International Woolmark Prize: intervista a Christian Wijnants
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Del prestigioso International Woolmark Prize ci parla il vincitore dell'edizione europea, Christian Wijnants, designer di talento a suo agio con le ricche potenzialità espressive della lana
Del prestigioso International Woolmark Prize ci parla il vincitore dell'edizione europea, Christian Wijnants , designer di talento a suo agio con le ricche potenzialità espressive della lana
Ha raccolto il consenso di una giuria esigente, sbaragliando la concorrenza di altri giovani disegnatori di moda e provando la stessa ebrezza che fu di Karl Lagerfeld e Yves Saint Laurent- tra i più illustri vincitori dell'International Woolmark Prize. Nella settimana della moda londinese del prossimo febbraio, insieme ai trionfatori delle edizioni di Stati Uniti, Cina, Australia e India, concorrerà all'assegnazione del primo premio a livello globale. Di chi stiamo parlando? Ma di Christian Wijnants, brillante promessa della moda belga, di casa ad Anversa. Lì ha studiato nella rinomata Reale Accademia di Belle Arti, affinando la sua visione estetica e maturando l'idea di un marchio a sua immagine e somiglianza.
Presente già da diciotto stagioni nelle sfilate di Parigi con la sua linea, la consacrazione dell'International Woolmark Prize attesta una volta di più i meriti di Christian. «È stato un onore ricevere questo riconoscimento, soprattutto se penso ai grandi stilisti che l'hanno vinto in precedenza. È sempre gratificante vincere un premio. In un mondo faticoso come la moda, poi, è davvero importante che esistano concorsi simili a sostegno dei designer. Mi sento particolarmente onorato perché ho grande rispetto per i membri della giuria che mi ha scelto, soprattutto per Alber Elbaz , che ammiro. È stato fantastico lavorare su un progetto per me tanto diverso dal solito e avere più tempo per esplorare la maglieria. L'idea di Woolmark era di creare una collezione 100% in lana merino. Personalmente ho voluto costruire un'intera collezione con un solo filato di lana. Tutta intrecciata a mano e basata sul concetto di creare volume e plasmare il corpo con un filato unico. Il risultato è quasi scultoreo, perché mi piace lavorare a maglia un pezzo per volta, senza cuciture e in forma tridimensionale. L'abito che ho presentato al concorso intreccia un filato dal più sottile al più spesso in progressione, con una forma a bozzolo che enfatizza il calore e il comfort della lana merino. Dopo l'intreccio l'abito è stato scolorito artigianalmente e ci sono voluti poi sette giorni per farlo asciugare».
Della lana Christian apprezza la versatilità e la naturalezza. «Uso sempre la lana merino nelle mie collezioni, mescolata o pura. Un fantastico materiale che possiede mille risorse. Dura nel tempo, è calda e pratica, e possiede una naturale elasticità. Ma il carattere che più mi affascina è il suo essere una fibra naturale, ecologicamente sostenibile, ricca ma accessibile a tutti. L'essenza del lusso abbordabile, bello, senza pretese, funzionale». E poi, certo, non si può tralasciare l'aspetto della sperimentazione. «Ho sempre amato lavorare a maglia. Ho imparato da solo quando a sedici anni ho scoperto una vecchia macchina da cucito in soffitta. Ho iniziato così, sperimentando forme e cuciture. Mi ha sempre affascinato l'opportunità di usare un filo e in qualche modo farlo nascere alla vita, sviluppandolo poi in un oggetto tridimensionale. Mi piace anche mescolare alla maglieria altre lavorazioni artigianali, come il ricamo ad uncinetto, l'intreccio a mano, il macramè, il tie-dye».
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