio nome e il mio volto siano ancora molto famosi. Quando fanno le ricerche di mercato le mie campagne vengono sempre citate come quelle che le donne ricordano maggiormente come associate al marchio Lancôme. Poi Françoise e io ci siamo viste un’altra volta e lì mi ha conquistato».
« Il fatto che le donne siano al comando contribuisce a una nuova consapevolezza riguardo la cosmetica, la bellezza e l’età »
In che modo?
«Innanzitutto perché si è presentata al nostro appuntamento in motocicletta. Io arrivo sempre prima, sono svedese, super puntuale, insomma ero lì nel ristorante che aspettavo e vedo fermarsi questa moto potente. La donna alla guida è tutta vestita di nero, scende, si leva il casco e fa cadere una massa lunga di capelli biondi alla Brigitte Bardot».
E lei che cosa ha pensato?
«Che i tempi sono davvero cambiati. Vent’anni fa i dirigenti della Lancôme erano dei signori un po’ grassottelli, tutti sui 50».
La prova che le donne in posizioni di potere possono davvero cambiare le cose.
«Appunto. Io credo davvero che il fatto che le donne siano al comando contribuisce a una nuova consapevolezza riguardo la cosmetica, la bellezza e l’età. Per esempio, c’è un progetto a lungo termine di togliere l’etichetta “anti invecchiamento” alle creme. Se ci pensa, che senso ha chiamarle così? È come voler insistere sul fatto che le donne non dovrebbero invecchiare, che vogliono essere giovani per sempre».
Nel suo nuovo ruolo quindi che cosa fa?
«Per ora solo relazioni pubbliche. Poi si vedrà. Io sono sicura che una campagna potrebbe funzionare, che alle donne farebbe piacere. Credo sia stato un errore interromperla quando avevo 44 anni».
Quale fu la motivazione per il suo licenziamento?
«Che la pubblicità non corrisponde alla realtà, ma al sogno. Quello che mi chiedevo e che ancora mi chiedo è: siamo sicuri che le donne sognino di essere giovani all’infinito? Devo ancora trovarne una a cui non piaccia crescere, una donna che non stia meglio a 40 anni rispetto che a 20. Tutte mi hanno confermato che sono felici della maturità, perché si sentono più sicure, più sollevate. Nessuna donna si sconvolge quando compie 40 anni. Certo, se il messaggio è che invecchiare equivale a essere emarginata, allora è ovvio che nessuna lo vuole».
Infatti le donne non hanno paura d’invecchiare: hanno paura di diventare invisibili, che è diverso.
«Esatto. Le donne hanno paura di scomparire, non degli anni che passano. È per questo che è importante averne di diverse età presenti in ogni campo. Anche quello che si vuole dalla moda e dalla cosmesi è diverso: nessuno chiede loro di ringiovanirci. Noi vogliamo essere accompagnate nelle diverse fasi della vita, essere aiutate a rimanere belle e sofisticate. L’eleganza non è essere giovani a tutti i costi».
La bellezza del cinema è diversa da quella della pubblicità?
«Sì. Sul grande schermo sei al servizio del personaggio. In Velluto blu (il film diretto dal suo ex compagno David Lynch nel 1986, ndr) ero una donna abusata mezza matta: ovvio che non apparissi come nelle pubblicità della Lancôme. In La morte ti fa bella invece dovevo essere perfetta, perché interpretavo una specie di strega in possesso dell’elisir dell’eterna giovinezza. Sul set non mi è mai importato del mio aspetto, il mio lavoro di attrice è di dare vita al personaggio».
« Tutte mi hanno confermato che sono felici della maturità, perché si sentono più sicure, più sollevate »
Essere cresciuta con una mamma bella come Ingrid Bergman è stato difficile?
«Non mi sono mai sentita intimidita. Ero contenta che mia madre fosse molto bella. Ma forse tutti i bambini vedono la loro mamma bella, è giusto così».
E dividerla con il pubblico com’è stato?
«Mamma per me è sempre stata mamma, non un’attrice famosa. Aveva un lavoro, ma se avesse fatto il medico o la segretaria per noi figli non sarebbe cambiato nulla. Non abbiamo dovuto dividerla più di quanto non lo debba fare chiunque abbia una madre che lavora».
Ha mai pensato d’interpretarla?
«Subito dopo la morte me lo chiesero, ma non erano progetti abbastanza validi. Ora le biografie sono fatte benissimo, quest’anno ho trovato stupendo il film con Natalie Portman su Jackie Kennedy. Ecco, un’idea così sarebbe bella, ma io ormai sono troppo vecchia, non posso più interpretarla».
In un’intervista ha detto che per un’attrice il periodo peggiore è tra i 40 e i 60, ma che dopo è meglio, ci sono più ruoli e quindi più lavoro.
«Me lo disse mia madre e anche per me è stato così. Per un periodo ho lavorato poco, ora invece sono di nuovo impegnata. Sto girando la serie Shut Eye in onda sul network Hulu che mi occupa quasi sei mesi all’anno. Sono una chiromante, è molto divertente».
Nel periodo in cui non ha lavorato, a parte la fattoria, che cosa ha fatto?
«Sono tornata a scuola, per studiare comportamento animale, che è sempre stata la mia passione. Da lì sono nati i documentari della serie Green Porno che hanno ricevuto attenzione e interesse».
Nelle interviste lei ride sempre e dà l’impressione di essere serena, mentre spesso le attrici sono tormentate.
«È un po’ uno stereotipo. Però è vero che essere sempre giudicate è difficile, dà insicurezza. Sono una persona di natura gioiosa. Ho una vita bella e piena. Sono felice così».
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