Tutto l'inverno che ci aspetta
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Tendenze e must-have dalle presentazioni Autunno Inverno 2014/15 di Milano
Tendenze e must-have dalle presentazioni Autunno Inverno 2014/15 di Milano
Le puoi toccare con mano, ti si rivelano nel collo di una scarpe e nel profilo di una borsa, le senti pulsare nelle pieghe di un abito. Sono le tante anime di una donna, quelle che schiude come per magia un accessorio, uno stile prescelto, un modo di essere che si dichiara nel tessuto e nel colore. A Milano le anime di stagione sono molte, e tutte ricche di fascino.
Suggerisce mirabolanti viaggi intergalattici Alberto Guardiani, con le tomaie racchiuse in punta da una gabbia d'oro, a immagine di navicelle spaziali. Per poi tornare sulla terra con una citazione da college inglese: ricordano gli alamari delle divise scolastiche le fibbie laminate su fondo blu royal. È invece Maria Antonietta la musa di Alberto Moretti, evocata nelle peccaminose seduzioni da boudoir settecentesco. Le scocche sbocciano di rose in velluto, di ruches in camoscio. Non borchie ma piercing sull'assolo di pelle nera dei tronchetti Ballin, in rima fetish con vertiginosi cuissardes. L'alternativa? Il nuovo Chelsea in persiano dalle cromie vivaci. La prima prova di Pablo Coppola per Bally è una sublime ricapitolazione del marchio svizzero, nel disegno pulito e nella signorilità dei materiali. Superfici lucide e opache in controcanto perfetto e nappe così soffici da invogliare il tatto. Bruno Magli propone un biker boot foderato di montone, in versione pop technicolor, accanto a décolletée punteggiate da pastiglie iridescenti e slingback dai finimenti in galvanica. La novità di Car Shoe è invece un cavallino rasato, chiazzato di animalier, sul mocassino e sullo stivaletto beatle. Fondi spessi per le brogue alla maschietta di Church's, in opposizione secca alla femminilità suadente di Max Kibardin: corolle sul tacco di grande formato, imperlate da una rugiada di cristalli, lievi come filigrane. Intagli arabescati, pelliccia con castoni di gemme, opulenza e spirito rock elettrizzano la gamma di René Caovilla. Mondi distanti che si ritrovano fusi sotto l'egida del glamour: Casadei oscilla gioiosamente tra la diva anni '20 di gala a Venezia e la maliarda in discoteca che seduce senza mezze misure, dal sandalo intagliato come il legno delle gondole alle proposte in vernice lucida con speroni, giochi di catene e reti effetto nudo. Si riscopre da Fratelli Rossetti una gloria di casa, lo stivale Magenta. Se ne traggono come variazioni scarpe con l'iconica fibbia, calde nella palette e rese speciali da una particolare rifinitura a polvere d'oro. Di Gianvito Rossi piace la sofisticata rilettura degli stilemi western e la malizia di stringhe che allacciano la caviglia come un corsetto. Erotismo suggerito, bellezza che si ammanta di mistero nella serie di Jimmy Choo con trasparenze che si velano di pizzo e del piede esaltano la struttura più conturbante. Il metamorfico Orlando di Virginia Woold ispira Santoni con stringate e doppie fibbie di vigore maschile, con tagli al laser che inclinano presto verso il rock. Altrimenti prevale il gusto decorativo, nei damascati e nelle pianelle appuntite orlate di perline. Nuvole di cieli magrittiani fanno da scenografia a Sergio Rossi: è un surrealismo poetico che trasfigura le tomaie in voli di farfalle, pon pon di marabù, lingue fiammanti di cuoio.
Di pari passo con la maglieria, Alessandro Enriquez e Azzurra Gronchi rafforzano l'immaginario di An Italian Theory con accessori di un pop elettrizzante, tutto geometrismi policromi e stampe di animali fantasmagorici. Di Bulgari sono le tarsie di colore, i rosoni di pietre e le rivisitazioni di Serpenti, Monete e Isabella Rossellini a imprimere nella memoria un desiderio di lusso struggente. Funzionalità e gesto semplificato posizionano Valextra al vertice dell'eleganza quotidiana, con con l'astuzia di un cavallino rasato e stampato che riproduce al tocco la grana della pelle. Zagliani celebra invece la clutch come scrigno notturno di gioie e segreti, in abbinamenti di pitone e razza voluttuosa, coccodrillo nabuccato e inserti di pelliccia. Furla rinnova la sua Candy con stampe fiorite d'autunno, accenni d'animalier, zuccherine sfumature di rosa e malva nel dittico di nappa e montone. Sara Giunti per L'Ed Emotion Design conferma il suo talento con una collezione di borse pregiate nella manifattura, nitide nei volumi, con una sorpresa: all'interno non solo tasche, ma luci e caricabatterie di riserva incorporato. Tributa un omaggio all'indimenticabile Anna Piaggi la linea di Paula Cademartori, dai caratteri ormai stabiliti: gusto pittorico, esuberanza negli accostamenti materici, quintessenza di artigianalità. Non solo il consueto triangolo in plexi come firma stilistica, ma ciuffi di volpe, sovrapposizioni, alternanze cromatiche e frange per Sara Battaglia. Frangiuti anche i profili delle deliziose borse di Gianlisa, in combinazioni di colore a contrasto. Da Cambiaghi lo stilismo compatto e il rigore programmatico delle forme scopre l'edonismo di finiture metallizzate. Argentature su stampa cocco, pavé di borchie e una citazione western-chic nel cuore della proposta di accessori firmati Patrizia Pepe, in dialogo con un guardaroba altrettanto hobo-urban. Dall'archivio storico la Sciaké di Serapian trasfonde nella costruzione squadrata e nella signorilità dei materiali un fascino d'antan. Di tutt'altro tenore Elena Ghisellini, che modula l'iconica passione per la maschera in materiali e spunti inediti: fur, animalier, dorature ultraglam. Alchimie notturne, eccitante armonia di formalismo e rock spericolato da Colombo Via della Spiga, con il coccodrillo e la lucertola che sfavillano di borchie e catenelle metalliche. Inno alla borsa a mano, quasi una riedizione della cartella con patta da Rodo, senza omettere la slip-on luccicante di cristalli.
Da Agnona l'allestimento compone un gruppo di manichini snelli, ciglia chiuse nell'atto di un rileggersi interiore, e corna di satiresse sulla fronte. Omaggio colto alla lana, nelle silhouette fluenti che superano la nozione di stagionalità e incantano per disinvolta raffinatezza. Floreale sì, ma di derivazione insolita. Su prati di lurex bronzo spuntano fiorellini rétro da Coast Weber Ahaus, prima di sfumare nello jacquard in tessuto navetta. Da Atos Lombardini è un preambolo di femminilità piena che presto si supera nei bomber rigorosamente neri, nello stuzzicante tuxedo in ciniglia, nel tricot che si ammanta di strass. Non solo sakura, il Giappone prediletto da Marcobologna guarda piuttosto ai manga e declinazioni lisergiche del tradizionale kimono. Alberto Zambelli insiste in un processo di sottrazione che accorcia le lunghezze, scolpisce i volumi distanziandoli dal corpo, emoziona con trasparenze cristalline e devoré di velluto. L'high-tech sartoriale è il vanto di Peuterey, che riscrive giacche e giubbotti con gli apporti di derivazione sportiva. Colli di montone e coulisse, pelo lungo e inserti in microfibra, per una sinergia sporty-couture che si ritrova nella capsule Peuterey Aiguille Noire disegnata da Co|Te: qui spiccano gli abiti in crespo cady, le gonne in nylon e la resa visiva di pattern pixelati. Per Dirk Bikkembergs il nuovo urbanwear metropolitano è fatto di chiodo, pullover a scacchi di pelliccia e stivali-ghetta dal fondo fluorescente. Bon ton che procede per sussurri e minimalismo per niente asettico: Mariù De Sica passai con leggerezza magistrale da pied-de-poule e principe di Galles al tecnico d'avanguardia. Petite robe e tailleur tartan di giorno, piume di struzzo e paillette per la soirée di Luisa Spagnoli, con speciale menzione d'onore all'irresistibile trench in pizzo. Eclettismo garbato, appena venato di esotico da Malìparmi: lavorazioni nei toni delle terra e delle nuance più speziate, patchwork che dal tribale approda al barocchismo prezioso. Ai quartieri alti di una borghesia gaudente, alla malia anni '70 di una Florinda Bolkan guarda Mila Schön, mentre impazza da I'm Isola Marras una gioiosa anglomania di tartan, cappottini rosa e gonne plissé da mercatino di Camden. E se da Mauro Grifoni quadrettature, righe e minute stampe naïve segnano un guardaroba colloquiale e intimo, Daniele Carlotta armonizza sullo sfondo di una Sicilia multietnica l'eccesso regale dei Borboni, reminescenze iberiche, seducenti stilemi arabeggianti. Reinterpreta la nobile tecnica del taglio sbieco Angelos Bratis, che sulle ascendenze elleniche del peplo fonda drappeggi trasversali, increspati appena, in lamé, chiffon e densa lana a lisca di pesce. Infine Alessia Xoccato, insieme assertiva e dolce, lucida e suggestiva nei cappotti sovradimensionati, nella maglieria carezzevole, nei modelli traforati al laser che vestono il corpo di ricami post-moderni.
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