Fotogallery Tweed: cinque curiosità sulla stoffa scozzese
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Il materiale di origine scozzese svelato in qualche curiosità
Quando trama e ordito s’incontrano, è per dare forma ai desideri e alle ispirazioni del designer. In uno di quegli incontri, una giovane e lungimirante Coco Chanel ci vide una rivoluzione, che molti corpi femminili portano addosso ancora oggi: il tweed.
Ecco cinque curiosità su questo tessuto, archetipo di eleganza.
C’ERA UNA VOLTA
1830. Un mercante di Londra confuse il termine inglese “twill”, o “tweel” secondo la pronuncia scozzese, con “tweed”, ovvero il nome del fiume che separa la Scozia dall’Inghilterra, dove si concentrava la produzione di questo tessuto. Di tradizione tessile scozzese è l’Harris Tweed, una stoffa di lana vergine molto spessa, che era tessuta a mano e rifinita nelle isole Ebridi Esterne. 1846. Lady Dunmore chiese ai filatori di Harris di copiare in tweed una pezza di tartan, proveniente da una regione del nord-est della Scozia. Colpita dal risultato della commissione, si prodigò nel promuovere questo tessuto tra amici e conoscenti, cercando di migliorarne e affinarne la produzione. 1906. Il marchio Harris Tweed venne registrato dalla Harris Tweed Association Limited e nel 1934 la filatura della lana fu meccanizzata per aumentare la produzione di quasi dieci volte. 1996. Grazie alle innovazioni tecnologiche come il telaio Bonas – Griffith fu possibile dare più consistenza al tweed e renderlo più soffice al tatto.
DENTRO IL TWEED
Tessuto robusto di lana cardata, che al tatto risulta poroso e di medio peso. Il tweed è prodotto, generalmente, da filati cardati medio-fini e filati di lana più grezzi, che sono più elastici e hanno spesso dei nodi. In origine era prodotto a mano da filati irregolari, che venivano tessuti in due o tre fili di trama invece di uno solo. I colori dei filati erano grigio e nero, i moduli classici erano a lisca di pesce o con la rigatura diagonale.
COCO CHANEL: LA RIVOLUZIONE COMINCIA DAL TWEED
A consacrare il tweed, ci pensò Mademoiselle Coco Chanel, quando decise di utilizzarlo per l’abbigliamento femminile nel 1920, rivoluzionando completamente i canoni stilistici dell’epoca. Il lavoro di Chanel fu di certo lungimirante e pionieristico, perché, ispirata dal concetto di eleganza, rappresentato dagli uomini della sua vita, vide nel guardaroba maschile la possibilità del comfort. Durante la sua storia d’amore con il Duca di Westminster, che incontrò verso la metà degli anni Venti, sviluppò il gusto per i capi del guardaroba maschile. Il Duca era uno sportivo e Coco iniziò ad appropriarsi delle giacche in tweed, dei maglioni di cachemire, pantaloni e calzini gambaletto; fu così che si mosse in lei l’idea di rendere cosmopolita la figura femminile. Ai suoi occhi, il tweed rappresentava la modernità: lana cardata, quindi soffice e morbida, spettinata, dava un aspetto naturale perché conservava le sue irregolarità. Nel 1924, quando iniziò a lavorare per una fabbrica scozzese, per realizzare i suoi tessuti nei colori che aveva scelto, introdusse il tweed nelle sue collezioni. Dal 1927 in poi, questo tessuto divenne l’abc del lessico Chanel, tanto che in quell’anno Vogue America osannò il suo lavoro, perché pionieristico, e nel 1928 definì il tweed come il tratto distintivo della Maison. Il tweed Chanel fu immerso nei colori delle campagne scozzesi, dove vagava la stilista insieme al Duca Westminster: verde ortica o erica, rosso lichene, viola bacche di sambuco. Continuò ad ampliare le nuance dei colori tradizionali, aggiungendo fili colorati, perlopiù rossi e viola, per vivacizzare la tavolozza total brown. All’inizio del 1930, decise di spostarne la produzione nella regione Nord Pas De Calais, famosa per il suo tessuto know-how e nel 1933 istituì la società Tissus Chanel. Attratta dalla tecnologia, la stilista miscelò le fibre artificiali con le lane, ottenendo così tessuti leggeri e corposi. Trame di lane, sete, cotoni o cellophane, sarebbero diventati la peculiarità del tweed firmato Chanel. Nel 1950 l’abito in tweed intrecciato, definì un nuovo stile, che oggi è sinonimo di eleganza senza tempo.
LA FEMMINILITà INDOSSA IL TWEED
Nel XX secolo il tweed, grazie ai corpi patinati che lo indossarono, fu traghettato nell’infinito universo dello stile. Greta Garbo, Gregory Peck, Miss Marple e Sherlock Holmes, furono tra i primi personaggi ad aver reinterpretato l’essenza di questo tessuto. Il tweed divenne parte soprattutto dell’immaginario estetico femminile: il 22 Novembre del 1963 Jacqueline Bouvier Kennedy indossò un tailleur, in tweed rosa della Maison Chanel in chiave bon-ton, seguì, nel Novembre del 1981, la Principessa Diana che, indossando un completo in tweed di Bill Pashley, durante la luna di miele a Balmoral, raccontò il tessuto in chiave country. Nel tempo il tessuto venne inserito nelle collezioni femminili di molte griffe, come Hermés, Gianni Versace, Ralph Lauren, Giorgio Armani, Antonio Marras.
TIMELESS IS NOW: IL TWEED DI KARL LAGERFELD
Nel 1983 Karl Lagerfeld entra in Maison Chanel, portando avanti lo spirito avanguardista che contraddistingueva la stilista. Il tweed diventa il train d’union tra lo stile d’antan e quello contemporaneo, inserendosi in giacche, cappotti, daywear, Haute Couture, bigiotteria, abiti da sposa, gonne, pantaloni, borse e scarpe. Lagerfeld racconta l’evoluzione del materiale, attraverso un linguaggio stilistico ricco di dettagli materici: denim, tulle, chiffon, lurex, pizzo, organza, pelletteria, ricami con paillettes, perle, lustrini e piume. L’evoluzione del tweed in casa Chanel si deve soprattutto a un’importante collaborazione, stabilita con François Lesage. Nel 1990 François Lesage istituì un laboratorio tessile e nel 1998 presentò il suo tweed alla Maison Chanel, da utilizzare nelle collezioni di prêt-à-porter. Dal 2008, infatti, Lesage progetta il tweed per l’Haute Couture della Maison. Caratterizzato da una ricercata gamma di fili in delle grandi varietà di materiali, viene realizzato intrecciando trama e ordito. L’ordito, infilato verticalmente, è lo sfondo del tessuto che sosterrà l’assemblaggio dei materiali. Ci possono essere fino a dodici thread diversi per una singola curvatura. La trama, infilata orizzontalmente, conferisce al tessuto un carattere unico e può avere un illimitato numero di thread.
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