Valeria Golino: Libera di amare a modo mio
Per tutta la carriera Valeria Golino ha interpretato donne al limite. Ora, dopo la separazione da Riccardo Scamarcio, si trova di fronte a un grande cambiamento. E qui racconta come l’ha trasformato nella sua occasione.
L’appuntamento è in una piazza di Trastevere, a Roma. I ricci folti e scomposti, una maglia a righe colorate, il passo spedito: man mano che si avvicina, sbracciandosi per salutarmi, Valeria Golino comunica allegria ed energia. «Andiamo a mangiare», mi dice afferrandomi sottobraccio.
A 51 anni, l’attrice non ha perso l’aria da ragazza selvaggia, libera, ben disposta nei confronti della vita. La conosco da tanto tempo e resto sempre colpita dalla generosità e dall’entusiasmo che mette in tutte le cose che fa, si tratti di ordinare un risotto alla marinara come in questo momento o di imbarcarsi in una nuova impresa artistica: per concedermi questa intervista ha, infatti, interrotto la ricerca dei protagonisti del suo nuovo film da regista Euphoria. «Spero di cominciare le riprese alla fine dell’estate», mi dice con gli occhi chiari che ridono. «Questo film è una sfida che mi occupa giorno e notte e mi dà la carica».
Il cinema come espressione necessaria, fonte di equilibrio, ragione di vita: il lavoro gioca un ruolo importante nel percorso di Valeria che da qualche mese, dopo la fine della storia ultradecennale con l’attore Riccardo Scamarcio, è single.
Ma tutt’altro che depressa o rassegnata: non si ferma un minuto. La vedremo presto in due film: Emma di Silvio Soldini e Il ragazzo invisibile 2 di Gabriele Salvatores. E nell’autobiografia appena uscita in Francia, il direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux la mette, con il premio Oscar Paolo Sorrentino, tra i registi più significativi del nuovo cinema italiano.
Le mostro il libro e Valeria s’illumina, fotografa la pagina e la spedisce via WhatsApp a Riccardo. «È ancora la persona cui tengo di più in assoluto», mi dice. E lui, che ha recentemente definito la loro storia «il mio sangue, il mio amore», sembra pensarla allo stesso modo.
Negli Anni 90 Valeria rinunciò alla carriera hollywoodiana bene avviata per non rimanere lontana dal compagno di allora, l’attore Fabrizio Bentivoglio. Oggi, chiusa la convivenza con Scamarcio, l’attrice non ha paura di confrontarsi con le proprie fragilità, aiutata dalla leggerezza che l’accompagna da sempre e da una buona dose di innocenza non scalfita dagli alti e bassi della vita, dai successi e dai dolori. «Cerco di guardare le cose con positività», racconta. «Ma l’ultimo anno e mezzo non è stato affatto facile».
Vuol provare a sintetizzare questo periodo in cui, malgrado tutto, non le sono mancati i riconoscimenti professionali come la Coppa Volpi vinta a Venezia, il ruolo di giurata al Festival di Cannes, le due candidature ai David di Donatello?
«Il lavoro mi ha dato tante soddisfazioni, è innegabile. Ma sul piano sentimentale è stata dura: mi sono separata da Riccardo e ora sto imparando a stare da sola. Non è semplice, mi creda, per una che ha vissuto e sognato in coppia per tanto tempo».
Formavate una coppia magnifica, sia nella vita sia nel lavoro e oggi continuate a parlar bene l’uno dell’altra. Posso chiederle perché è finita?
«Ma siamo proprio sicuri che sia finita? La nostra storia non si chiuderà mai, perché si sta evolvendo in qualcosa di diverso, è ripartita su basi nuove. Riccardo e io siamo la famiglia l’uno dell’altra».
Ogni tanto viene paparazzata con un uomo, prontamente definito il suo «nuovo amore». C’è qualcosa di vero ed è pronta a innamorarsi ancora?
«I presunti scoop sono bufale: i ragazzi fotografati al mio fianco erano solo amici. Non sono ancora pronta a innamorami, anche se l’amore non si programma. Arriva quando meno te lo aspetti. Per ora sto elaborando la separazione, vedremo».
Come definirebbe questa fase della sua vita?
«Un momento di passaggio. Non sono più chi ero e non sono ancora chi sarò, ma ho la curiosità di scoprirlo. È come se attraversassi un ponte cercando di non cadere. Affronto un cambiamento che, spero, mi aiuti a capire meglio me stessa. Oscillo tra entusiasmo e spavento e dirigere un film mi fa bene, mi tiene occupata».
Che storia racconterà questa volta?
«Euphoria ha per protagonisti due fratelli che, dopo essere stati lontani per anni, si ritrovano a causa di un imprevisto. Ma riabituarsi l’uno all’altro non è facile. Gireremo a Roma, Dubai, Milano, Medjugorje. Il film è una commedia amara, un dramma dalla superficie buffa. Mantenere l’equilibrio tra i diversi toni e non essere noiosi è la scommessa più difficile».
Anche parlare di eutanasia, il tema della sua prima regia, Miele, rappresentava una scommessa non da poco. Se non c’è rischio non si diverte?
«Non cerco di complicarmi la vita di proposito. Non mi interessa la sfida fine a se stessa. Ho diretto Miele perché ritenevo importante parlare di eutanasia. Non posso prescindere da alcuni temi contemporanei che, sebbene mi consideri una persona allegra, mi toccano da vicino».
E quali sono questi temi?
«Il nostro rapporto con la morte e il tentativo di eluderla, la paura delle malattie, la mancanza di fede in Dio che si trasforma in altre forme di rassicurazione. Nei miei film, con umiltà e leggerezza, provo a raccontare le cose che vedo e vivo sulla mia pelle».
Ma lei come affronta le paure e le insicurezze quotidiane?
«Non ho una ricetta miracolosa. Sono curiosa e aperta, ma non mi affeziono a nulla se non alle persone. Molti cercano conforto in esperienze che a volte rischiano di diventare dipendenze: la droga, il buddhismo, l’alimentazione vegana spinta all’estremo. Non giudico gli altri, ma queste compensazioni non fanno per me».
Forse perché oggi si sente lucida e forte?
«Sì e no. Amo esplorare mondi diversi dal mio, ma sto bene attenta non farmene catturare. E non avere certezze a cui aggrapparmi rende le cose meno facili: non mi sento protetta dalla paura della caducità della vita».
È questa la sua angoscia più grande?
«Non solo. C’è anche il dolore fisico. E c’è la solitudine. Mi piace stare con me stessa, ma confesso che mi spaventa l’idea di invecchiare senza avere nessuno vicino».
È un po’ una sorpresa scoprire che una persona solare come lei ha spesso pensieri cupi.
«Li ho come tutti. Viviamo in un mondo estremamente fragile, non pensa? Temo di ammalarmi o di perdere le persone care. Impegnarmi anima e corpo nella regia è un modo efficace di esorcizzare le paure e guardare avanti».
Mi rivela allora che cosa la rende felice?
«Cose semplici: oziare, passare un po’ di tempo al mare, organizzare viaggetti, andare dal mio parrucchiere Roberto D’Antonio che mi fa bellissima, cambiare programma all’ultimo. Mi danno gioia gli animali: ho tre gatti, un cagnetto e alcuni asini nella casa che ho messo su in Puglia con Riccardo e che continua a essere anche mia. E poi c’è un’altra cosa che mi mette allegria».
Che cosa?
«Partecipare a conversazioni brillanti in cui emergano idee. Oggi che tutto rischia di essere frettoloso, superficiale e si parla a vanvera è bello esercitare il cervello, confrontarsi, litigare. Io posso permettermelo, perché ho tanti amici intelligenti».
I 50 anni rappresentano spesso uno spartiacque: è stato così anche per lei?
«Non direi, compierli non ha significato un bel niente. Non ho avvertito differenze, la vita è andata avanti come prima. A pensarci bene, mi sento migliorata: oggi sono più acuta e rifiuto le definizioni. Essere incasellata non fa per me, amo troppo la libertà».
C’è una qualità di cui va particolarmente fiera?
«Si tratta di una dote che al tempo stesso diventa il mio principale difetto: sono rimasta infantile. L’incanto continuo che provo per la vita deriva dall’incapacità di riconoscere che sono una persona adulta. Mi rifiuto di ufficializzare il passaggio del tempo e questo atteggiamento mi aiuta nel lavoro, stimola la creazione artistica».
Ha senso per lei parlare di radici?
«Certo. Le mie sono in Grecia, il Paese di mia madre: vado spesso a trovarla. Le radici romane si identificano, invece, con mio fratello Claudio e i suoi figli che adoro. E la mia parte creativa deriva da Napoli, la città di mio padre che ho sempre idealizzato. Mi piace pensare di aver imparato a trovare la bellezza ovunque io vada».
Nel film di Soldini interpreta una non vedente: che effetto le ha fatto?
«In Emma sono una osteopata che s’innamora, senza vederlo, di un donnaiolo impenitente interpretato da Adriano Giannini. La preparazione è stata tostissima: per imparare a opacizzare lo sguardo ho frequentato non vedenti che poi sono diventati miei amici. È stata un’esperienza incredibile, mi ha fatto capire quanto gli occhi ci rappresentino».
È vero che si prepara a recitare in coppia con Alba Rohrwacher?
«Sì, interpreterò il film Figlia mia che verrà diretto dalla regista Laura Bispuri e girato in Sardegna. Sono molto contenta di lavorare con Alba».
Che cos’ha in comune con la sua collega, a parte il fatto che siete entrambe delle primedonne?
«Nulla, credo. Il bello è proprio questo. Vedo Alba come una stupenda farfalla e la ammiro sia come attrice sia come essere umano. Mi colpisce il modo in cui mi ascolta. E quando mi guarda mi fa sentire bella».
Che cosa pensa di Monica Bellucci, che sarà la madrina di Cannes dove anche lei è stata invitata ai festeggiamenti per il 70⁰ anniversario del Festival?
«Trovo fantastico che in un’edizione così importante sia stata scelta un’attrice italiana. Monica non è solo bella, è una donna molto intelligente. E ha un grande senso dell’umorismo. Di recente ci siamo fatte tante risate».
Lei che viaggia tanto, è preoccupata dalla situazione del mondo?
«Non immagina quanto. L’elezione di Donald Trump ha spaccato gli Stati Uniti, dove ho vissuto e lavorato. Sono sorpresa e sbigottita, avverto una tensione che prima non c’era. Temo per i diritti civili acquisiti. Bisogna tenere la guardia alta, la libertà è il nostro bene più grande».
Cinema a parte, ha un progetto a cui tiene molto?
«Voglio smettere di fumare. Ho già ridotto le sigarette ma l’obiettivo è eliminarle. Sono sicura di riuscirci».
Me lo aveva già detto in passato.
«Al prossimo appuntamento le dimostrerò di avercela fatta. Quando m’impegno vado fino in fondo. Sono un’eterna bambina, ma non scherzo»
Credits Photo: Getty Images
© Riproduzione riservata