Rivoluzione per il marchio dalla doppia G. La direzione creativa assunta a pieno titolo dal quarantaduenne Alessandro Michele
È l'occasione della vita, la chance irripetibile per chi si è fatto le ossa dietro le quinte. Alessandro Michele ha molto in comune con Frida Giannini. Come lei è romano, si è formato nella capitolina Accademia di Costume e Moda e ha mosso i primi passi da Fendi. L'arrivo in Gucci rimonta al 2001, nel ruolo di senior designer per gli accessori. Braccio destro di Frida fino alla sua frettolosa dipartita qualche settimana fa, nel 2014 ha curato il rilancio delle porcellane Richard Ginori.
Poi, una sfilata che ha lasciato tutti di stucco. Nel bene e nel male, la passerella di Milano Moda Uomo ha segnato l'inizio di una nuova era. E come tutti gli esordi eccellenti ha acceso il dibattito tra gli addetti ai lavori. Liquidata senza troppi tentennamenti la collezione di Frida, il nuovo ceo Marco Bizzarri ha chiesto a Michele il miracolo. Una nuova collezione in sette giorni, forse addirittura cinque, come già piace ripetere a chi della vicenda sottolinea i caratteri dell'epopea e del gesto titanico.
In molti si sono chiesti se lo smilzo androgino avvistato in piazza Oberdan, romantico e col cuore francese, tanto disinvolto da rubare il pizzo e la camicetta di seta all'amica e alla compagna possa reggere in negozio. Se i fatturati merito della precedente stagione creativa si sfaldino sotto l'urto di un prodotto estetizzante e anticonformista. Eppure non dobbiamo dimenticare che le sfilate non possono ridursi a un catalogo per acquirenti. E che se hanno ancora motivo d'esistere, è perché prima della logica del soldo e del profitto, nell'immaginario che nutre lo stile, conta l'emozione.
Pigramente ci si aspettava un Gucci a cui eravamo abituati da troppo tempo, ma il coraggio e la sorpresa hanno avuto la meglio. «A te è piaciuta? Cosa ne pensi? Non è possibile… Non credo ai miei occhi! Fammici pensare un attimo». Una simile intensità di favore e dissenso, di perplessità e speranze significa, per la moda, avere già centrato il bersaglio. Non è forse bello avere della poesia, dell'eccitazione e del glamour anche a Milano, per una volta senza andarli a cercare oltralpe?
gucci alessandro michele 5
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Resta comunque che una rondine non fa primavera, e che i debutti sensazionali si dimenticano in fretta se non arrivano conferme più concrete. Spetta ora a Michele convincerci che questa occasione non andrà sprecata.
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