Gucci Cruise 2018: la sfilata a Firenze
Alessandro Michele porta la moda nel cuore del Rinascimento, nella sua città natale. Vi raccontiamo la sfilata
La prima volta alla Galleria Palatina
La polemica di qualche mese fa, riassunta dai meme ironici in rete #JeSuisGucci, vedeva protagonista il brand e l'Acropoli di Atene, luogo scelto inizialmente dal team creativo come location per la sfilata Cruise 2018 ma respinto dalla Grecia stessa.
L'idea nasce dal desiderio di celebrare luoghi storici della cultura mediterranea, l'Antica Greca in primis. Avendo dovuto escludere questa possibilità, Alessandro Michele ha deciso di puntare sul Rinascimento e sulla sua capitale, Firenze.
Ecco dunque che la Galleria Palatina ospita per la prima volta nella storia uno show di questo tipo, portando il pubblico al centro dell'arte e della cultura rinascimentale.
Oltre alle 500 opere esposte, di per sé già visione notevole, Gucci ha personalizzato tutte le sedute presenti in sala riportando la "Canzone di Bacco", poesia di Lorenzo de Medici.
Inoltre, vale la pena precisarlo, il marchio ha investito 2 milioni di euro per il restauro dei Giardini di Boboli, proprio quelli collocati fuori dalla Galleria Palatina.
Rinascimento VS animo punk
Il fil rouge del brand è qualcosa di ormai ampiamente riconosciuto. Non si parla certo di effetto sorpresa, quanto piuttosto di un senso di rassicurazione originale.
Nella vastità della sua eccentricità Gucci tiene il suo pubblico legato a sé, condividendo un immaginario onirico e fonte di cultura. Contribuendo, ove possibile, ad accrescere una certa curiosità che va ben oltre le collezioni e che si espande verso altri mondi, come quello letterario e artistico.
È proprio quest'animo duplice, profondamente legato a una cultura del passato e ossessionato dalla comunicazione del presente, a trasformarsi periodicamente in abiti e accessori. I riferimenti sono moltissimi, dall'abito lungo teatrale alla t-shirt logata indossata con un paio di jeans a vita alta. C'è il Cinquecento, ci sono gli anni Ottanta e ci sono i nostri anni Dieci.
È un viaggio temporale.
Guccify yourself: il potere dell'internet
Dal gergo slang, guccify significa rendere un look brillante, aggiungervi qualcosa di prezioso. I ricami in perle elaborati sul petto delle modelle e accostati ad abiti dalle silhouette rinascimentali, si amalgamano a maglie pop con statement stampati a contrasto. C'è un tripudio di reference, un'esplosione di visioni.
Un valore aggiunto: il casting
Dopo le ultime polemiche legate ai Casting Director e a un concetto di bellezza particolarmente ristretto (ricorderete il caso Balenciaga la scorsa stagione e il più recente Louis Vuitton) l'attenzione ai casting torna a essere alta e fondamentale per la riuscita del defilé. In un panorama dove a prevalere è un'estetica prettamente caucasica, l'interesse di Gucci nell'esplorare a tutto tondo culture differenti non può che essere notata (e apprezzata).
Il mix di tessuti, ispirazioni e silhouette si affianca a un mix etnico, spesso azzardato e per questo di forte impatto visivo. Fatto, quest'ultimo, che contribuisce a rendere Alessandro Michele uno dei visionari più interessanti del nostro tempo.
© Riproduzione riservata