L'Autunno Inverno 2015 di Gucci
«Il contemporaneo arriva prestissimo». È una citazione di Roland Barthes, nel centenario dalla sua nascita, l'epigrafe della nuova sfilata di Gucci. La prima con Alessandro Michele alle redini del marchio. Che cosa è dunque il presente? Essere contemporanei significa essere nuovi? È la domanda ossessiva della moda, la stessa per cui Rose Bertin forse formulò una risposta più accettabile di altre: «Nuovo, nello stile, è soltanto ciò che si è dimenticato». Sembra confermarcelo questa passerella, con le grate metalliche e le piastrelle alle pareti di una qualsiasi fermata della metropolitana, attraversata da figure nostalgiche e malinconiche, eppure così attuali.
Un set finalmente alternativo rispetto a quello a cui eravamo abituati. Metafora della transizione, ma anche un riferimento alle suggestioni che vengono dalla strada. Perché è nel torbido delle tendenze che va a pescare Alessandro Michele. Tra giovani donne di oggi che ancora sognano la Rive Gauche, struggenti di poesia, con le gonne in pelle a plissé e un velo di camicetta, il collo annodato nel fiocco rétro e il basco alla parigina. E i cappotti militari con maniche di pelliccia, le giacche smilze e i pantaloni rubati a lui, i maglioni che sbocciano di fiori e uccelli variopinti. Equilibrio seducente e irresistibile tra le ragioni dell'estetica e della portabilità, benché in un'ottica di scelte coraggiose. Quanto basta per convincere anche gli scettici della prima ora.
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