Emiliano Laszlo: «Comodo è bello!»
Fotogallery Emiliano Laszlo: «Comodo è bello!»
...
Il designer di Studiopretzel ci racconta il suo stile. Un mix di workwear e senso dell'uniforme che dice no alle costrizioni
Emiliano Laszlo, designer di Studiopretzel , ci racconta il suo stile. Un mix di workwear e senso dell'uniforme che dice no alle costrizioni
Ispirazioni milanesi. Sono particolarmente legato a Milano, perché Studiopretzel è nato qui, dopo numerose scorribande, nel lontano 2011. Era un periodo particolarmente creativo per me, riuscivo a sentire il fermento che aleggiava per le strade della città. Giravo con la macchina fotografica nell'incessante ricerca di qualcosa ed ero sempre in "divisa": scarponi, jeans, camicia a scacchi verde. Mi sono vestito così per diverso tempo, tanto da chiedermi il perché. E ho scoperto che la comodità ha sempre guidato le mie scelte in fatto di guardaroba, secondo uno stile dettato dai tessuti, dai toni, dalla grammatura dei filati. Se una cosa mi rappresenta ma è scomoda, non la metto.
Abiti come una seconda pelle. Non è un diktat, piuttosto un bisogno sincero che mi accompagna dall'infanzia. Da piccolo indossavo solo tshirt bianche dei miei genitori, ma le odiavo così ben piegate e inamidate. Allora le davo loro da indossare per un paio di giorni e, una volta ammorbidite, le mettevo io. Oggi cerco di trasmettere la stessa attitudine nei capi che disegno e nei tessuti che impiego per realizzarli. Mussola, panama, denim delavati, ma anche lane- purché abbiano quella patina di 'pelosità' che le addolcisce.
Workwear aggiornato. Come dicevo, per anni ho indossato solo jeans e camicie a scacchi imbottite oppure felpe girocollo e giubbini tecnici. Col tempo mi sono concesso delle “divagazioni”, magari meno sobrie, ma sempre fedeli al mio gusto. I virtuosismi, specie nella vita di tutti i giorni, non fanno per me; anche se ammetto che a volte un pizzico di eccentricità mi garberebbe parecchio. Adoro le giacche da lavoro, protettive, spesse, multifunzionali, anche eleganti grazie al tessuto giusto. Se poi hanno i tasconi, un dettaglio per me irrinunciabile, tanto meglio.
Il fascino dell'uniforme. Ecco, diciamo che tendo ad essere in divisa durante gran parte della settimana. Del resto, si tratta di un tema ricorrente nelle mie collezioni: da quella sportiva a quella militare, da quella da boy-scout a quella del samurai. Pur essendo tra loro molto diverse, mi riconosco in ognuna di esse. Per il forte carattere protettivo che posseggono, per la facilità di impiego, ma soprattutto per la chiara dichiarazione di intenti che manifestano. È il significato più vicino alla verità della parola “abito”, qualcosa che ci delimita e ci definisce, che ci protegge e a volte ci eleva.
© Riproduzione riservata
© Riproduzione riservata