Fotogallery Dada Meeting Point: dove s’incontra lo stile
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A Milano, al dodici di via Gian Giacomo Mora, Jamil Dada ha aperto uno spazio a sua immagine e somiglianza. Per dare voce al nuovo che verrà nella moda, nell'arte e nel design
A Milano, al dodici di via Gian Giacomo Mora, Jamil Dada ha aperto uno spazio a sua immagine e somiglianza. Per dare voce al nuovo che verrà nella moda, nell'arte e nel design
Parola chiave: incontro. L'incontro di culture che segna la biografia di Jamil Dada, libanese dallo spirito raffinato e imprenditore di successo. E l'incontro con i più giovani talenti, quelli che hanno ancora molto da dire. Da queste premesse nasce Dada Meeting Point , che è insieme negozio, atelier e galleria. Una realtà già presente con altri store a Salò e a Ningbo in Cina, ma che ora finalmente si concede un posto speciale in uno dei quartieri più pittoreschi di Milano.
Soffitto a volta, muri di cemento vivo. L'intervista al signor Dada si svolge accanto ad una magnifica lampada di recupero. Di quelle enormi che trovi in una sala operatoria. Dapprima l'infanzia a Beirut. “Sono stato educato alla bellezza. Mi piaceva disegnare pantaloni per me e ricercare accessori insoliti. In famiglia, poi, ogni più piccola cosa, dalle cene più intime alle feste con gli amici, doveva avere una sua dignità estetica”. Il padre era arrivato in città come diplomatico francese, senza immaginare che vi avrebbe incontrato la donna della sua vita. Un amore fiorito tra due civiltà che ritorna come una costante. “Anch'io ho trovato moglie in un paese lontano, la Cina. Lei mi ha conquistato perché è unica e io detesto le copie. A volte anche donne bellissime hanno l'aspetto di repliche noiose. L'antidoto è un bel vestito, fatto con cura e originalità, che sappia tenere il morale alto e il cuore sempre aperto alla vita”.
L'interesse per la novità e l'occhio allenato alle creazioni di gusto raffinato spiegano la stoffa dello scopritore di talenti. “A dire il vero, io stesso disegno collezioni. Quella di due anni fa vende meglio ora. Sa perché? Perché evidentemente le mie idee precorrono i tempi. Adoro circondarmi di persone con una visione rivolta al futuro e per questo ho dato vita al progetto Dada Meeting Point. Un incubatore di giovani promesse nell'arte e nella moda. Una moda che, per scongiurare una brutta impressione di stanchezza, ha sempre bisogno di energie fresche”.
La chiacchierata prosegue all'interno dello store, con il signor Dada che si sofferma sui dettagli più meritevoli. Senza la freddezza di una guida, ma come un padrone di casa che colmi di riguardo il suo ospite. In un angolo le sculture in cotone di Anne Valerie Dupond , sullo scaffale le lampade-zanzara in plexi iridescente dell'israeliana Miri Chais . Meravigliose le collane di Tzury Gueta , che mimano il corallo con seta e polimeri di silicone, e più in là i coprispalla gioiello in ceramica di Uncommon Matters brillano d'oro. L'offerta in fatto di borse spazia dalle pulite geometrie delle clutch di George Angelopoulos a quelle tinte nel vino di Cecchi de Rossi . Tra le sfiziosità di design, le ciglia finte intagliate nella carta di Paperself e gli estintori di Fire Design che si sono rifatti il trucco e sfoggiano sulla bombola grafiche bizzarre.
È tempo di andare. Una stretta di mano a Jamil e al suo team, le deliziose Licia Bonesi e Federica Ciarini, e una promessa: tornare, il più presto possibile, a godere della magia di Dada Meeting Point.
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